world of darkness

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venerdì 14 giugno 2013

Misery (Stephen King)

Originariamente postato sul vecchio blog il 23 maggio 2012

Buongiorno a chiunque bazzichi da queste parti!!
Mi sono decisa ad aggiungere finalmente un secondo post: in questo caso, come si evince dal titolo, vorrei parlare del romanzo Misery, scritto da quello che io reputo davvero un grande autore: Stephen King. Purtroppo l’ho scoperto molto tardi, quindi per il momento ho letto decisamente poche tra le sue opere, (anche perché, se contiamo quanti libri avrebbe scritto questo mostro della letteratura, sarà difficile pensare di rimettersi in pari).



Misery è il primo libro che ho letto quest’anno, e, finora, è quello che mi ha colpita di più, sia di questo autore in particolare, che degli altri in generale … Per lo meno riferendomi ai testi che ho letto dall’inizio dell’anno.
Ma perché questo romanzo mi ha colpita particolarmente? Andiamo con ordine:
Il protagonista della storia, pover’anima, è Paul Sheldon, un uomo particolarmente sfigato in questa data vicenda: il disgraziato in questione è uno scrittore famoso che, avuto un incidente automobilistico nel bel mezzo di una tempesta di neve, rimane privo di sensi nella sua macchina cappottata, e non solo nessuno saprebbe dove cercarlo, ma a causa della tempesta la sua auto verrà poi sepolta dalla neve.
Sì, dobbiamo dire che lui è stato poco intelligente, dato che si è messo al volante da brillo e dirigendosi proprio tra le braccia della tormenta, nonostante le previsioni fossero chiare … un vero genio, non c’è che dire! ma la pagherà fin troppo cara … e poi c’è un motivo preciso che mi spinge a considerarlo una pover’anima disgraziata, ma ancora una volta andiamo con ordine.
Bene, il poveraccio, tutto rotto e incosciente, viene raccolto con il cucchiaino dalla cara e simpatica Annie Wilkes, un donnone che vive tutta sola soletta in una baita di montagna, che, grazie al suo passato da infermiera, inizierà a prendersi cura di Paul, soprattutto cominciando ad imbottirlo di antidolorifici … anche perché lo scrittore scoprirà poi di avere entrambe le gambe rotte, che la sua “benefattrice” si è limitata a steccargli …
Piano piano Paul riprende i sensi, e scopre così dove è finito … ovviamente la sua iniziale riconoscenza verso Annie è sconfinata, anche perché scopre che il simpatico armadio-umano versione femminile è una sua grande ammiratrice … la sua AMMIRATRICE NUMERO UNO, sostiene lei.
Ma a certe cose Paul è abituato: in fin dei conti tutte le sue fans si definiscono in tal guisa … anche quelle che gli scrivevano per consigliargli come procedere con le sue storie (e già qui il poveretto comincia a starmi simpatico, insomma … quant’è bello quando si ricevono determinati suggerimenti!! Ma tanto proprio!!).
A questo punto, in segno di gratitudine, Paul concede a Annie il privilegio di leggere in anteprima il suo manoscritto ancora non pubblicato, di cui lui aveva con sé l’unica copia esistente, intitolato Bolidi, una storia tosta e priva di smancerie . Ma Paul, in realtà, è famoso per altro: lui è l’autore della serie Misery, la cui protagonista, Misery per l’appunto, è diventata l’eroina di molte lettrici amanti delle pure banalità. Insomma, questo personaggio, e le sue avventure, sono trite e ritrite.
Colpo di immensa fortuna: l’ultimo volume della serie Misery sta per uscire, e Annie è già in fermento e non vede l’ora di leggerlo. Però c’è un piccolo problemino: quest’ultimo romanzo è davvero L’ULTIMO della serie. Infatti, Paul, stufo marcio della propria creazione, ha scelto di farle tirare le cuoia mettendo al mondo un figlio. Si sa addirittura che, dopo aver concluso la stesura del libro, ed essere quindi arrivato a descrivere la morte di Misery, l’autore ha saltellato allegro e festante per essersi finalmente liberato di un personaggio che era arrivato a detestare.
Peccato che questa sua bella trovata non incontrerà il favore della sua “benefattrice”.
Ma torniamo ad andare con ordine: Annie legge Bolidi e rimane scandalizzata dal linguaggio volgare e dalle scene dure descritte in esso, così, minacciando per benino il poveraccio che è completamente in suo potere, lo obbliga a bruciare questo manoscritto (per il suo bene, sostiene), nonostante sia l’unica copia esistente … Paul, anche se per questo si mangerebbe le mani fino all’osso, è costretto a farlo, in particolar modo perché l’infermiera, (che fortuna avere un’infermiera personale! Sì, una come Annie Wilkes è il sogno di chiunque!) gestisce la somministrazione degli antidolorifici di cui lui non può fare assolutamente a meno .
A questo punto, il poveraccio, comincia certamente ad avere qualche sospetto circa la salute mentale della dolce donzella, ma ancora non sa che cosa lo aspetti. Oh, poverino! Ma non poteva restarsene in albergo quel giorno? O per lo meno evitare di andare dritto dritto incontro alla bufera di neve? No, lui doveva dimostrarsi particolarmente intelligente.
Ma dunque, andiamo avanti: esce l’ultimo romando della serie Misery, Annie lo compra e lo legge tutta felice … Ma è un po’ meno felice quando arriva al finale: eh sì, perché per lei Misery è un personaggio reale, non può essere fatta morire!!
E qui apro una piccola parentesi: mi ricorda qualcuno … chi vuole intendere, intenda!
E questo è il motivo principale per cui il poveretto mi fa particolarmente pena: certa gente, forse non arriverà a certi estremi, ma sa essere davvero noiosa e pesante quando si convince dell’esistenza dei personaggi immaginari.
Insomma: sotto questo aspetto, di Annie Wilkes ce ne sono molte, e nessuna di queste incontra la mia simpatia, ma che strano!

Bene, parentesi chiusa.

Dove eravamo? Ah sì, l’adorabile Annie legge l’ultimo libro della serie: Il figlio di Misery e, dopo aver letto della fine tragica della sua eroina preferita, comincia a dare di matto.

Eh sì, perché Paul non può averla uccisa, lui è un assassino, la sua Misery non può certo morire.

Da notare, la sanissima donna ha anche, come animale prediletto, una scrofa chiamata appunto Misery. Questo a dimostrare quanto poco ci stia con la testa.

Bene: qui inizia la vera disavventura di Paul Sheldon. Si rende finalmente conto di essere finito tra le grinfie di una psicopatica, che non lo lascerà mai andare, né uscire dalla stanza dove l’ha tenuto rinchiuso e, ciliegina sulla torta, la sua dolce amichetta gli impone di scrivere un nuovo romanzo della sua serie preferita, riportando in vita l’eroina.

Ovviamente, sotto le pesanti minacce fisiche e mentali dell’adorabile Annie, Paul si trova costretto a darle corda, così comincia a scrivere.

Ma, visto che il suo desiderio recondito non è proprio quello di restare lì per sempre (anche perché ha l’ideuccia, che mi pare che la stessa Annie abbia confermato in qualche occasione, che, non appena avrà finito di scrivere il romanzo, lei lo farà fuori), decide di provarle tutte per uscire dalla stanza quando lei scende in città, e comincia a curiosare in giro. Ovviamente avvalendosi della sedia a rotelle, visto che le sue gambine sono messe piuttosto maluccio.

È ben poco felice quando si accorge che il telefono è giusto un soprammobile senza la minima linea.

Nel frattempo la produzione del nuovo romanzo: Il ritorno di Misery, procede.
In questo volume la storia non riprenderà dalla fine del romanzo precedente, ovvero dalla morte del personaggio immaginario, ma sarà come se questa non fosse mai accaduta.

Problema: questo alla cara Annie non va bene. No! Perché non è leale, a detta sua! Eh sì, perché invece obbligare un autore a scrivere quello che vuoi tu lo è da matti, ma poverina, capiamola, c’è un posto in manicomio che la aspetta.
Comunque: Annie legge i primi capitoli e si infuria per benino: la storia deve riprendere da dove era stata conclusa in precedenza; ovvero: Misery deve essere morta, ma deve tornare in vita.

Insomma, il povero Paul Sheldon deve cimentarsi con quelle che io chiamo “le storie resurrezione-style”, le migliori in assoluto!

Eppure il poveraccio riesce a trovare una soluzione: Misery è stata dichiarata morta e seppellita, ma in realtà è affetta da una patologia stranissima, secondo la quale, a causa della puntura di un’ape, è finita in questa sorta di coma che l’ha fatta sembrare morta. Questo viene scoperto perché lo si paragona con il caso di una ragazza a cui è successa la stessa cosa; la tizia in questione però, risvegliatasi sottoterra, è morta soffocata nel tentativo di liberarsi.

In qualche modo si scopre che la ragazzuola è parente di Misery. Così questa viene salvata dalla tomba. Ehi, questa trama assurda potrebbe dare delle nuove idee a certi geni, speriamo non abbiamo mai letto il libro! E non solo per questo: potrebbero anche trovare divertente sequestrare un autore che non scrive ciò che loro vogliono, e sarebbe meglio evitarlo.

Beh, di nuovo parentesi a parte: Annie è entusiasta di come procede il nuovo romanzo, tanto che si offre di aiutare il povero Paul ad inserire a mano le “n” e le “e”, i cui tasti mancano sulla macchina da scrivere.

Intanto Paul continua le sue esplorazioni fuori dalla camera e, durante una di queste, trova un album riempito di articoli di giornale. Articoli che parlano di casi di morte irrisolti, oppure spacciati per incidenti.

Tanto per cominciare si parla della morte del padre di Annie, e già qui la cosa si fa sospetta, ma, andando avanti, Paul scopre articoli che trattano la morte prima di persone anziane, poi di neonati, avvenute durante la degenza in ospedale. E guarda caso Annie è un’infermiera e, prima di vivere nella sua baita di montagna tutta sola, ha esercitato la professione in varie strutture.

Ahia!

Tra l’altro, l’uomo ricorda di una frase scappata alla sua aguzzina, che aveva sostenuto di essere stata “messa alla sbarra” . Tra gli articoli trova infatti riferimenti anche a questo proposito: Annie era stata accusata di alcuni di questi omicidi, era stata interrogata, ma infine rilasciata.

Paul però non ha più dubbi. Ha avuto una fortuna immensa: non solo la donna che l’ha sequestrato è una psicopatica, ma anche una serial killer. E se ha ucciso perfino sua padre, che remore dovrebbe farsi nel far secco il suo scrittore preferito?
Anche perché, arrivando alla fine dell’album dei ricordi, fa un’agghiacciante scoperta: tra tutti i “trofei” di Annie, spicca anche l’articolo che rivela della scomparsa dello stesso Paul.
E questo non è incoraggiante circa l’intenzioni della pazza.

Ovviamente Paul non può fare parola di quello che ha scoperto fuori dalla sua stanza, ma non passa molto tempo prima che l’adorabile creatura si accorga dei suoi giretti. Così sceglie di punirlo per bene: e questo è stato il momento più “forte” di tutto il libro.

Tra l’altro, avendo visto prima il film tratto dal romanzo, ero rimasta al fatto che Annie spezzasse le caviglie al poveraccio con un grosso martello.

Ma questo sarebbe stato troppo poco: nel libro avviene ben di peggio.

La dolce Annie (davvero tanto dolce! Un amore! E voi, personcine fissate con i personaggi immaginari, per piacere, non prendere esempio da lei!) pensa bene che sia il caso di tranciare via uno dei piedi di Paul con una scure. Eh sì, così era più divertente.
Poi, ovviamente gli cauterizza il moncherino.

Il poveraccio è in guai molto, molto seri.

Anche perché si domanda quand’è che la neve si scioglierà, dando così modo a chiunque passi nel luogo del suo incidente, di individuare finalmente la sua auto, e di risalire quindi a lui, cominciando a cercarlo.

In seguito all’amputazione del piede, visto che c’è, la simpaticona decide che è il caso di segare via anche un pollice al suo scrittore preferito. E la cosa bella è che sostiene di amarlo.
Sì sì.

Beh, il poveretto, ormai distrutto, traumatizzato, mutilato e senza speranza, non può far altro che andare avanti con il romanzo “solo per Annie”. Perché lei vuole che Il ritorno i Misery sia scritto come una sua esclusiva.
E c’è da dire che comincia ad essere contento di scriverlo, comincia a provarci gusto, fino a considerarlo il suo miglior romanzo.

Oddio, io dissentirei, considerando già l’inizio poco credibile, ma visto quel che sta passando, lasciamolo convinto.

Comunque … la produzione continua. Ma arriva anche la primavera e la neve si scioglie.

La macchina di Paul è stata trovata.

Un giorno arriva un poliziotto alla baita di Annie e, dato che Paul riesce a farsi vedere, cosa pensa di fare la carissima e adorabile creaturina? Ma è ovvio: meglio mandarlo al campo santo.

Così, bello e che messo fuori gioco il poliziotto, Paul è di nuovo al punto di partenza.

Sicuramente qualcuno tornerà a cercare il poveraccio fatto a pezzettini da Annie, ma è certo che non sarà ridotto allo stesso modo? Mica tanto.

Infatti, quando questo avviene, Paul se ne sta buonino buonino e evita di farsi notare, sia per la pover’anima che sarebbe peccato che fosse massacrata, sia per se stesso, che se ha scampato una dura punizione la volta precedente, non avrebbe potuto dire altrettanto in quel caso.
Già gli mancano un piede e un pollice. Per il resto vorrebbe cercare di restare intero.

Intanto il romanzo è quasi finito, e Paul si è fatto venire un’ideuccia. Sa che oramai è l’unico modo che ha di sfuggire alla sua sequestratrice.

Arrivato finalmente alla conclusione, dopo aver preparato tutto, brucia tutti i fogli davanti a Annie che, ovviamente, va in crisi totale e impazzisce: cerca in tutti i modi di salvare il romanzo.

A questo punto, Paul approfitta della sua distrazione, e colpisce Annie alla schiena con la macchina da scrivere. Ma quella mica può soccombere per così poco: macché!

Inizia una lotta furiosa: Paul tenta di soffocarla con la carta bruciata, ma anche qui la cosa si fa complicata. Annie non ha proprio voglia di morire.

La lotta si protrae finché, per una pura casualità, la donna inciampa nella macchina da scrivere e si procura una ferita mortale alla testa.

Paul si allontana così dal suo corpo e non può far altro che attendere i soccorsi.

Ovviamente non si sente tanto sicuro sul fatto che Annie sia morta: conoscendola, e visto i traumi che lei gli ha causato, si aspetta di tutto.

Ma finalmente i soccorsi giungono e lui viene salvato; ma qui viene al corrente di una rivelazione agghiacciante: Annie non si trova più nella baita. Le forze dell’ordine la ritroveranno solo più tardi, senza vita, all’interno del fienile vicina alla casa, intenta a prendere una motosega.

Chissà che belle idee aveva a cui sottoporre il suo adorato scrittore preferito?! Un vero mistero …

In ogni caso: finito l’incubo, tornato a casa, e, dopo mesi, rimesso più o meno in sesto (le gambe, conciate com’erano, non tornano mica tanto a posto, e poi è costretto ad usare una protesi in sostituzione del piede, anche se pare che con questa la ripresa sia più facile, che se avesse dovuto contare sul proprio arto), è ancora tormentato dall’incubo di Annie, tanto che una sera, rientrando nel suo appartamento, immagina di trovarla lì nascosta e pronta a finire con lui il lavoro lasciato in sospeso.

Ma appunto, si tratta solo di immaginazione: Annie è morta e, anche se allontanare il suo ricordo è difficile, deve riuscire ad andare avanti.

Ha anche pubblicato il libro Il ritorno di Misery. In realtà aveva ingannato Annie: non l’ha mai bruciato. Al suo posto ha dato fuoco ad una catasta di fogli bianchi, lasciando solo l’intestazione.
In fondo non voleva perdere quello che aveva scritto, anche perché, lui stesso lo considera il suo migliore romanzo.
Probabilmente, la convivenza forzata con la Wilkes gli ha dato alla testa, anche se sì, una propria creazione rimane pur sempre una propria creazione, e perderla è sempre fastidioso.

Ma questa esperienza pare aver bloccato anche la sua vena creativa, infatti non riesce più a scrivere; questo almeno fino a quando, per la strada, non vede un ragazzino che si porta dietro una puzzola.

La buffa e strana visione gli dà l’idea per cominciare un nuovo romanzo proprio su questo, riuscendo così, finalmente, a sconfiggere il fantasma di Annie, che gli impediva di riprendere il suo lavoro.

Questo è il mio commento personale: come ho già detto, questa è l’opera dell’autore che mi ha colpito di più, per lo meno tra quelle che ho letto finora.
È ricco di suspense, è molto duro e cruento, ma è anche molto vero, molto reale, e i due personaggi principali (praticamente gli unici durante tutta la vicenda, tranne per qualche altro che viene nominato, come la madre di Paul, che riemerge dai suoi ricordi), sono caratterizzati alla perfezione.
Credo che non sia facile entrare in questa maniera nella mente di uno psicopatico, e delineare il suo comportamento di fronte alla sua ossessione, e tantomeno deve essere semplice entrare nelle mente del “sequestrato”, della vittima della pazzia, che non vede via d’uscita, e che è obbligato ad assecondare il suo aguzzino; ma, nonostante questo, formula comunque i suoi tentativi di ribellione, che però non sempre riescono.
Un lavoro davvero encomiabile.
Poi, per l’appunto, credo che, mutilazioni e passato da serial killer a parte, il personaggio di Annie non si allontani poi molto dalla realtà di alcuni soggetti: come già affermato, sono in molti a perdere la testa per i personaggi immaginari, fino a considerare sacrilega la loro morte.
C’è gente che si convince dell’esistenza di queste “macchiette”, e può benissimo arrivare a sentirsi offesa personalmente, nel caso la vicenda non si svolga secondo le sue aspettative.
E secondo me questo dovrebbe far riflettere.
Lasciate scrivere agli autori quello che preferiscono; l’importante è che, ciò che viene prodotto, sia sempre sviluppato con criterio. Per il resto: ricordiamoci che un personaggio immaginario, per quanto possa piacere o disgustare, resta sempre un personaggio immaginario.
La prima edizione di questo romanzo risale al 1987.
Per concludere: è una lettura che consiglio vivamente, anche perché è un’opera che sa davvero tenere il lettore incollato alle pagine.

Da questo romanzo è stato anche tratto un film, che ho citato precedentemente nel parlare della “punizione” che Annie infligge a Paul, dopo aver scoperto delle sue “fughe dalla stanza”. Si intitola Misery non deve morire, e nonostante presenti (come quasi tutti i film tratti da un libro), qualche differenza rispetto al romanzo, è davvero da guardare. Consigliatissimo anche questo.
Anche perché, nella parte di Annie Wilkes, troviamo un’eccezionale Kathy Bates, che interpreta questo ruolo difficile con superba maestria.

Bene, si conclude qui la mia “recensione” a proposito del libro in questione.

Grazie a chiunque decida di darci un’occhiata.

E grazie a Stephen King per questo incredibile romanzo.

*lady in blue*

2 commenti:

  1. Ho letto anche questo libro così tanti anni fa (me lo hanno prestato) che mi ha fatto piacere scorrere il tuo riassunto e la tua recensione, perché alcune parti le avevo completamente dimenticate. Mi ricordo soprattutto l'angoscia che mi aveva assalita dal momento in cui Annie aveva cominciato a dar segni di squilibrio... da lì ero andata avanti veloce, con la fretta di finirlo per togliermi il peso, e con la curiosità e la speranza che Paul in qualche modo si salvasse.
    Avevo dimenticato la presenza del maiale e quando ho letto il tuo accenno mi è venuto un flash. E' frutto della mia immaginazione o il piede che taglia a Paul (e il poliziotto), lo dà in pasto al maiale?
    Non ho un grande amore per gli horror/gialli, da quando ho visto IT quando ero piccola adesso cerco di evitare perché poi, come i bambini, li sogno la notte... Però su Stephen King non ho niente da ridire e continuo a leggerlo quando mi capita: è davvero un grande. I suoi personaggi psicopatici lo sono veramente tantissimo e l’ansia e l’inquietudine che riesce a trasmettere con i suoi romanzi non sono paragonabili a nessun altro. Un grande davvero!
    Yoshiko

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  2. Devo dire che Stephen King è un autore che mi piace davvero molto e che, generalmente, sa tenermi incollata ai suoi romanzi (anche quelli più "mastodontici") fino alla fine, coinvolgendomi completamente nella storia narrata. Purtroppo "mi ha fatto" uno scivolone pazzesco con uno degli ultimi libri, Joyland, che ho recensito sempre su questo blog, e che non mi è piaciuto proprio, e dove non ho trovato niente del suo solito genio.
    Misery, invece, è meraviglioso. Il lettore è accompagnato durante tutta la lettura da un senso di ansia e, perché no, quasi di claustrofobia nello scorrere della vicenda e, in questo caso, immedesimarsi nel protagonista, fa veramente paura.
    Ed è superlativo come King sia riuscito a tratteggiare il personaggio di Annie, rendendola perfettamente realistica nella sua pazzia, creando una figura inquietante ma assolutamente "vera".
    Sai che non ricordo se Annie dà in pasto al maiale il piede di Paul e il poveraccio sulle sue tracce? Ora mi hai messo il dubbio, vedrò di ricontrollare ... ;)

    A presto!

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