world of darkness

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sabato 15 giugno 2013

La chiave di pezza (Cap.3)

Originariamente postato sul vecchio blog l'8 novembre 2012


 

LA CHIAVE DI PEZZA

 

III

JAMIE


Avendo ricordato tutto le era anche venuto in mente che lei aveva lavorato al caso undici anni prima; perché prima di trasferirsi a Edimburgo aveva vissuto a Bonnyrigg e aveva fatto parte della polizia locale. Era ancora una poliziotta, ma la capitale le offriva maggiori opportunità per la sua carriera.
In quel momento sedevano insieme a un tavolino del Beetlejuice (come il film di Tim Burton), piccolo caffè in Saint Nicolson Street, a sud della città, situato nella zona universitaria.
Leyla sorseggiava un frullato che senza dubbio non avrebbe finito, mentre l’altra aveva davanti a sé una tazza di caffè fumante.
Jamie Fullmoon era sempre stata una grande amica di sua madre, per quel motivo si era interessata tanto al caso di Hillary quando questa scomparve.
Leyla la conosceva bene: le era sempre stata molto vicina, e aveva anche vestito i panni di madrina alla sua cresima.
Per questo aveva scelto di parlarne con lei. L’idea di dire tutto a sua madre non le era nemmeno passata per la testa: lei non parlava mai di Hillary, probabilmente sarebbe stato troppo doloroso.
Aveva finito per accettare la sua scomparsa e la sua ormai più che probabile morte, e forse rientrare in argomento sarebbe stato devastante per lei; Leyla non voleva sconvolgerla e non voleva nemmeno spaventare Laurie.
Quella questione riguardava soltanto lei, e lei l’avrebbe portata fino in fondo, e nel caso non fosse poi giunta a niente, non avrebbe dovuto dare spiegazioni o delusioni a nessuno.
Hillary era affar suo. Era certa però che qualcosa avrebbe trovato, perché qualcosa, dopo tutto quel tempo, si era finalmente risvegliato.
E poi aveva la chiave, finalmente. Mancava solo da trovare la porta rossa.
<<Come mai non l’hai mai raccontato a nessuno?>>, domandò la donna castana che guardava in viso la ragazza seduta di fronte a lei attraverso il fumo proveniente dal suo caffè.
Leyla teneva tra entrambe le mani il topolino di pezza.
<<Ero piccola, e ciò che sognavo mi faceva paura; e poi non credevo avesse realmente un significato>>, fece una pausa e sospirò, <<credevo fosse solo … un sogno. Un semplice sogno>>.
<<E lo credi ancora?>>
<<No, ora sono certa che ci sia qualcosa di più>>.
Leyla strinse forte le dita attorno al topolino di pezza fino a farsi sbiancare le nocche; lei e Jamie si trovavano lì da circa venti minuti e la ragazza, dopo aver mostrato alla sua confidente di quel pomeriggio il piccolo tesoro ritrovato da Laurie, le aveva raccontato fin nei minimi dettagli il sogno che faceva sempre da bambina e che associava senza dubbio alla scomparsa di Hillary.
Jamie l’aveva ascoltata senza battere ciglio. Mentre parlava, Leyla si chiedeva se l’amica più grande (ben più grande, ma sempre amica) avrebbe creduto che esistesse un collegamento reale tra il sogno e quel che era successo veramente. Dal suo sguardo e dalle poche parole che aveva appena pronunciato, pareva di sì.
<<Ne sono sicura anch’io>>, la conferma della propria ipotesi risollevò l’animo e il morale di Leyla: se Jamie non avesse saputo vedere lontano non ci sarebbe stata speranza di giungere a capo di quella storia ancora sepolta sotto la neve. Perché la neve non cancella, ma ricopre e nasconde, e può celare a fondo.
<<Penso che attraverso quel sogno sempre uguale Hillary cercasse di richiamarmi, di condurmi a lei, ma io ho preferito ignorare i suoi richiami. Allora ero troppo piccola, e anche se avessi provato a fare qualcosa non sarebbe servito a niente, ma ora devo fare qualcosa, Jamie. Devo, anche se Hillary è morta. Perché non sta riposando in pace, lo sento. E ne avrebbe bisogno. Tu mi aiuterai?>>; nonostante la forte emozione causatale dalle sue stesse parole, Leyla guardò serafica negli occhi dell’altra. Era decisa più che mai a spingersi fino in fondo, doveva dare a Hillary la pace che le spettava e sapeva di volerla regalare anche a se stessa.
Anche se lei aveva dimenticato sua sorella per tanti anni.
<<Io sono disposta a fare qualunque cosa per te, Leyla, lo sai, e anche per Hillary e per tua madre>>, riprese l’altra in un sorriso incoraggiante, <<ti aiuterò, ma tieni presente che non lavorando più a Bonnyrigg non mi sarà possibile accedere all’archivio del caso. Potrei richiederlo da qui, ma inizierebbero fin da subito le domande a raffica e non posso certo dire che la sorella gemella di una bambina scomparsa più di dieci anni fa ha trovato un pupazzo che crede le appartenga, e all’improvviso si è anche ricordata di un sogno che faceva da piccola e che crede la aiuterà a scoprire cos’è successo all’altra bambina. Capisci, non è vero?>>, concluse.
<<Sì, lo so. Ma non ti preoccupare, non volevo che mettessi in mezzo la polizia, sono sicura che loro non troverebbero niente. Anzi, forse ci intralcerebbero>>.
<<Vuoi che ce ne occupiamo solo noi due?>>
<<Sì. Tu ricordi qualche dettaglio del caso?>>.
Jamie aggrottò la fronte e strinse le labbra mentre si sforzava di ricordare: <<Allora, tua sorella è scomparsa il tredici febbraio del 2001, giusto? Stavate giocando insieme non lontano dalla casa di vostra zia a Bonnyrigg e all’improvviso tu non l’hai vista più>>. Leyla annuì.
<<Mi ricordo che abbiamo interrogato tutti nella zona, ma nessuno aveva visto una bambina che corrispondesse alla descrizione di Hillary aggirarsi da quelle parti, d’altra parte non doveva esserci nessuno nelle vicinanze>>, Jamie fece una pausa e deglutì a fondo, conscia lei stessa della probabilità che le cose fossero andate diversamente, <<nemmeno tu hai visto nessun altro nei dintorni, no?>>.
<<Io non ricordo di aver visto nessuno, Jamie, ma se mi fossi sbagliata? Se qualcuno ci fosse stato? Magari questo qualcuno si era appostato da qualche parte, nascosto, pronto a fare la sua mossa quando fosse stato il momento>>; Leyla si sentiva certa di quel che aveva appena detto. Non aveva visto nessuno quel giorno, ma non aveva dubbi sul fatto che lì sulla neve, oltre a lei e a Hillary, ci fosse stato qualcun altro. Ne era sicura per via del sangue nel sogno.
<<Può darsi>>, sospirò Jamie, <<in ogni caso non abbiamo mai trovato alcun sospettato>>, e detto questo la donna concentrò il suo sguardo sul topolino di pezza che Leyla stringeva tra le mani.
<<Quello lo aveva con sé quel giorno, ovviamente>>, costatò sebbene lo sapesse già; ma la sua voleva essere più l’inizio di una riflessione che una vera e propria affermazione.
Leyla si limitò ad annuire.
<<Tu al tempo dicesti di averla cercata per un po’, non hai visto in giro il pupazzo?>>
<<No, da nessuna parte>>
<<Forse, quando Laurie l’ha trovato si è spinta più avanti; forse anche Hillary si era allontanata un po’ di più ed è lì che l’ipotetico lui potrebbe averla presa>>.
La ragazza abbassò a propria volta lo sguardo sul vecchio pupazzo della sorella perduta. La chiave bianca. La chiave di pezza.
<<Sì, credo che possa essere andata così>>, rispose più bianca in volto, <<noi stavamo giocando a nascondino, e dato che i posti per nascondersi non erano molti è facile che Hillary si fosse allontanata. Senza volere deve essere finita in una zona più isolata, così se è stata presa e la chiave le è caduta di mano, questa ha avuto tutto il tempo di ricoprirsi di neve. Quando poi la neve si è sciolta le ricerche si erano già interrotte. E nessun altro deve averla notata prima di Laurie>>; Leyla iniziava a sentire più freddo di quanto non ne facesse all’interno del locale. Era ancora così strano aver ripescato dopo tanto tempo quell’argomento; ma ciò che c’era di più sconvolgente non era il fatto di averlo ricordato, bensì di averlo dimenticato per così a lungo.
<<La chiave?>>, domandò subito Jamie stranita.
<<Come?>>
<<Hai detto che Hillary ha perso la chiave>>. Leyla si accorse solo in quel momento di ciò che aveva detto poco prima.
<<Intendevo il pupazzo>>, guardò di nuovo il topolino di pezza, <<credo davvero che la chiave sia lui>>, fece indirizzando un sorriso malinconico all’amichetto inanimato di Hillary; Jamie parve capire senza troppe difficoltà.
Le due si scrutarono per qualche istante negli occhi; Leyla vedeva la costernazione in quelli di Jamie, e forse anche un po’ di timore, questa vedeva solo la determinazione in quelli della ragazza. Eppure aveva paura anche lei. Una paura dannata.
<<Leyla, sei sicura di voler venire con me a Bonnyrigg?>>
<<Sì. Lo devo proprio fare>>
<<Va bene. Ti faccio sapere domani quando possiamo andare>>.
Leyla assentì con il capo, <<fai in modo che sia al più presto possibile>>, asserì, <<vedrai che sarà questione al massimo di due o tre giorni, non di più>>, la tranquillizzò l’altra.
Poi calò il silenzio per qualche istante; un silenzio in cui si udiva soltanto il brusio di sottofondo provocato dagli studenti, avventori del locale.
Fu Jamie a spezzarlo: <<Non vuoi davvero che tua madre sappia nulla?>>, domandò sottovoce, quasi l’amica Samantha fosse nei paraggi e rischiasse di sentire.
Leyla scosse la testa. <<Assolutamente no! Mia madre non deve saperne niente, la angoscerebbe soltanto. Le diremo che mi porti a fare una gita di qualche giorno prima che finiscano le vacanze della scuola; non le diciamo neanche che andiamo a Bonnyrigg, altrimenti capirebbe qualcosa, perché io, dopo la scomparsa di Hillary, non sono più voluta tornarci>>.
Jamie le sorrise e sorseggiò il suo caffè. <<Se è quello che vuoi. Anche se ti confesso che ho un po’ paura: tu sei minorenne e così dovrò prendermi tutta la responsabilità …>>.
<<Non preoccuparti>>, la interruppe la ragazza, <<non mi allontanerò mai da sola e faremo tutto insieme. Sarò prudente al massimo: voglio scoprire la verità su mia sorella, non mettermi nei guai>>. Jamie sembrò subito più sollevata da queste parole e dalla cauta valutazione che Leyla si proponeva per le sue azioni.
<<Allora siamo d’accordo, domani ti chiamo per dirti tutto. Tu comincia ad accennare a tua mamma della nostra gita>>, affermò simulando le virgolette con le dita nel pronunciare l’ultima parola.
Jamie terminò il suo caffè; Leyla aveva ancora davanti a sé quasi tutto il frullato.
<<C’è altro inerente a questa storia?>>, chiese improvvisamente la donna. Fu una domanda che non seppe spiegarsi nemmeno lei perché le venne in mente; forse era stato per via dell’espressione velata negli occhi di Leyla: Jamie aveva idea che le premesse dire ancora qualcosa, ma che non trovasse il coraggio di farne parola. Fu in quel momento che il brillio della paura si notò chiaro immerso nella coltre illimitata della determinazione. Un po’ come la coltre di neve che nasconde ma non cancella.
Subito dopo Leyla abbassò lo sguardo e fu con voce tremante che riprese a parlare: <<Ho fatto un nuovo sogno stanotte, erano così tanti anni che non succedeva più. Io ho ricordato le immagini di quello che facevo da bambina, ma non ricordavo che fosse così spaventoso>>.
Jamie allungò la mano fino a quella della ragazza (che ancora si stringeva attorno al topolino di pezza), e gliela strinse.
<<Che cosa hai sognato?>>, le domandò pacatamente e visibilmente interessata.
<<Credi sul serio che questi sogni, - quello che facevo da piccola e questo di ieri notte -, abbiano a che fare con la vera sorte di Hillary? Lo credi davvero?>>.
<<Non potrebbe essere altrimenti, Leyla. Ci credo perché è chiaro che non è solo il dolore per aver perso tua sorella a spingerti a fare quei sogni; ci credo perché sono certa che non sia stato un caso che proprio Laurie abbia trovato quel pupazzo; e non in ultimo, ci credo perché tra i gemelli esiste sempre una sorta di empatia e telepatia un po’ speciale. Come hai detto anche tu: Hillary tentava di chiamarti allora, ed è quello che ha ripreso a fare ora>>.
Leyla allora si fece coraggio e iniziò a raccontare il suo sogno di quella notte. Non seppe per quale motivo, ma per sentirsi più tranquilla, mentre ne rivangava le immagini, volle pensare intensamente a Laurie.
<<In questo sogno non ero più una bambina, ma sono come adesso. Mi trovo nel punto dove ho visto Hillary per l’ultima volta; o almeno, credo che sia quello, non sono sicura: alla fine è un posto completamente innevato dove non esiste nient’altro. Comunque so che la sto cercando.
Questa volta ho già in mano il topolino di pezza ed è come se fosse questo a condurmi da qualche parte; sento che mi sospinge, ma mi sembra di non far altro che girare in tondo.
Non ho visto sangue, almeno non come le altre volte, né ho sentito urla, ma è stato un sogno spaventoso lo stesso, perché avvertivo un’angoscia terribile, forse perché ero certa che non avrei trovato niente; e poi perché sapevo che c’era qualcuno che mi spiava, solo che io non lo vedevo.
Ma qualcuno c’era, te lo assicuro.
<<Continuavo a camminare, intanto nevicava sempre più fitto. Poi c’era quell’oggetto che appariva all’improvviso, dal nulla, e se ne stava fermo a mezz’aria, come se fosse appeso a una parete invisibile>>.
Jamie intrecciò le dita della mano destra con quelle della sinistra e le pose pesantemente sul tavolo, di fronte a sé.
<<Che oggetto?>>
<<Era uno di quei … cosi. Hai presente quei sole-luna da parete, fatti di legno, di terracotta, o che so io?>>, Jamie annuì, <<ecco, era uno di quelli: era completamente blu, e pendeva nel nulla, ma era immobile, per questo dico che sembrava fosse appeso a un muro invisibile>>.
Leyla si fermò un istante per bere un sorso del suo frullato, ma fu più per riprendere fiato un attimo che per reale voglia di farlo. Jamie le fece allora cenno di continuare.
<<Io l’ho guardato. Sembrava che il topolino volesse condurmi proprio lì, da quel sole-luna, ma quando ho tentato di toccarlo questo ha cominciato a gocciolare e a dissolversi. Ora: so che ho detto che era blu, ma non so perché, mentre si scioglieva, si disfaceva in gocce rosse, sembrava sangue, e forse lo era>>; la ragazza rabbrividì al suono delle proprie parole e anche Jamie sembrò farsi più bianca in viso. Entrambe temevano di sapere che quello fosse il sangue di Hillary, versato chissà come.
<<Alla fine si è sciolto completamente e indovina cos’è andato a formare a terra?>>
<<L’immagine di una porta rossa?>>
<<Esatto. E quando ho alzato lo sguardo al cielo ho visto che anche la neve che cadeva si era fatta rossa. A quel punto sono tornata a guardare a terra, verso la porta rossa fatta di sangue; mi sono piegata sulle ginocchia e, guardandoci dentro, non so perché ho visto il mio riflesso, ma l’immagine che vedevo era quella di me bambina>>.
Le dita di Leyla in quel momento si strinsero con tutta la loro forza intorno al topolino di pezza; e tremarono. <<E in quel riflesso ho visto anche qualcun altro: un’ombra indistinta, ma l’ho visto chiaramente, e so che era dell’uomo nascosto che sentivo che mi osservava>>, deglutì rumorosamente, <<mi sono spaventata ed è stato allora che mi sono risvegliata>>.
Leyla alzò allora lo sguardo su Jamie che la guardava sinceramente scossa.
<<Leyla, io non so se riusciremo a trovare qualcosa andando a Bonnyrigg, ma sono sicura che hai ragione: c’era qualcun altro lì con voi quel giorno, qualcuno che ha portato via Hillary mentre tu non guardavi, o forse quando lei si è allontanata quel tanto che bastava perché tu non la sentissi più. Spero che questo viaggio ci porti a qualcosa>>, affermò in un sospiro; ma fu un sospiro risoluto. <<Lo spero tanto anch’io>>, rispose Leyla nello stesso modo.
Infine le due si salutarono. Jamie offrì alla ragazza il suo frullato, anche se questa l’aveva lasciato quasi intero.
Leyla tornò a casa sotto la pioggia scrosciante. Si infradiciò da capo a piedi, perché non aveva con sé un ombrello. Non che a Jamie fosse toccata una sorte migliore: quel pomeriggio si era diretta a piedi al Beetlejuice, e anche lei aveva un bel pezzo di strada da percorrere prima di raggiungere casa sua. Avrebbe avuto modo a sua volta di farsi una bella doccia naturale.
In quanto a Leyla, nonostante il notevole scroscio d’acqua, avanzò lentamente, stringendo forte tra le mani il topolino di pezza di Hillary. White key. La chiave bianca. La chiave di pezza.
Era più risoluta che mai ad accogliere e ascoltare il richiamo di sua sorella che finalmente tornava a farsi sentire. Leyla aveva bisogno di sapere; che Hillary fosse morta ne era ormai quasi sicura (e quel “quasi” era dato solo dalla speranza propria di una sorella), ma doveva sapere ugualmente, perché ne avevano bisogno tutti.
Anche sua madre, in fin dei conti; forse lei non voleva riaprire vecchie ferite e preferiva dimenticare, così come aveva fatto anche la figlia fino a quel momento, ma poi, sapere la verità, forse l’avrebbe aiutata a rassegnarsi e a potersi così concedere il beneficio di pensare a Hillary senza timore.
Perché Leyla ne era certa: erano undici anni che sua madre faceva di tutto per non rammentare la figlia scomparsa. Voleva cancellarla dalla memoria e dal cuore, non solo perché così sarebbe stato più semplice andare avanti, ma anche perché faceva meno paura.
Leyla aveva avuto paura nei suoi sogni e sapeva perfettamente che era sempre preferibile rifuggire quel sentimento.
Sotto la pioggia Edimburgo si fa ancora più fredda e misteriosa; in quell’istante pareva che la città sussurrasse qualcosa, ma doveva essere solo il vento.
Eppure le grandi strade intrecciate a quelle più piccole, le sue costruzioni antiche mescolate a un tocco improvviso di modernità, sembravano tutte possedere una voce.
Ma forse la voce esisteva solo nella sua testa e le diceva di farsi forza, di affrontare l’ostacolo più difficile della sua vita, perché dopo, e di questo la voce ne era sicura, sarebbe stato tutto migliore.

Arrivata a casa, Leyla andò in camera sua a togliersi di dosso i vestiti bagnati, che cambiò con una tuta rossa, poi si asciugò i capelli.
Più tardi accennò a sua madre della gita che si apprestava a fare con Jamie e quando la donna le domandò dove si sarebbero dirette, lei rispose che l’altra le aveva detto che sarebbe stata una sorpresa. Samantha non si era stupita di quelle parole della figlia: Jamie era sempre stata presente nella vita di Leyla e non era nemmeno la prima volta che la portava con sé da qualche parte durante le vacanze. C’era sempre stata affinità tra le due, fin da quando Leyla era bambina.
Fu soltanto dopo aver cenato e prima di andare a letto che la ragazza si decise a entrare nella cameretta della sua sorellina; non voleva che sua madre sapesse nulla, ma sentiva di dover dare qualche spiegazione a Laurie. In fondo era stata lei a trovare il topolino di pezza. La chiave di pezza.
<<Ehi, piccola. Dormi di già?>>, iniziò a bassa voce quando, entrando, trovò tutte le luci spente.
<<No. Vieni un po’ qui con me?>>, rispose la piccola. Leyla si mosse e si infilò sotto le coperte con Laurie; la abbracciò forte.
<<Laurie, ti devo dire una cosa>>, riprese a bassa voce, <<ma è una cosa che non devi dire a nessuno, d’accordo. La sapremo solo noi due in questa casa>>.
<<C’entra con il topolino?>>
<<Sì>>
<<Sai di chi è, vero Leyla?>>
<<Sì, lo so>>.
Seguì qualche istante di oscuro silenzio. Ma a Leyla, in quel silenzio, sembrava di sentire qualcosa che gocciolava. Qualcosa di rosso, sangue o neve che fosse.
<<Di chi è?>>, le chiese allora la bambina, non avendo ricevuto nessuna spiegazione esauriente.
Leyla la strinse più forte tra le braccia.
<<Laurie, tu non lo sai, ma prima che tu nascessi, quando io ero piccola, avevo un’altra sorellina. Si chiamava Hillary, eravamo gemelle. Il topolino è suo, se lo portava sempre dietro.
Un giorno, mentre eravamo da zia Sarah a Bonnyrigg, eravamo fuori a giocare e lei è sparita. Non è mai più stata ritrovata>>, Leyla baciò la fronte della sorellina, <<ora che tu hai trovato quel pupazzo so di poter scoprire quello che è successo, per questo andrò a Bonnyrigg con Jamie>>.
<<Nevicava quel giorno?>>, domandò Laurie dal nulla; Leyla si stranì, ma sobbalzò a quelle parole. Come faceva la bambina a saperlo?
<<Sì, ma tu come lo sai?>>, le chiese con voce tremante.
<<Perché io ho visto una bambina>>
<<Una bambina? Dove?>>
<<Nella neve, mentre sognavo. È stato dopo che ho trovato il topolino e stavo tornando a casa con la mamma: ho sognato che ero sulla neve e sentivo una bambina che mi chiamava, mi diceva che dovevo cercarla, scavare. Così ho scavato nella neve e alla fine l’ho trovata: era bionda, vestita di verde, ma non mi ricordo la faccia. Poi è sparita e ha cominciato a scendere la neve rossa>>.
La neve rossa.
<<La neve rossa ha formato una porta?>>, riprese Leyla sconvolta, <<no, quando ho visto la neve rossa mi sono svegliata>>.
<<E il topolino? Lui c’era?>>
<<Sì, ce l’aveva la bimba bionda>>.
Laurie si pose supina, poi prese nella sua la mano più grande della sorella.
<<Leyla, spero che la trovi quella bimba>>, esclamò sottovoce, <<ma posso chiederti una cosa?>>; la sorella diede il suo assenso, <<se quell’altra sorellina non si perdeva, tu adesso mi volevi bene lo stesso, come ora?>>.
Leyla sorrise nell’oscurità, <<Non sarebbe cambiato niente, mai. Sei la mia sorellina e ti avrei voluto tantissimo bene in ogni caso, proprio come ora>> e detto questo le baciò di nuovo la testa.

Jamie chiamò quella sera stessa: erano già le undici e mezzo quando il cellulare di Leyla squillò.
Le disse che sarebbero potute partire già l’indomani pomeriggio.

FINE CAPITOLO TERZO

*lady in blue*

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