world of darkness

world of darkness

venerdì 30 gennaio 2015

Hannibal Lecter - Le origini del male (Thomas Harris)

Terza puntata relativa ad Hannibal Lecter. L'ultimo romanzo su di lui, che ci racconta come tutto è cominciato.



HANNIBAL LECTER - LE ORIGINI DEL MALE
Di Thomas Harris

Questo è l'ultimo capitolo della storia dell'adorabile cannibale Hannibal Lecter ma, in ordine cronologico, racconta l'inizio di tutto. L'origine, appunto.
Credo che per quanto riguarda questo testo sia stata fatta un po' di confusione, sia dall'autore stesso che da chi ha scritto la quarta di copertina.
Su quest'ultima, infatti, ci viene detto che nel 1941, in Lituania, un bambino con un braccio rotto e una catena al collo vaga tra la neve, dopo essere riuscito a scappare ai suoi carcerieri. Ma quando Hannibal riesce a liberarsi non siamo affatto nel '41; l'anno non è specificato, ma deve essere intorno al '45. Nel 1941, in Lituania, durante la guerra, viene attaccato il castello Lecter, dove Hannibal risiede insieme alla famiglia: i genitori e la sorellina Mischa. Lui ha otto anni, Mischa due.
Di Hannibal sappiamo che un bambino particolarmente precoce, che ha imparato a leggere praticamente a due anni (cosa un tantinello improbabile, ma lasciamo correre) e che a sette già si interessava di come calcolare l'altezza delle torri del suo castello (altrettanto improbabile, ma amen).
Ed eccoci alla "confusione" dell'autore: nel libro precedente, ossia Hannibal, nel narrare i ricordi d'infanzia dell'ormai famoso cannibale, Harris ci dice che Hannibal avrebbe sei anni al momento in cui Mischa gli viene strappata via. Ora, com'è possibile ciò, se Hannibal ha addirittura otto anni quando viene attaccato il castello? La famiglia si trasferisce poi al casino di caccia, luogo giudicato più sicuro e, sappiamo, vivrà lì per ben tre anni. Per di più, un'altra cosa che appare assurda è la mancata citazione della polidattilia che Hannibal presenta a una mano, che invece è nominata più volte sia ne Il silenzio degli innocenti che in Hannibal. Insomma, un dito extra non è cosa da passare inosservata. Non è che l'autore se n'era dimenticato? Mistero.
Comunque sia, veniamo alla storia. Penso che la farò breve, perché è già un pezzo che ho finito di leggere questo libro e non riuscivo a convincermi a prepararne il commento.
Come dicevo, una volta trasferitasi al casino di caccia, la famiglia vivrà lì per tre anni, fino a quando non avverrà, proprio lì davanti, uno scontro tra dei soldati sovietici e un aereo nazista che, precipitando, ucciderà tutti quelli che si trovavano fuori dal rifugio.
Tutti, quindi. A parte Hannibal e Mischa, che erano stati rimandati dentro.
I due fratelli, a breve, verranno raggiunti da alcuni simpatici individui alleatisi con i nazisti per convenienza e che amano darsi allo sciacallaggio.
Di fatti erano stati anche al castello Lecter, uccidendo alcuni membri della servitù e impadronendosi di ciò che non apparteneva loro.
I simpaticoni colgono quindi l'opportunità di servirsi dei bambini come copertura: a chiunque dovesse scoprirli nel casino di caccia diranno che li hanno salvati.
Ma passa del tempo, e il cibo scarseggia, anzi, a un certo punto non ce n'è proprio. E' così che, dopo il capriolo (che nel libro precedente era un daino, ma si vede che nel frattempo si è trasformato), i dolci personaggi decidono di cibarsi di uno dei bambini. E prendono Mischa. Tanto, dicono, lei sta per morire comunque. Meglio tenersi buono il bambino più sano per un'altra volta.
Hannibal tenterà di fermarli ma gli chiuderanno la porta sul braccio, da qui la frattura.
E questi sono i suoi ultimi ricordi consapevoli dell'accaduto.
Ricordi che torneranno violentemente ogni notte, ma che non riesce ad afferrare da sveglio. E Hannibal vuole ricordare anche quei volti, e i loro nomi.
Non sappiamo un granché della fuga di Hannibal dal casino di caccia, ma ci viene detto che il ragazzo ha ormai tredici anni quando si ritrova in orfanotrofio. E, ironia della sorte, è proprio il castello Lecter a ospitare tale struttura.
Hannibal non parla mai, tranne che nel sonno, quando urla il nome di sua sorella. Non è ben visto all'orfanotrofio, perché è considerato il padrone decaduto stupido e scontroso, ma in questo caso è la sorte a salvarlo, perché verrà trovato dallo zio che vive a Parigi e lo andrà a prendere, portandolo via con sé.
E' qui che Hannibal conoscerà la moglie dello zio, Lady Murasaki, una donna giapponese alle cui cure sarà totalmente affidato e alla quale si legherà in maniera sempre più profonda.
Qui Hannibal inizierà a coltivare i suoi innumerevoli talenti, ma gli incubi non smetteranno mai di tormentarlo, fino a quando non troverà un metodo per farli venire alla luce. Riprenderà anche a parlare; la sua prima parola ritrovata sarà "Bestia", riferita al macellaio che, al mercato, ha offeso pesantemente Lady Murasaki, contro il quale Hannibal si sarà avventato. E sarà proprio questo episodio a far sì che, di lì a poco, Hannibal e Lady Murasaki rimangano soli. Ma non solo... questo avvenimento, questo incontro del ragazzo con una "bestia" sveglierà il mostro in lui, che inizierà a prendere forma. Sarà il macellaio, infatti, la sua prima vittima. Lady Murasaki verrà a saperlo e lo aiuterà a nascondere l'omicidio. Ma sarà l'ispettore Popil a non convincersi mai dell'innocenza di Hannibal, infatti sarà sempre dietro di lui, pronto ad aiutarlo per ciò che ha passato, disposto a dargli man forte nel ritrovare gli assassini di sua sorella.
Ma Hannibal vuole fare a modo suo. Non vuole che chi ha mangiato Mischa sia consegnato alla giustizia. Insomma, preferisce altri metodi.
E' così che Hannibal, una volta ricordati i loro volti e trovate le targhette con i loro nomi, inizia a stare alle costole ai demoni che l'hanno tormentato per anni. Ma ora è lui a essersi trasformato in un demone e, in lui, non c'è spazio per la pietà.
Nel frattempo, da brillante studente qual è, arriva ben presto alla facoltà di medicina, nella quale, ovviamente, eccelle come in tutto il resto.
Ma ora la storia si concentrerà sulla vendetta di Hannibal. Bisogna dire che, conoscendo meglio gli assassini di Mischa, si scopre che sono proprio delle persone fantastiche. Anche una volta finita la guerra non riescono proprio a esimersi dalla criminalità, visto il loro sfruttamento della prostituzione e coinvolgimenti vari in diverse azioni illegali. Diciamo che non dispiace affatto, quando Hannibal li incontra, uno per uno, tranne l'ultimo, che vive in Canada. Ma anche per lui ci sarà il tempo, visto che ...
E' singolare il modo in cui Hannibal riesce a recarsi negli Stati Uniti, direi ben studiato e originale, ma, ovviamente, non lo rivelerò.
In quanto alle considerazioni tecniche, direi che questo è senz'altro un buon libro, anche se non eccezionale. Alle volte dà l'idea di essere un po' piatto, l'introspezione è davvero poca, però è suggestiva l'atmosfera e interessante la trama. Sempre convincente il personaggio di Hannibal, anche se un tantino troppo geniale. Ci si domanda se esista qualcosa fuori dalla sua portata.
Un testo che senza dubbio spiega com'è nato il mostro in questo bambino, poi ragazzo intelligente, che di sicuro non avrebbe mai fatto del male a nessuno, se non avesse assistito alle atrocità con i propri occhi, se non si fosse visto portar via brutalmente la sorellina.
Anche se io lo sostengo sempre, meglio evitare gli uomini fissati con le sorelle, non stanno tanto bene, è meglio sopprimerli da piccoli.
Ma bisogna dirlo, quel che accade a Mischa non può lasciare indifferente nessuno.
E' in questo testo, poi, che assistiamo alla graduale costruzione, da parte di Hannibal, del suo Palazzo della Memoria, di cui abbiamo modo di leggere nel libro precedente. E quello, devo dirlo, è molto affascinante.
In definitiva un libro che "passa l'esame", da leggere sicuramente se già si hanno preso in mano i precedenti, per farsi un quadro completo del personaggio, ma comunque niente di eclatante.
E' stato poi tratto un film basato sul romanzo, dal titolo omonimo, caruccio anche lui (anche se meno del libro), abbastanza fedele al libro, tranne che per alcune cose che proprio non ho capito perché cambiare o eliminare (la morte dello zio avvenuta prima del trasferimento di Hannibal a Parigi, la totale assenza della storia dei quadri rubati alla famiglia Lecter, lo stravolgimento di come Hannibal si trasferisce in America). Carino, dunque, un po' irritante per via di questi cambiamenti, in ogni caso inferiore al libro, ma guardabile e accettabile, e forse è già tanto, considerando come -spesso- i registi riescono a massacrare i romanzi.

Detto questo, penso non ci sia altro. D'altro canto vorrei evitare anch'io di impastrocchiarmi con la storia e anche di ammorbare gli eventuali lettori.

Voto finale, direi sette e mezzo. 

**

*lady in blue*

martedì 20 gennaio 2015

Hannibal (Thomas Harris)

Eccomi qui con la recensione relativa al secondo libro della saga di Hannibal Lecter; onestamente, questo è il testo che tra i tre ho preferito, quello dove il protagonista è senz'altro meglio analizzato.



HANNIBAL
Di Thomas Harris

Ecco qui il seguito de "Il silenzio degli innocenti". Sulla quarta di copertina è definito un banchetto per l'immaginazione, espressione con la quale mi trovo particolarmente d'accordo. Più avvincente e contorto del libro che lo precede, questo seguito ci mostra finalmente il dottor Lecter in profondità, sempre più in profondità; ci fa scoprire il punto di inizio e ci dà anche l'idea di un Hannibal più ... umano. Non per pietà (quella non esiste proprio), né per i gusti, l’intelligenza o il comportamento, ma per quel che nasconde. Anche Hannibal Lecter ha in sé ricordi dolorosi e traumatici e, quando li rivive, ecco che lo ritroviamo più umano di quanto lui stesso vorrebbe.
Hannibal inizia conducendoci sette anni dopo il caso di Buffalo Bill risolto dall'agente Clarice Starling, grazie anche, e soprattutto, all'aiuto contorto del dottor Lecter. Senza specificare troppo a proposito del libro precedente, dirò semplicemente che il dottore era evaso senza lasciare traccia (i particolari e le circostanze della sua fuga sono da ricercarsi nel finale de Il silenzio degli innocenti) e, da sette anni, di lui non si sa nulla.
Beh, ha allegramente fregato tutti. Vecchio volpone.
Il romanzo inizia con la sparatoria del mercato del pesce di Feliciana, dove Clarice, durante un'operazione che è sfuggita a tutti di mano, ha ucciso cinque persone, di cui una donna con in braccio un bambino (il pargolo però è illeso), tutti criminali, e per questo è letteralmente crocifissa dalla stampa e dai media. E' qui che riceve una lettera dal dottor Lecter. La seconda, dopo quella che seguì la sua fuga.
Hannibal le fa presente che lei gli deve ancora delle informazioni; deve fargli sapere se sente ancora quelle grida. Può dirglielo inserendo un annuncio tra quelli mortuari su alcuni giornali, firmandosi Hannah.
Ovviamente, Clarice mostrerà questa lettera ai suoi superiori, ma non solo l'Fbi sta cercando il dottor Lecter.
Una delle sue vittime è ancora viva, anche se deturpata e paralizzata, e vuole vendicarsi.
Anche se fatico a definire Mason Verger una vittima. E' di una perfidia che va oltre ogni immaginazione, finendo per sfociare nell'irreale e nell'assurdo. Mason è un mostro senza faccia che, con ogni mezzo, ha sempre distrutto l'esistenza di chi aveva attorno, a partire da quella di sua sorella Margot. E ora che non può più farlo fisicamente, pensa bene che massacrare psicologicamente i bambini sia una cosa essenziale.
Ma lui vuole Hannibal Lecter, e non si accontenterebbe soltanto di ucciderlo. Vuole che sia divorato dai maiali.
Mason è miliardario, è l'erede di una dinastia di macellai e inscatolatori di carne, così ha tutti i mezzi che desidera per provvedere al suo scopo nei modi più loschi. Ha assoldato dei sequestratori e allevatori di maiali in Sardegna, e un regista di film (leggermente turpi) di Roma, e vuole che questi catturino e sistemino il dottor Lecter, filmando tutto per il suo piacere personale.
Ma dove si trova Hannibal Lecter? È a Firenze, ha cambiato identità ed è diventato curatore di Palazzo Capponi, ma è il Commissario Pazzi, agente della polizia fiorentina che anni prima aveva lavorato al caso del Mostro di Firenze, ad insospettirsi in suo proposito.
Il problema è che Pazzi non pensa di consegnarlo alle autorità, ma decide di venderlo a Mason Verger.
La squadra assassina di Mason raggiunge anch'essa Firenze, per acciuffare il dottore.
Due cose a proposito di questa parte: ho adorato come è stata presentata la città di Firenze, benché non l'abbia mai visitata. Le descrizioni sono così vive e ricche di particolari e, leggendo tutto questo, non è difficile credere che Hannibal abbia scelto proprio questa città come rifugio. E' adatta a lui, ai suoi gusti raffinati e al suo amore per l'arte e la storia medioevale.
Poi: prima di iniziare questo libro, avevo notato alcuni commenti di lettori imbufaliti e offesi a morte dall'autore perché questo presenterebbe gli italiani come popolo corrotto e spregevole. Ora, punto primo: gli italiani che Harris ci presenta sono quasi tutti (tranne Pazzi) dei criminali...come cavolo vogliono che siano? Punto due: nel caso, l'autore ha più che ragione, anche a presentare la polizia come corrotta e inefficiente. Morivo dal ridere quando, verso la fine, si dice che i carabinieri, entrati in possesso del portatile di Lecter, lo usassero per giocare a Super Mario. Io la trovo un'idea più che credibile. Certi patriottismi sono veramente idioti.
Penso che l'autore, in questo senso, abbia ampiamente cannato su una cosa soltanto: quando sostiene, attraverso i pensieri di Lecter, che gli italiani abbiano buon gusto per la musica ma che molti musicisti non siano un granché. Ora, che il popolo italiano possa avere buon gusto per la musica, io ne dubito fortemente.
Ma torniamo al testo in sé.
Ovviamente, non è soltanto Pazzi ad accorgersi di Lecter, ma anche Hannibal si rende conto di essere sotto tiro.
E' per questo che farà fare al commissario una fine piuttosto ... atavica. Solo che, rispetto alla sorte del suo antenato Francesco de’ Pazzi, quella del caro discendente presenterà una piccola aggiunta firmata Hannibal Lecter.
Anche uno dei sardi assoldati da Mason finirà ucciso dal dottore, che riesce così a fuggire.
E all'Fbi sanno che tornerà in patria.
Ma non importa che ora Pazzi sia amabilmente deceduto, perché c’è qualcun altro che collabora fin dall’inizio con il perfido Mason alla cattura illegale di Hannibal: quel simpaticone di Paul Krendler, funzionario del Dipartimento di Giustizia e i dolci individui capiranno di dover usare un'esca per arrivare a Lecter. Ma non un'esca qualunque, quella che lui vuole. Clarice.
Ho trovato comunque molto affascinanti i pensieri di Hannibal Lecter ed è fantastico il suo Palazzo della Memoria, dove si rifugia quando cerca la pace (o anche solo quando cerca un indirizzo). Ma all'interno di quel luogo idilliaco e spaziosissimo, esistono anche stanze buie e terribili, dove risiedono quei ricordi che da un lato rendono umano Hannibal, mentre dall'altro l'hanno spinto a divenire un mostro.
Il casino di caccia. I soldati. Il daino ferito, trascinato perché sia ucciso. Mischa. I suoi dentini da latte nella latrina dei soldati.
E il ricordo di Mischa è quanto lo renda più umano di qualunque altro, è l'unico ricordo che abbatta le sue difese interiori.
E Hannibal vorrebbe che Mischa tornasse, invertendo il corso del tempo, dandole un posto nel mondo. Il posto di Clarice.
Ma i cocci di una tazza caduta a terra non tornano insieme risaltando sul tavolo.
Credo proprio che Clarice, oltre alla sorellina Mischa, sia l'unico altro punto debole di Hannibal.
Nel frattempo, Clarice è stata sospesa dal servizio a causa di un raggiro che è opera di Mason, di cui Krendler è complice.
Mi fa particolarmente sorridere la fine che farà quest'ultimo. Invitato speciale al tavolo di Hannibal Lecter. Un tavolo a cui, però, il dottore non siede da solo.
Ma c'è da dire che il dottore se l'è vista anche molto brutta, anche se è sempre rimasto imperturbabile, cercando rifugio nel suo Palazzo della Memoria quand'era necessario.
Perché alla fine non si era accorto dei sardi che lo seguivano (richiamati insieme ai maiali negli Stati Uniti da Mason per finire il lavoro), mentre lui seguiva Clarice.
E Mason è così convinto di poter attuare il suo piano, realizzare il suo sogno. Vedere Hannibal Lecter divorato vivo dai maiali. Ma attenzione, prima i piedi. Il resto solo il giorno successivo, con calma. Il simpatico individuo ha anche preso precauzioni affinché Hannibal non muoia dissanguato e resista per sentirsi mangiare il volto.
Anche lui è molto sano di mente, bisogna dirlo.
Clarice, però, riuscirà a intervenire proprio all'ultimo momento, anche se verrà colpita da un dardo di sedativo.
E sarà proprio Hannibal Lecter a portarla via.
Se Hannibal si salva la vita, non sarà lo stesso per qualcun altro, anche se non sarà il dottore a finire il lavoro, ma chi, da questo qualcuno, ha subito i torti maggiori.
La conclusione del romanzo fa, a mio parere, sentire drogato anche il lettore. Si assiste a qualcosa di così irreale e vorticosamente illuminante che è impossibile da spiegare. Senza scendere nel dettaglio, dirò soltanto che questo finale è balordissimo, non me lo sarei aspettato mai e poi mai.
Mi è piaciuto, ma è stranissimo, e da non crederci.
Diciamo solo che la pazzia qui è contagiosa.
Comunque sia, questo è un libro che ho adorato, benché certe situazioni o personaggi restino davvero troppo irreali.
Essenzialmente ho adorato visceralmente Hannibal Lecter, più che ne Il silenzio degli innocenti, perché qui è possibile scoprirlo, indagare nella sua mente, conoscerlo, esplorarlo e afferrare le debolezze che lo caratterizzano e che nasconde anche a sé stesso.
Mi sono piaciute molto le descrizioni e il metodo narrativo che l'autore utilizza per presentarci prima Palazzo Capponi dove risiede Hannibal a Firenze, poi il Palazzo della Memoria di quest'ultimo, per finire con l'ultima scena del romanzo.
E' come se aprisse una porta e ti lasciasse entrare, anche se in punta di piedi, e ti permettesse di osservare quasi fisicamente, quasi rendendo palpabile ciò che ti circonda. E rendendo palpabile anche Hannibal Lecter, perché sembra di sentirlo lì.
Sul finale, però, ci dice che non possiamo sapere di più, altrimenti ci costerebbe la vita, perciò ci costringe a ritirarci.
E quell'ultima riga è quasi fastidiosa, perché si vorrebbe conoscere ancora.
Dunque un romanzo veramente da leggere, migliore del suo predecessore (nonostante sia sempre difficile che ciò avvenga). L'ho trovato più complesso rispetto a Il silenzio degli innocenti, ma anche un po' meno "artificioso". Più vero (anche se non sotto tutti gli aspetti) e più emozionante.
Anche se continuo a non capacitarmi dell'instancabilità di Clarice. E anche il suo tempismo è notevole.
Anche Clarice, comunque, si mantiene un personaggio molto interessante, anche se non c'è storia con Hannibal.

Anche da questo romanzo è stato tratto un film, sempre con Anthony Hopkins nella parte di Hannibal, ma con Julienne Moore al posto di Jodie Foster nel ruolo di Clarice. Ora penso che dovrei riguardarlo per studiare le differenze con il libro, ma posso dire per certo che il finale c'entri assolutamente meno di niente con quello originale. Capisco che mostrare certe cose a livello cinematografico sia difficile se non impossibile, ma avrebbero per lo meno potuto non stravolgere completamente tutto. Anche perché il finale del libro è nettamente superiore a quello del film, oltre che più sensato, benché io continui a denominarlo balordissimo.

E ora manca l'ultimo libro della saga: Hannibal Lecter - le origini del male. Penso ne sapremo di più di queste debolezze di Hannibal.
E sapremo di più anche su Mischa.  

Voto finale: 9.

*

*lady in blue*

sabato 10 gennaio 2015

Il silenzio degli innocenti (Thomas Harris)

Eccomi qui, sono pronta a iniziare la prima raccolta del 2015; per questa e le poche che seguiranno (tra un po' mi sarò rimessa in pare con i post già programmati) ho finalmente deciso di abolire i titoli, anche se, questo mese, il tema dei tre aggiornamenti sarebbe stato ricorrente.
Tre commenti di libri, appartenenti a testi che fanno parte della stessa serie: quella del geniale psichiatra cannibale Hannibal Lecter. Questi tre libri sono stati gli ultimi che ho letto nel 2013, poco prima che mi venisse un blocco terribile in proposito che ancora adesso non riesco a estinguere del tutto, ma se non altro mi sono portata avanti con le mie recensioni già fatte, senza così accumularne miliardi.
Venendo però seriamente a questa serie e a questo testo in particolare: andiamo finalmente a conoscere Hannibal Lecter, personaggio contorto e geniale che, soprattutto con il libro che seguirà, mi aveva mandato seriamente in fissa. D'altra parte è sempre intrigante "avere a che fare" con personaggi complicati e particolarmente intelligenti, insomma ... c'è di che divertirsi.
Il commento è stato scritto più di un anno fa, per cui ora non ho potuto far di più che rileggerlo velocemente per correggerne la parte puramente tecnica, ma in quanto al suo contenuto non posso più fare grande affidamento sulla memoria, ormai i particolari sono sfumati.

In ogni caso, un libro che consiglio, anche a prescindere da quella strana impressione che mi ha suscitato e della quale troverete qualche accenno nella recensione sottostante.



IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI
Di Thomas Harris

Teoricamente questo libro avrebbe dovuto intitolarsi “Il silenzio degli agnelli” (The silence of the lambs è infatti il titolo in lingua originale), anche perché così avrebbe avuto davvero senso la frase che chiude il romanzo, ma si vede che al traduttore suonava male.
Ma cominciamo dalla trama: Clarice Starling è un’allieva presso l’accademia dell’FBI, a Washington, e viene incaricata da Crawford, il suo superiore, di andare a fare una visitina in manicomio all’egregio dottor Hannibal Lecter. Costui è un brillante psichiatra, uomo geniale e dall’acume formidabile. Solo che è leggermente psicopatico e leggermente cannibale.
Clarice deve riuscire a farsi dare delle informazioni da Lecter; informazioni che le serviranno affinché proseguano le indagini sul caso di Buffalo Bill, com’è stato soprannominato quel serial killer che rapisce donne e le scuoia, e il tempo che intercorre tra le sparizioni delle vittime e i ritrovamenti dei loro cadaveri è sempre più breve.
Quando poi è  la figlia della senatrice Martin ad essere sequestrata da Buffalo Bill, le cose si complicano ancora di più.
Ma dove rapisce le sue vittime questo maniaco? In vari stati, sembra sia fatto a caso.
Già, un po’ troppo a caso, sarà l’idea del dottor Lecter.
E Hannibal Lecter sa benissimo chi è l’uomo che sta terrorizzando l’America, ma capiamolo, lui odia la noia, quindi decide sia il caso di divertirsi un pochino.
Così le informazioni che dà a Clarice non sono mai dirette e precise, deve essere lei a sbrogliare la matassa e, comunque, vuole sempre qualcosa in cambio. Da Clarice, Lecter vuole informazioni personali su di lei, su quel che la tormenta, e che ancora la fa svegliare la notte.
Su quelle urla che Clarice cerca di zittire; quelle urla che, Clarice ci crede, cesseranno se troverà Catherine, la figlia della senatrice, ancora viva.
Ma Clarice sentirà una grande affinità con l’ultima ragazza di cui è stato trovato il corpo, perché ha presenziato alla sua autopsia, l’ha vista sul gelido tavolo dell’obitorio, notando quel che faceva nello sforzo di apparire più carina (mettersi lo smalto, depilarsi le gambe). Ed è stato proprio Clarice a trovare quell’insetto che le è stato conficcato in gola.
Una crisalide appartenente a un tipo di falena.
Una crisalide, simbolo di cambiamento.
Ma perché il simpatico Buffalo Bill rapisce donne per scuoiarle? Non lo fa per sadismo, perché le sue vittime vengono uccise prima che sia asportata loro la pelle. E poi perché si tratta sempre di ragazze … abbondanti? La risposta, ancora una volta ce l’ha il dottor Lecter.
Il killer si sta costruendo qualcosa; qualcosa che gli vada bene.
Ma Hannibal Lecter sembra essere sempre un passo avanti rispetto alle indagini, intuendo in anticipo cose non ancora avvenute o non scoperte, come il fatto che l’ultimo cadavere sarebbe stato ritrovato anche scotennato.
E in fondo Clarice è affascinata da questo sinistro personaggio, così come anche il dottore lo è da lei. Ma lui vuole divertirsi e non darà mai nulla per nulla.
Della storia in sé, forse è meglio che non dica di più (anche perché temo potrei fare troppo casino causa libro finito da più di una settimana), comunque ho trovato molto interessante questo libro.
Il fatto è solo che mi ha dato una strana impressione, come di qualcosa di un po’ … innaturale.
Come di una storia nata apposta, a tavolino, per diventare famosa e per essere trasposta in versione televisiva; ma per l’appunto, può essere solo una mia impressione.
Ma sembra, per quanto sia coinvolgente e ben strutturata, che le manchi qualcosa. Mi dà l’idea di essere troppo “perfetta”, come se a lavorarci su non fosse stato solo l’autore, e che l’obiettivo fosse ben chiaro.
Per intenderci, la mia percezione è stata: l’autore non aveva un’idea nata da un’emozione o da un pensiero, scegliendo di tramutarla in un romanzo, ma soltanto la voglia di far quattrini.
Una storia nata per farci un film, si potrebbe dire, alla quale manca un po’ di emozione di fondo.
Ma ripeto, potrebbe benissimo essere soltanto una mia impressione.
Non che abbia qualcosa da dire sulla trama, sullo stile o sulla presentazione dei personaggi.
Per l’appunto, è tutto perfetto.
Mi è piaciuta Clarice Starling, come mi è piaciuto Hannibal Lecter. Si tratta di personaggi complessi e straordinari. La prima ha grandi capacità, coraggio e soprattutto energia da vendere (anche se, almeno un po’ più realisticamente, alla fine la ritroviamo bella spompata, anche se ben presto pronta a rimettersi in pari con gli studi), mentre il secondo è un genio malvagio e spietato, eppure cortese e imperturbabile.
Anche se credo che le sue vittime avrebbero avuto da ridire, a proposito della sua cortesia.
Certo che se dovessimo seguire il suo consiglio, di quando si hanno ospiti a cena e non si ha fatto in tempo a fare la spesa …. Beh, dipende sempre da chi è l’ospite, ovviamente.
L’autore ci mostra poi anche Buffalo Bill, senza rivelarci apertamente dove si nasconda e dove … operi. Prima cosa che ci diciamo a suo proposito: questo è assolutamente fuori. Ma d’altra parte tanto bene non potrebbe stare, visto quel che fa alle sue vittime.
Ma come faceva Hannibal Lecter a conoscere la vera identità di Buffalo Bill? Come spinge Clarice in sua direzione? Come le fa capire che la chiave è proprio quella crisalide di falena?
La spinge a trovare quella testa mozzata, nelle cui cavità orali si nasconde un insetto dello stesso tipo. Ma a quel punto il mosaico è soltanto all’inizio.
E’ interessante il modo in cui Lecter è, per così dire, attratto da Clarice, come voglia che lei gli parli del suo passato, della morte di suo padre, di quel che avvenne dopo.
Di quegli agnelli che le urlano ancora nella testa.
Hannibal Lecter vuole divertirsi. E farà lo stesso, quando darà quel nome di fronte alla senatrice Martin.
Farà lo stesso sempre, anche alla fine.
E Clarice non avrà mai niente di pronto per seguire questo caso, ma dovrà sempre usare il cervello, ragionare, anche se alla fine, bisogna dire che le casualità aiutano non poco, considerando per quale motivo si sia ritrovata a suonare … a quella porta.

Un libro che in definitiva è molto bello, avvincente e intrigante. Scritto molto bene, con ottima analisi dei personaggi e delle situazioni trattate; scientifico e psicologico al tempo stesso, dall’ottimo ritmo narrativo e difficilmente stancante.
La trama lascia sempre con il fiato sospeso, dando e non dando, spingendo il lettore ad avventurarsi famelicamente verso la conclusione, anche se, avendo visto precedentemente il film, non ci sono state sorprese.
Come ho detto prima, però, mi ha lasciato questa sensazione di qualcosa di un po’ “artificioso”, ma è comunque una lettura che consiglio agli amanti dei thriller: molto incisiva e priva di smancerie, con una trama accattivante e personaggi fuori dal comune.

Da guardare anche il film tratto dal romanzo, presentato con lo stesso titolo del libro, dove un magistrale Anthony Hopkins interpreta un altrettanto eccezionale Hannibal Lecter.

A presto con i commenti degli altri due libri della serie (escludendo il primo Il delitto della terza luna o Drago rosso, come è stato intitolato in seguito, perché al momento è fuori catalogo): Hannibal e Hannibal Lecter – Le origini del male.

Voto finale: 8. 

**

*lady in blue*