HANNIBAL LECTER - LE ORIGINI DEL MALE
Di Thomas Harris
Questo è l'ultimo capitolo della storia dell'adorabile cannibale Hannibal Lecter ma, in ordine cronologico, racconta l'inizio di tutto. L'origine, appunto.
Credo che per quanto riguarda questo testo sia stata fatta un po' di confusione, sia dall'autore stesso che da chi ha scritto la quarta di copertina.
Su quest'ultima, infatti, ci viene detto che nel 1941, in Lituania, un bambino con un braccio rotto e una catena al collo vaga tra la neve, dopo essere riuscito a scappare ai suoi carcerieri. Ma quando Hannibal riesce a liberarsi non siamo affatto nel '41; l'anno non è specificato, ma deve essere intorno al '45. Nel 1941, in Lituania, durante la guerra, viene attaccato il castello Lecter, dove Hannibal risiede insieme alla famiglia: i genitori e la sorellina Mischa. Lui ha otto anni, Mischa due.
Di Hannibal sappiamo che un bambino particolarmente precoce, che ha imparato a leggere praticamente a due anni (cosa un tantinello improbabile, ma lasciamo correre) e che a sette già si interessava di come calcolare l'altezza delle torri del suo castello (altrettanto improbabile, ma amen).
Ed eccoci alla "confusione" dell'autore: nel libro precedente, ossia Hannibal, nel narrare i ricordi d'infanzia dell'ormai famoso cannibale, Harris ci dice che Hannibal avrebbe sei anni al momento in cui Mischa gli viene strappata via. Ora, com'è possibile ciò, se Hannibal ha addirittura otto anni quando viene attaccato il castello? La famiglia si trasferisce poi al casino di caccia, luogo giudicato più sicuro e, sappiamo, vivrà lì per ben tre anni. Per di più, un'altra cosa che appare assurda è la mancata citazione della polidattilia che Hannibal presenta a una mano, che invece è nominata più volte sia ne Il silenzio degli innocenti che in Hannibal. Insomma, un dito extra non è cosa da passare inosservata. Non è che l'autore se n'era dimenticato? Mistero.
Comunque sia, veniamo alla storia. Penso che la farò breve, perché è già un pezzo che ho finito di leggere questo libro e non riuscivo a convincermi a prepararne il commento.
Come dicevo, una volta trasferitasi al casino di caccia, la famiglia vivrà lì per tre anni, fino a quando non avverrà, proprio lì davanti, uno scontro tra dei soldati sovietici e un aereo nazista che, precipitando, ucciderà tutti quelli che si trovavano fuori dal rifugio.
Tutti, quindi. A parte Hannibal e Mischa, che erano stati rimandati dentro.
I due fratelli, a breve, verranno raggiunti da alcuni simpatici individui alleatisi con i nazisti per convenienza e che amano darsi allo sciacallaggio.
Di fatti erano stati anche al castello Lecter, uccidendo alcuni membri della servitù e impadronendosi di ciò che non apparteneva loro.
I simpaticoni colgono quindi l'opportunità di servirsi dei bambini come copertura: a chiunque dovesse scoprirli nel casino di caccia diranno che li hanno salvati.
Ma passa del tempo, e il cibo scarseggia, anzi, a un certo punto non ce n'è proprio. E' così che, dopo il capriolo (che nel libro precedente era un daino, ma si vede che nel frattempo si è trasformato), i dolci personaggi decidono di cibarsi di uno dei bambini. E prendono Mischa. Tanto, dicono, lei sta per morire comunque. Meglio tenersi buono il bambino più sano per un'altra volta.
Hannibal tenterà di fermarli ma gli chiuderanno la porta sul braccio, da qui la frattura.
E questi sono i suoi ultimi ricordi consapevoli dell'accaduto.
Ricordi che torneranno violentemente ogni notte, ma che non riesce ad afferrare da sveglio. E Hannibal vuole ricordare anche quei volti, e i loro nomi.
Non sappiamo un granché della fuga di Hannibal dal casino di caccia, ma ci viene detto che il ragazzo ha ormai tredici anni quando si ritrova in orfanotrofio. E, ironia della sorte, è proprio il castello Lecter a ospitare tale struttura.
Hannibal non parla mai, tranne che nel sonno, quando urla il nome di sua sorella. Non è ben visto all'orfanotrofio, perché è considerato il padrone decaduto stupido e scontroso, ma in questo caso è la sorte a salvarlo, perché verrà trovato dallo zio che vive a Parigi e lo andrà a prendere, portandolo via con sé.
E' qui che Hannibal conoscerà la moglie dello zio, Lady Murasaki, una donna giapponese alle cui cure sarà totalmente affidato e alla quale si legherà in maniera sempre più profonda.
Qui Hannibal inizierà a coltivare i suoi innumerevoli talenti, ma gli incubi non smetteranno mai di tormentarlo, fino a quando non troverà un metodo per farli venire alla luce. Riprenderà anche a parlare; la sua prima parola ritrovata sarà "Bestia", riferita al macellaio che, al mercato, ha offeso pesantemente Lady Murasaki, contro il quale Hannibal si sarà avventato. E sarà proprio questo episodio a far sì che, di lì a poco, Hannibal e Lady Murasaki rimangano soli. Ma non solo... questo avvenimento, questo incontro del ragazzo con una "bestia" sveglierà il mostro in lui, che inizierà a prendere forma. Sarà il macellaio, infatti, la sua prima vittima. Lady Murasaki verrà a saperlo e lo aiuterà a nascondere l'omicidio. Ma sarà l'ispettore Popil a non convincersi mai dell'innocenza di Hannibal, infatti sarà sempre dietro di lui, pronto ad aiutarlo per ciò che ha passato, disposto a dargli man forte nel ritrovare gli assassini di sua sorella.
Ma Hannibal vuole fare a modo suo. Non vuole che chi ha mangiato Mischa sia consegnato alla giustizia. Insomma, preferisce altri metodi.
E' così che Hannibal, una volta ricordati i loro volti e trovate le targhette con i loro nomi, inizia a stare alle costole ai demoni che l'hanno tormentato per anni. Ma ora è lui a essersi trasformato in un demone e, in lui, non c'è spazio per la pietà.
Nel frattempo, da brillante studente qual è, arriva ben presto alla facoltà di medicina, nella quale, ovviamente, eccelle come in tutto il resto.
Di Thomas Harris
Questo è l'ultimo capitolo della storia dell'adorabile cannibale Hannibal Lecter ma, in ordine cronologico, racconta l'inizio di tutto. L'origine, appunto.
Credo che per quanto riguarda questo testo sia stata fatta un po' di confusione, sia dall'autore stesso che da chi ha scritto la quarta di copertina.
Su quest'ultima, infatti, ci viene detto che nel 1941, in Lituania, un bambino con un braccio rotto e una catena al collo vaga tra la neve, dopo essere riuscito a scappare ai suoi carcerieri. Ma quando Hannibal riesce a liberarsi non siamo affatto nel '41; l'anno non è specificato, ma deve essere intorno al '45. Nel 1941, in Lituania, durante la guerra, viene attaccato il castello Lecter, dove Hannibal risiede insieme alla famiglia: i genitori e la sorellina Mischa. Lui ha otto anni, Mischa due.
Di Hannibal sappiamo che un bambino particolarmente precoce, che ha imparato a leggere praticamente a due anni (cosa un tantinello improbabile, ma lasciamo correre) e che a sette già si interessava di come calcolare l'altezza delle torri del suo castello (altrettanto improbabile, ma amen).
Ed eccoci alla "confusione" dell'autore: nel libro precedente, ossia Hannibal, nel narrare i ricordi d'infanzia dell'ormai famoso cannibale, Harris ci dice che Hannibal avrebbe sei anni al momento in cui Mischa gli viene strappata via. Ora, com'è possibile ciò, se Hannibal ha addirittura otto anni quando viene attaccato il castello? La famiglia si trasferisce poi al casino di caccia, luogo giudicato più sicuro e, sappiamo, vivrà lì per ben tre anni. Per di più, un'altra cosa che appare assurda è la mancata citazione della polidattilia che Hannibal presenta a una mano, che invece è nominata più volte sia ne Il silenzio degli innocenti che in Hannibal. Insomma, un dito extra non è cosa da passare inosservata. Non è che l'autore se n'era dimenticato? Mistero.
Comunque sia, veniamo alla storia. Penso che la farò breve, perché è già un pezzo che ho finito di leggere questo libro e non riuscivo a convincermi a prepararne il commento.
Come dicevo, una volta trasferitasi al casino di caccia, la famiglia vivrà lì per tre anni, fino a quando non avverrà, proprio lì davanti, uno scontro tra dei soldati sovietici e un aereo nazista che, precipitando, ucciderà tutti quelli che si trovavano fuori dal rifugio.
Tutti, quindi. A parte Hannibal e Mischa, che erano stati rimandati dentro.
I due fratelli, a breve, verranno raggiunti da alcuni simpatici individui alleatisi con i nazisti per convenienza e che amano darsi allo sciacallaggio.
Di fatti erano stati anche al castello Lecter, uccidendo alcuni membri della servitù e impadronendosi di ciò che non apparteneva loro.
I simpaticoni colgono quindi l'opportunità di servirsi dei bambini come copertura: a chiunque dovesse scoprirli nel casino di caccia diranno che li hanno salvati.
Ma passa del tempo, e il cibo scarseggia, anzi, a un certo punto non ce n'è proprio. E' così che, dopo il capriolo (che nel libro precedente era un daino, ma si vede che nel frattempo si è trasformato), i dolci personaggi decidono di cibarsi di uno dei bambini. E prendono Mischa. Tanto, dicono, lei sta per morire comunque. Meglio tenersi buono il bambino più sano per un'altra volta.
Hannibal tenterà di fermarli ma gli chiuderanno la porta sul braccio, da qui la frattura.
E questi sono i suoi ultimi ricordi consapevoli dell'accaduto.
Ricordi che torneranno violentemente ogni notte, ma che non riesce ad afferrare da sveglio. E Hannibal vuole ricordare anche quei volti, e i loro nomi.
Non sappiamo un granché della fuga di Hannibal dal casino di caccia, ma ci viene detto che il ragazzo ha ormai tredici anni quando si ritrova in orfanotrofio. E, ironia della sorte, è proprio il castello Lecter a ospitare tale struttura.
Hannibal non parla mai, tranne che nel sonno, quando urla il nome di sua sorella. Non è ben visto all'orfanotrofio, perché è considerato il padrone decaduto stupido e scontroso, ma in questo caso è la sorte a salvarlo, perché verrà trovato dallo zio che vive a Parigi e lo andrà a prendere, portandolo via con sé.
E' qui che Hannibal conoscerà la moglie dello zio, Lady Murasaki, una donna giapponese alle cui cure sarà totalmente affidato e alla quale si legherà in maniera sempre più profonda.
Qui Hannibal inizierà a coltivare i suoi innumerevoli talenti, ma gli incubi non smetteranno mai di tormentarlo, fino a quando non troverà un metodo per farli venire alla luce. Riprenderà anche a parlare; la sua prima parola ritrovata sarà "Bestia", riferita al macellaio che, al mercato, ha offeso pesantemente Lady Murasaki, contro il quale Hannibal si sarà avventato. E sarà proprio questo episodio a far sì che, di lì a poco, Hannibal e Lady Murasaki rimangano soli. Ma non solo... questo avvenimento, questo incontro del ragazzo con una "bestia" sveglierà il mostro in lui, che inizierà a prendere forma. Sarà il macellaio, infatti, la sua prima vittima. Lady Murasaki verrà a saperlo e lo aiuterà a nascondere l'omicidio. Ma sarà l'ispettore Popil a non convincersi mai dell'innocenza di Hannibal, infatti sarà sempre dietro di lui, pronto ad aiutarlo per ciò che ha passato, disposto a dargli man forte nel ritrovare gli assassini di sua sorella.
Ma Hannibal vuole fare a modo suo. Non vuole che chi ha mangiato Mischa sia consegnato alla giustizia. Insomma, preferisce altri metodi.
E' così che Hannibal, una volta ricordati i loro volti e trovate le targhette con i loro nomi, inizia a stare alle costole ai demoni che l'hanno tormentato per anni. Ma ora è lui a essersi trasformato in un demone e, in lui, non c'è spazio per la pietà.
Nel frattempo, da brillante studente qual è, arriva ben presto alla facoltà di medicina, nella quale, ovviamente, eccelle come in tutto il resto.
Ma ora la storia si concentrerà sulla vendetta di Hannibal.
Bisogna dire che, conoscendo meglio gli assassini di Mischa, si scopre che sono
proprio delle persone fantastiche. Anche una volta finita la guerra
non riescono proprio a esimersi dalla criminalità, visto il loro sfruttamento
della prostituzione e coinvolgimenti vari in diverse azioni illegali. Diciamo
che non dispiace affatto, quando Hannibal li incontra, uno per uno, tranne
l'ultimo, che vive in Canada. Ma anche per lui ci sarà il tempo, visto che ...
E' singolare il modo in cui Hannibal riesce a recarsi negli
Stati Uniti, direi ben studiato e originale, ma, ovviamente, non lo rivelerò.
In quanto alle considerazioni tecniche, direi che questo è
senz'altro un buon libro, anche se non eccezionale. Alle volte dà l'idea di
essere un po' piatto, l'introspezione è davvero poca, però è suggestiva
l'atmosfera e interessante la trama. Sempre convincente il personaggio di
Hannibal, anche se un tantino troppo geniale. Ci si domanda se esista qualcosa
fuori dalla sua portata.
Un testo che senza dubbio spiega com'è nato il mostro in
questo bambino, poi ragazzo intelligente, che di sicuro non avrebbe mai fatto
del male a nessuno, se non avesse assistito alle atrocità con i propri occhi,
se non si fosse visto portar via brutalmente la sorellina.
Anche se io lo sostengo sempre, meglio evitare gli uomini
fissati con le sorelle, non stanno tanto bene, è meglio sopprimerli da piccoli.
Ma bisogna dirlo, quel che accade a Mischa non può lasciare
indifferente nessuno.
E' in questo testo, poi, che assistiamo alla graduale costruzione,
da parte di Hannibal, del suo Palazzo della Memoria, di cui abbiamo modo di
leggere nel libro precedente. E quello, devo dirlo, è molto affascinante.
In definitiva un libro che "passa l'esame", da
leggere sicuramente se già si hanno preso in mano i precedenti, per farsi un
quadro completo del personaggio, ma comunque niente di eclatante.
E' stato poi tratto un film basato sul romanzo, dal titolo
omonimo, caruccio anche lui (anche se meno del libro), abbastanza fedele al
libro, tranne che per alcune cose che proprio non ho capito perché cambiare o
eliminare (la morte dello zio avvenuta prima del trasferimento di Hannibal a
Parigi, la totale assenza della storia dei quadri rubati alla famiglia Lecter,
lo stravolgimento di come Hannibal si trasferisce in America). Carino, dunque,
un po' irritante per via di questi cambiamenti, in ogni caso inferiore al
libro, ma guardabile e accettabile, e forse è già tanto, considerando come
-spesso- i registi riescono a massacrare i romanzi.
Detto questo, penso non ci sia altro. D'altro canto vorrei
evitare anch'io di impastrocchiarmi con la storia e anche di ammorbare gli
eventuali lettori.
Voto finale, direi sette e mezzo.
**
*lady in blue*