world of darkness

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martedì 30 settembre 2014

HAUNTED SEPTEMBER 3: Il principe della nebbia (Carlos Ruiz Zafón)

Ciao!! Per la vostra gioia, ecco qui la terza e ultima puntata di settembre che, prennuncio, sarà un vero divertimento. Beh, per lo meno io mi sono quasi divertita a scrivere questo commento, decisamente cortino visto il poco che avevo da dire sul libro in questione, ma a qualche stralcio di ironia non si rinuncia mai e, considerando che per questo testo bisogna ridere per non piangere ...
Sinceramente ho faticato a credere che Il principe della nebbia fosse stato scritto dallo stesso autore di Marina e L'ombra del vento, ma a quanto pare le idee post-pesanti botte in testa capitano a tutti, eh eh; e la cosa grave è che questo libro è persino peggio di Joyland: è addirittura più inconsistente, più banale e più squallido. L'ho inserito nella categoria HAUNTED perché vuol essere una storia di pseudo-mistero (MOOOLTO "PSEUDO"), dove si avverte, con un po' di fantasia, qualche strascico di ossessione e infestazione. Ma, onestamente, questo testo lascia molto a desiderare.
Meno male che, in altre circostanze, l'autore ha dimostrato di che il suo stile e la sua fantasia vanno ben oltre quest'accozzaglia di ... posso dirlo in modo fine? Minchiate.

Beh, non mi resta che augurarvi buon divertimento, nonché buon suicidio nel caso decidiate di leggere il libro in questione. Per la serie Io avevo avvertito. :D E perdonate la mia atroce cattiveria in proposito.

**



IL PRINCIPE DELLA NEBBIA Di Carlos Ruiz Zafón

Diciamo così, l'idea non era male, ma il suo sviluppo lascia parecchio a desiderare. Troppo breve, troppo approssimativo e per nulla interessante. Non credo che il problema risieda nel fatto che questo, in realtà, sia un libro per ragazzi (anche se avrei optato per una scelta differente, se avessi letto l'introduzione scritta dall'autore al posto della trama, e quindi l'avessi saputo prima), d'altro canto anche Marina lo è, eppure l'avevo trovato molto bello. Questo invece no, e fin dalla prima riga, ma è difficile che io non finisca di leggere un libro (salvo eccezioni) così ho continuato, anche perché era molto corto. Mi è parso tutto troppo abbozzato, vuoto. Insomma, un libro che, a me personalmente, non ha lasciato niente di niente.
Tanto per cominciare ci si ritrova a domandarsi: dove cavolo inizia questa vicenda? Mistero. Si sa solo che un certo Maximilian Carver, orologiaio, nel 1943, decide di trasferirsi con la sua famiglia a causa della guerra. E dove cavolo si trasferisce la famiglia Carver? Altro mistero.
Sulla costa, ma per il resto, chi lo sa.
Il noiosissimo protagonista di questa vicenda è il figlio di Carver, Max (pure lui?), ragazzino tredicenne che si rivelerà pieno di coraggio come ogni buon personaggio scontato che si rispetti. Insieme a lui e al padre, a trasferirsi non si sa bene dove, da dove, sono la madre Andrea e le sorelle Alicia e Irina, rispettivamente la maggiore e la minore di Max.
Arrivati non si sa bene dove il nostro protagonista noioso si accorge che l'orologio della stazione va al contrario, mentre la sorellina Irina trova un gatto (l'unico personaggio interessante della storia, fino a quando non scompare completamente) che le salta praticamente in braccio, come se li avesse aspettati, e convince i genitori a lasciarglielo tenere.
L'altra sorella, Alicia, è di un'antipatia forse maggiore di quella del fratello. Punto primo, sembra non apprezzare l'idea del gatto, e sarà difficile che qualcuno che odi i gatti possa incontrare la mia simpatia, e poi dà l'idea di essere troppo lagnosa. Anche se alla fine dovrà avere anche lei qualcosa dell'eroina, non sia mai. Secondo me, più che essere un mistero, come è definita dal fratello, risulta un personaggio troppo piatto, nascosto sotto una finta profondità interiore. Insomma: io, sotto questi personaggi, non ci ho visto proprio niente.
Comunque sia, l'antipatico Max prima scopre un giardino pieno di statue inquietanti al cui centro si trova un cavolo di pagliaccio, mentre suo padre trova, con sua enorme felicità, dei filmini registrati su vecchi nastri e, convinto si tratti di film veri e propri (solo lui poteva convincersene, perché che non si trattasse di quello era palese) li mostra alla famiglia. Ma resterà deluso, perché sono solo delle riprese amatoriali e, uno di questi, mostra qualcuno che cammina, udite udite, nel giardino delle statue inquietanti.
Nel frattempo si viene a sapere qualcosa a proposito dei vecchi proprietari della casa: il dottor Fleischmann e la moglie, i quali, trascorsi anni senza avere figli, riescono finalmente nell'intento dando alla luce un bambino, che poi sarebbe morto annegato. Dei genitori non si sa più nulla.
Il noiosissimo Max, personaggio della serie io sono speciale, fa amicizia con un ragazzo del posto più grande di lui, Roland, che lo invita a fare immersioni con lui per vedere i resti dell'Orpheus, la nave che affondò tanto tempo prima durante una notte di tempesta, e dal quale si salvò un solo uomo: Victor Kray, il guardiano del faro, e nonno acquisito di Roland. Perché di Roland sappiamo che i suoi genitori sono morti quando era molto piccolo e, dato che questi avevano offerto il loro aiuto al superstite dell'Orpheus, il vecchio si era infine preso cura del bambino.
Alla gitarella, ovviamente, si accoda anche Alicia e, manco a dirlo, tra lei e l'amico del fratello scatterà subito la scintilla d'ammòore ammòre ammòre. Meno male che viene propinata una sola scena di sbaciucchiamento e possiamo evitarci l'andare troppo per le lunghe della cosa.
Ma al divertente pomeriggio di immersioni non va tutto come previsto. C'è quello strano essere fatto d'acqua, che tenta di prendere Roland.
A casa Carver, nel frattempo, la piccola Irina è vittima di un incidente causato da una caduta dalle scale, avvenuta per lo spavento nei confronti di ciò che ... si nascondeva nel suo armadio.
Ma questo è solo un modo per togliere di mezzi l'orologiaio e consorte, che se ne vanno allegramente all'ospedale ad assistere la bambina entrata in coma, e resteranno lì per giorni.
Saputo dell'incidente di Irina, e dopo aver appreso che il pagliaccio del giardino delle statue era stato visto in sogno sia da Roland che da Alicia, i tre deficien...ehm, moschett...ehm, eroi, decidono di andare a fare quattro chiacchiere con il guardiano del faro, e farsi raccontare la storia dell'Orpheus, visto che il simbolo (stella a sei punte) della nave notato da Max durante l'immersione, non era presente solo lì.
E così, il vecchiaccio, anche lui molto eroico e molto speciale racconta la sua storia, che vede come protagonista un certo Cain, detto anche il Principe della Nebbia, perché lo si vedeva apparire sempre proprio dalla nebbia. Cain sarebbe un mago, capace di rendere realtà ogni desiderio che gli si esprima, ma gli si deve sempre presentare un tornaconto, e non è mai nulla di carino.
Pare che il dottor Fleischmann, precedente proprietario della villa dove ora abita la famiglia Carver, e vecchio amico di Victor Kray, gli avesse promesso qualcosa di molto importante, in cambio dell'amore della donna che desiderava.
Cain si trovava sull'Orpheus quando questo affondò, insieme ai suoi scagnozzi, tutti vestiti come personaggi circensi. E, udite udite, Cain era vestito proprio da pagliaccio. Il guardiano del faro si era imbarcato clandestinamente sulla nave, proprio per tentare di fermare Cain ma, fino a quel momento, sembrava che ci avesse pensato il mare.
Solo che qualcosa sta cambiando, e forse il mago sta per tornare, per prendersi quello che è certo gli spetti di diritto: l'altra parte del patto.
Il finale, come sempre, lo lascio a chi decidesse di dedicarsi a questa lettura, anche se io non la consiglio proprio.
Non ho niente in più da dire, proprio perché questo libro non mi ha dato niente di più. Niente di speciale, anzi, direi che l'ho trovato piuttosto "artificioso", ben poco naturale, idealizzato e scontato.
Questo sarebbe stato il primo libro pubblicato dall'autore, anche se per motivi legali è stato diffuso all'estero soltanto da poco. Comunque sia, direi che (come ho potuto constatare con i miei occhi) Zafón può fare di meglio.
Molto, molto di meglio.
 
Voto finale: 2.

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*lady in blue*

sabato 20 settembre 2014

HAUNTED SEPTEMBER 2: I gatti di Nizamuddin (Nilanjana Roy)

Ciao!!
Eccoci con la seconda puntata di settembre; come anticipato, si tratta di un commento librario. Allora, da dove cominciare? Vediamo intanto per quale motivo sarebbe stato inserito nella raccolta HAUNTED. Con fantasia, eh... sempre con fantasia!! :)
L'idea di ossessione-infestazione me la suggerisce un certo frammento del testo, quello relativo all'abitazione denominata la catapecchia e ai suoi abitanti: quel luogo che odora di follia.
Per il resto, si tratta di un libro senz'altro un po' particolare, a volte leggero e a volte carico di furia e angoscia, che spazia tra diversi temi più o meno delicati e interessanti, trascinando il lettore in questo quartiere di Delhi, in compagnia della colonia di gatti protagonisti .....

Libro letto poco meno di un anno fa, il commento è stato preparato subito dopo, onde evitare le eventuali lacune che ci sarebbero state adesso. In realtà, questa recensione e anche la prossima, sono "passate avanti" a quella relativa a un testo letto prima di questi due ... Si tratta di un commento che ho fatto slittare volontariamente al mese prossimo, per la seconda puntata, che verrà antticipata di qualche giorno. Ah, e si tratta di una rilettura. Capito tutto, no?? :D




I GATTI DI NIZAMUDDIN
Di Nilanjana Roy



Una seconda lettura a proposito di gatti protagonisti; un altro libro particolare. La maggior parte delle volte preferisco evitare i romanzi che hanno gli animali come personaggi principali, perché generalmente gli autori, in questo senso, sanno creare solo storie scontate, melense, stupide, oltre che trite e ritrite, ma, per la seconda volta, ho avuto una giusta intuizione su un testo diverso e, decisamente, ho avuto anche fortuna.

Un libro che, sicuramente, affascinerà gli amanti dei gatti già dalla copertina, prima ancora di leggerne la trama.

Ci troviamo a Delhi, nel quartiere di Nizamuddin, dove una colonia felina vive a suo modo tra la moltitudine delle altre specie animali. I gatti tutto sommato se la cavano bene, ma improvvisamente si manifesterà qualcosa che li metterà tutti in allarme.

E' chiamata "l'Emittente", e si tratta senz'altro di un gatto particolare, in grado di trasmettere se stesso e i suoi pensieri in modo molto più forte rispetto agli altri felini, insinuandosi così tra le comunicazioni del clan. Tutti sono preoccupati per questo aspetto, e si preparano a proteggere il territorio da un simile invasore.

Ma quest’ "Emittente" è davvero così pericoloso per il clan? Beraal, la gatta bianca e nera che è una combattente migliore di molti maschi, comincia a credere di no, quando si rende conto che si tratta di una gattina ancora molto piccola, raccolta dalla strada e dal pericolo dei cani randagi e che ora vive a casa di alcuni esseri umani. I Piedoni, nel testo.

Ma Beraal si convincerà del tutto soltanto quando avrà incontrato Mara, la gattina Emittente, anche se inizialmente tenterà di ucciderla proprio come le era stato detto di fare.

La gatta vuole invece che Mara sia istruita di modo che sia in grado di controllare le sue "trasmissioni", anche perché pare che un gatto Emittente arrivi al clan quando c'è bisogno di lui.

Ma Mara non uscirà di casa. E' tra le mura confortevoli di questa stessa casa che Beraal le darà lezioni su come utilizzare questi sui "poteri", e sarà proprio da casa, grazie alla sua capacità di proiettarsi lontano, che inizierà a compiere le sue esplorazioni virtuali all'esterno. Ma non si avventurerà mai a conoscere gli altri gatti della colonia, chiamati i Selvatici.

Mara si sentirà più al sicuro in casa, lontana dalla strada, dai pericoli. E anche dalla caccia, quindi dai suoi istinti.

Diversamente da lei la pensano i gatti della colonia, di cui i principali protagonisti sono (a parte la già citata Beraal) l'anziana siamese Miu-Miu, il vecchio Katar, il gatto nero combattente Hulo e il piccolo Mancino, l'orfano del clan, di cui un po' tutti si occupano, benché sia bravissimo a cacciarsi nei guai (come ogni gattino che si rispetti, direi).

Mara conoscerà Mancino, perché il micetto disobbedirà e si intrufolerà a casa dell'altra, facendo con lei amicizia. I due gattini si affezioneranno molto l'uno all'altra, ma su molti aspetti stenteranno sempre a capirsi a vicenda.

Visto così, questo potrebbe benissimo sembrare un libro decisamente infantile. Parrebbe una favola sui gatti, magari carina, ma niente di più.

In alcuni punti, soprattutto all'inizio, può davvero dare questa idea. Eppure, scavando scavando (cioè leggendo leggendo) viene fuori un mondo decisamente più adulto, e che riguarda tutte le tematiche trattate.

Si va da quelle profonde ma semplici come la solitudine, la difficoltà di accettare la propria natura, le amicizie che si perdono a causa dei cambiamenti degli stessi amici, e la paura di uscire dal proprio mondo sicuro in superficie, ma vuoto all'interno.

Sono trattati però temi anche molto più complicati, come l'incattivimento, la reclusione, il male fine a se stesso, la violenza e (potrà mai mancare in una mia lettura?) la morte.

Certe pagine sono sicuramente adatte anche ai più piccoli; altre, decisamente no.

Perché come ci sono i Selvatici, composti dai gatti del clan di Nizamuddin, o gatti di altri quartieri vicini, ci sono anche gli abitanti della Catapecchia. Sono detti i Ferini. Si tratta di un gruppo piuttosto numeroso di gatti, tenuto rinchiuso in una vecchia, lercia e opprimente abitazione, il cui proprietario è un vecchio Piedone malato e decrepito, che vive nella sporcizia e nell'abbandono.

I Ferini non escono mai dalla Catapecchia, né possono vedere la luce dalle tende sempre chiuse e, quando un'animale qualunque finisce per caso dentro a quel covo di orrori, per lui è la fine. Una fine lenta e dolorosa, perché i Ferini torturano e uccidono per divertimento, senza pietà e senza scopo.

Anche il piccolo Mancino si ritroverà intrappolato nella Catapecchia, un giorno che tentava di sfuggire a un cane che lo inseguiva e, se non lo avesse trovato il vecchio umano, non sarebbe mai uscito vivo da quel luogo che odora di follia.

Ma il vecchio è anche malato, e ormai prossimo alla dipartita. Che cosa succederà quando questo sarà morto e le porte della Catapecchia saranno aperte? E' questo fatto a preoccupare particolarmente i membri del clan di Nizamuddin e, quando oramai la guerra tra felini e Ferini sarà alle porte, anche altri animali del luogo si renderanno conto di dover intervenire, anche se all'inizio erano riluttanti.

Ho trovato interessante il fatto che i Ferini abbiano tutti nomi di veleni (Stramonio, Stricnina, Arsenico...), come a sottolineare la ferocia che si è totalmente insediata in loro passo dopo passo, come un veleno che entra in circolo e, in qualche modo, uccide. Per lo meno la parte migliore.

Il capo dei Ferini è Stramonio, un gattone bianco con gli occhi di colore diverso, perfido, malevolo e torturatore, ma che ha paura del cielo, soprattutto quando se lo ritroverà davanti all'ultimo momento. Credo che Stramonio fosse realmente diventato cattivo, e non credo avrebbe mutato mai il suo modo di essere, ma forse sarebbe stato diverso in altre circostanze. Dubito fosse davvero malvagio di natura, ma piuttosto che lo sia diventato per la follia in cui è stato costretto a vivere. Lui, per lo meno. Me lo suggerisce quel suo apparentemente immotivato terrore nei confronti del cielo, come di uno spazio immenso e sconosciuto.

Come ho accennato già prima, altri animali finiranno per aggregarsi alla guerra contro i Ferini da parte dei Selvatici; tra di loro troviamo Rostro, il nibbio, un personaggio decisamente secondario eppure interessante e affascinante di questo testo.

La mangusta Kirri, invece, non prenderà parte alla lotta, ma alla fine farà la sua parte, eseguendo la sua danza.

Tra tutti questi coinvolgimenti è bene non dimenticarsi di Mara. Ancora una volta non uscirà di casa ma, anche se non fisicamente, riuscirà a svolgere il suo importante ruolo di Emittente, trovando una soluzione che aiuterà i gatti di Nizamuddin a riprendere il controllo della battaglia.

L'atmosfera di questo romanzo è inizialmente semplice, abbastanza fresca e, come ho già detto, anche infantile in alcuni momenti; segue facendosi più malinconica, per poi sfociare nell'orrore della violenza e nel rosso del sangue.

All'inizio questo testo potrebbe sembrare una favola, ma non lo è, perché non ci sono pentimenti-lampo da parte dei cattivi, né assoluta pietà da parte dei buoni. Per quanto necessariamente umanizzati per rendere comprensibile la narrazione, questi personaggi mantengono sempre il loro istinto animale anche se, a loro volta, sapranno provare compassione. Ma è una compassione animale, che può portare a un'unica soluzione, in tutti gli ambiti.

Comunque sia, nonostante la parte finale sia un'esplosione di sangue, la conclusione del testo, quella che segue la battaglia, è piuttosto aperta e fa capire che i gatti di Nizamuddin sapranno cavarsela.

Dunque credo di essermi trovata tra le mani un testo davvero particolare, che spazia senza forzature tra generi e registri linguistici diversi, che può divertire o far riflettere e che sa far perdere il contatto con la realtà durante la lettura, gran nota positiva.

Anche se poi, per leggerlo tutto, due giorni sono più che sufficienti.

Un libro per gli amanti dei gatti e adatto a chi, come sempre, non si impressioni troppo a livello letterario. Un libro che a tratti si fa sognante, ma che poi riporta bruscamente alla realtà dei fatti narrati, mostrando un mondo duro e spietato, ma, da un lato, anche fiero di se stesso.

Un testo in cui gli animali sono gli unici protagonisti, mentre gli umani (i Piedoni) fanno solo da sbiadito contorno, come delle comparse senza volto.

E' così che appaiono, per esempio, i padroni di Mara. Ogni tanto vengono nominati, ma il lettore ha l'impressione di non vederli mai in faccia.

In conclusione, direi che ho apprezzato molto questo libro (tranne che per nomi di gatti, come Miu-Miu o Mancino, particolarmente irritanti e stupidi), come tutto ciò che, riguardando gli animali, sia fatto bene. E, in questo senso, di opere "buone" credo ce ne siano davvero poche. Spero però di trovarne qualche altra in futuro.



L'edizione italiana di questo libro è stata stampata dalla Neri Pozza, del 2013.



Voto finale: 7 ½.



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*lady in blue*

mercoledì 10 settembre 2014

HAUNTED SEPTEMBER 1: Haunted + Tourniquet (Fallen)

Ciao!! Eccomi pronta a rompere allegramente con la nuova raccolta di settembre, per il cui titolo sì, ho avuto davvero un'enorme fantasia...da paura proprio!! Diciamo che rifarmi alla prima canzone che andrò a trattare è stata senz'altro una semplificazione, ma posso anche affermare che i post di questo mese gireranno "più o meno" intorno agli argomenti di ossessione-infestazione, anche se per la seconda ci vorrà un po' di fantasia :) Ma come sempre d'altro canto!! Consoliamoci con il fatto che, per il prossimo mese, ho deciso di astenermi dai titoli, idioti o meno, almeno posso evitarvi cavolate varie, il che forse sarà meglio.

Ma come sempre non parliamo troppo per nulla e continuiamo con Fallen. Ovviamente, avendo già presentato tempo fa i brani Everybody's Fool e My Immortal, questa volta posso tranquillamente saltarli a pié pari, e passare allegramente ai successivi: per l'appunto, Haunted e Tourniquet, rispettivamente il quinto e il sesto brano della tracklist dell'album.

Haunted, la cui traduzione potrebbe variare tra ossessionato e infestato, è una canzone che nasce da un vecchio racconto scritto da Ben, che avrà poi ispirato Amy nella stesura del testo.
Di questo racconto, si può trovare qualcosa a questo link: http://evanescencereference.info/wiki/index.php?title=Haunted/it.
Onestamente non so dire se questo sia il racconto originale, oppure un semplice riassunto dello stesso. La trama mi pareva anche caruccia, visti i riferimenti inquietanti e questo folle contrasto tra amore e odio; deve essere interessante leggere una versione più approfondita di questo testo, entrando un po' nei dettagli della vicenda: magari nelle descrizioni della casa, e anche nei sentimenti della bambina, poi donna, tenuta prigioniera, la quale vive unicamente per trovare e uccidere quest'ombra che la trattiene.
E anche sapere qualcosa in più di quest'ombra in sé, non sarebbe male.
Devo dire che, comunque, il ragazzo qui può vantare una bella fantasia malatuccia.... ma poi parlo io :) :) :)

La canzone, sia nel testo che musicalmente, calca molto quest'atmosfera di ossessione e turbamento. Inizialmente, e parlo di una decina di anni fa, ai tempi dell'uscita di Fallen, Haunted non mi piaceva proprio, appena sentivo le prime note, passavo alla canzone successiva. E' solo con gli anni che ho iniziato ad apprezzarla, a maggior ragione quando ho appreso per benino il significato del testo e la sua ispirazione.
Ora, direi che mi piace come le altre canzoni; non è tra le mie preferite, ma devo dire che, di questo album, adesso ce ne sono ben due che mi piacciono meno di questa, benché non ci sia affatto un brano di Fallen che non mi piaccia per niente.

Qui la si può ascoltare in una riproduzione live:

Ovviamente si tratta di un concerto piuttosto vecchiotto, essendoci ancora Ben. Inserisco anche il link relativo a questo video, considerando che, di punto in bianco, il blog potrebbe tranquillamente decidere di non visualizzarlo più, come ho constatato che ogni tanto fa con altri postati tempo addietro: https://www.youtube.com/watch?v=h0eSzk37IVc


Qui il testo:



HAUNTED (INFESTATO)

Long lost words whisper slowly to me (Parole perse da molto mi sussurrano lentamente)
Still can't find what keeps me here
(Ancora non trovo ciò che mi trattiene qui)
When all this time
(Quando per tutto questo tempo)
I've been so hollow inside (Sono stata così vuota dentro)
I know you're still there
(So che sei ancora lì)

Watching me, wanting me
(Mi stai guardando, mi desideri)
I can feel you pull me down
(Riesco a sentirti tirarmi giù)
Fearing you, loving you
(Temendoti, amandoti)
I won't let you pull me down
(Non ti lascerò tirarmi giù)

Hunting you
(Ti sto cacciando)
I can smell you – alive (Riesco a sentire il tuo odore da vivo)
Your heart pounding in my head
(Il tuo cuore martella nella mia testa)
 
Watching me, wanting me (Mi stai guardando, mi desideri)
I can feel you pull me down
(Riesco a sentirti tirarmi giù)
Saving me, raping me, watching me
(Mi stai salvando, violentando, guardando)

(Watching me, wanting me)
(Mi stai guardando, mi desideri)
I can feel you pull me down (Riesco a sentirti tirarmi giù)
(Fearing you... loving you)
(Temendoti … amandoti)
I won't let you pull me down (Non ti lascerò tirarmi giù)
 


In fondo questo testo è corto, anche semplice, ma mi sembra efficace e incisivo per l'argomento trattato e il messaggio inviato. Sicuramente è una canzone tipica di questa band.

**

 Brano successivo: Tourniquet. Fin dall'inizio, questa è sempre stata la mia canzone preferita di Fallen. Inizialmente composta dal batterista Rocky Gray per la sua precedente band Soul Embraced o qualcosa di simile, è stata poi ripresa dagli Evanescence e rivoltata come un calzino, diventando una canzone completamente nuova. E, aggiungerei, grazie al cielo. Infatti, la versione di questa prima band, leggermente diversa nel titolo (My Tourniquet anziché solo Tourniquet), era cantata tutta con lo "stile" growl, ovvero quella voce orripilante di chi pare star vomitando. Io non ho retto ad ascoltarla oltre il primo ritornello, volendo evitare di suicidarmi, dato che già il significato del brano istiga abbastanza di suo.
Ripresa quindi in mano dalla nuova band, la canzone viene modificata, Amy ci inventa di sana pianta la seconda strofa (la quale, nella versione originale, mi pare si ripetesse uguale alla prima) e, cosa più importante, la voce stessa diviene quella di una persona che canta e non più quella di chi è inginocchiato di fronte al cesso a rimettere l'anima.
Il testo è molto forte e impegnativo: Tourniquet, tradotto in Laccio emostatico, ci presenta un soggetto disperato che ha appena compiuto il gesto estremo del suicidio, e chiede a Dio se, per questo motivo, sarà rinnegato come insegna la religione. Questo è, secondo me, l'unico brano in cui sia possibile osservare davvero uno spunto cristiano, anche se decisamente fuori dall'usuale. Mi sono sempre piaciuti i toni oscuri e  (sono ripetitiva) disperati che questa canzone ispira. E' come se fosse percorsa, dall'inizio alla fine, da un urlo costante, e insanabile se non con la morte. Morte sofferta, richiamata per allontanare il dolore, ma che alla fine ne provoca dell'altro. Paura di essere rinnegati dall'altra parte, a prescindere dall'orientamento religioso, a mio parere. Eppure, il titolo stesso, questo riferimento al laccio emostatico, mi ha sempre portato a domandarmi se il protagonista di questa canzone non conservi comunque un certo attaccamento alla vita, alla speranza di salvezza. Per quanto riguarda la prima versione del brano, non ne consiglio molto l'ascolto, di fatti, come dicevo, io non ho mai finito di farlo, ma eventualmente su YouTube si dovrebbe trovare, se qualcuno fosse curioso.
Per quanto riguarda la versione degli Evanescence, la si può sentire qui:

(Il link, nel caso il video sopra non funzionasse: https://www.youtube.com/watch?v=HtRrnyPo7Uo)

Inserisco questo video perché è uno dei pochi dove non viene tagliata la parte finale della canzone, che si chiude con un'orchestrazione, credo di violini, ma spero di non dire una boiata.
In ogni caso, ho sempre trovato la conclusione del brano molto significativa, perché mi dava l'idea della "fine di tutto", ovvero del corpo ormai privo di vita che giace a terra, immerso nel suo sangue, ormai nel freddo e nel silenzio. Come sempre non sarei io se non mi venissero in mente queste immagini. :)

Di seguito, invece, il testo:



TOURNIQUET (LACCIO EMOSTATICO)

I tried to kill the pain (Ho provato a uccidere il dolore)
But only brought more
(Ma ne ho solo provocato di più)
(So much more)
(Molto di più)
I lay dying (Giaccio morente)
And I'm pouring
(E sto versando)
Crimson regret and betrayal (Rimpianti e tradimenti rosso sangue)
I'm dying, praying
(Sto morendo, pregando)
Bleeding and screaming (Sanguinando e urlando)
Am I too lost to be saved
(Sono troppo persa per essere salvata?)
Am I too lost?
(Sono troppo persa?)

My God my tourniquet
(Mio Dio, mio laccio emostatico)
Return to me salvation
(Ridammi la salvezza)
My God my tourniquet
(Mio Dio, mio laccio emostatico)
Return to me salvation
(Ridammi la salvezza)

Do you remember me
(Ti ricordi di me?)
Lost for so long
(Persa per così tanto tempo)
Will you be on the other side (Sarai dall’altra parte)
Or will you
forget me (O mi dimenticherai?)
I'm dying, praying
(Sto morendo, pregando)
Bleeding and screaming (Sanguinando e urlando)
Am I too lost to be saved
(Sono troppo persa per essere salvata?)
Am I too lost?
(Sono troppo persa?)

My God my tourniquet
(Mio Dio, mio laccio emostatico)
Return to me salvation
(Ridammi la salvezza)
My God my tourniquet
(Mio Dio, mio laccio emostatico)
Return to me salvation
(Ridammi la salvezza)

I want to die!!!
(Voglio morire!!!)

My God my tourniquet
(Mio Dio, mio laccio emostatico)
Return to me salvation
(Ridammi la salvezza)
My God my tourniquet
(Mio Dio, mio laccio emostatico)
Return to me salvation
(Ridammi la salvezza)

My wounds cry for the grave
(Le mie ferite invocano la tomba)
My soul cries for deliverance
(La mia anima invoca la liberazione)
Will I be denied Christ
(Sarò rinnegata, Cristo?)
Tourniquet
(Laccio emostatico)
My suicide
(Il mio suicidio)

Return to me salvation (Ridammi la salvezza)
Return to me salvation (Ridammi la salvezza)

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Bene, ho finito di rompere anche per questa volta :D! Le prossime due puntate di settembre saranno relative a un altro paio di commenti librari, ma non anticipo nulla di più.

*lady in blue*