Ovviamente sono di nuovo qui a rompere, per concludere l'assurdissima raccolta denominata JUNE OF GHOSTS, anche se bisogna ammette che in questa puntata i fantasmi sono piuttosto immaginari, o per lo meno, ci sono solo per sentito dire.
In teoria avrebbero dovuto esserci, eh, ma facciamo finta di niente.
Si vede che l'egregio signor King, scrivendo questo romanzo, si è allegramente perso per strada e si è dimenticato che genere di storia aveva intenzione di scrivere, e anche a che cosa si dedica di solito.
O magari no, chi lo sa.
Ma va bene, direi che tanto vale postare il commento relativo a Joyland senza girarci troppo intorno.
Come si è già potuto intuire dalla premessa, questa recensione non ha proprio nulla di positivo, quindi non la consiglio troppo a chiunque abbia apprezzato questo romanzo.
E' strano anche per me aver commentato negativamente un libro di Stephen King, ma insomma, quando ci vuole ci vuole.
L'unica speranza è che si tratti soltanto di uno scivolone ... fortunatamente, l'ultimo scritto dell'autore (Doctor Sleep, la recensione in proposito prossimamente su questo blog ^^) sembra essere vecchio stile... E i lettori intelligenti ringraziano.
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JOYLAND
Di Stephen King
Inizio dicendo che da questo libro mi aspettavo decisamente
di più, come mi aspettavo di più dall'autore. Sarà una questione di impressioni
personali, ma l'ultimo romanzo dell'acclamato Re non mi è piaciuto proprio.
Partiamo dal principio: il protagonista, che racconta la
storia in prima persona scrivendo le sue memorie, è tale Devin Jones che,
nell'estate e nell'autunno del 1973 lavorò al parco divertimenti di Joyland,
nella Carolina del Nord. Lui viene dal Maine, dove ha lasciato il padre, il
lavoro da schifo alla mensa e la fidanza Wendy che è pronta a partire
allegramente per Boston.
Dunque: Wendy è brutta e cattiva e appena ne ha l'occasione
molla il caro Devin per un altro, spezzandogli il cuore eccetera eccetera. Già
di questo aspetto poteva non fregarmene particolarmente. Insomma, non ho certo
voglia di leggere delle lagne di un ventunenne alle prese con le delusioni
scaturite dal primo amore andato male. Mi domando però come mai a Devin,
tradito, sia concesso tanto di fare la vittima, mentre quando a subire il
tradimento sono le donne sembra tutto molto più normale. Bah.
Devin Jones, soprannominato fin da subito Jonesey al parco
divertimenti, entra a far parte della grande famiglia del carrozzone,
conoscendo i personaggi che più saranno influenti nel corso della storia: il
signor Esterbrooks, il proprietario del parco, Fred Dean, l'addetto
all'amministrazione e all'assunzione del personale, Lane Hardy, uno dei
manovratori di giostre che incanta tutti con la sua parlantina da luna park e
che, per così dire, prende Devin sotto la sua ala (diventerà anche il suo
caposquadra, per il quale effettivamente Devin lavorerà) e Rozzie Goldman,
ovvero Madame Fortuna, come è definita a Joyland, la chiromante. Si dice che il
novanta per cento di quello che dice siano idiozie, ma che per il restante
dieci ci prenda eccome. Rozzie dice a Devin di stare lontano dal Castello del
Brivido, unica attrazione al buio di Joyland, stile casa dell'orrore, dove pare
ci sia lo spettro di una ragazza uccisa che si mostra solo ad alcuni dipendenti
del parco. Gli dice anche che nel suo futuro vede una bambina con un cappello e
una bambola e un ragazzino con un cane. E che uno dei due avrebbe un potere
speciale, anche se non sa dirgli quale.
Per saperne di più sullo spettro, Devin chiederà maggiori
informazioni (come gli è stato consigliato) alla sua futura padrona di casa, che
gli racconterà di un delitto avvenuto proprio nel Castello del Brivido quattro
anni prima. C'è anche qualche foto della vittima (Linda Gray) insieme al suo
assassino, scattata dalle cosiddette Sirene di Hollywood, ragazze impiegate nel
parco per rompere le scatole scattando fotografie ai bifolchi (da chiamare
assolutamente frollocconi), tentando
poi di vendergliele. Ma da queste istantanee si vede proprio poco, anche perché
l'uomo misterioso indossa berretto da baseball e occhiali scuri. Ma ha un
tatuaggio raffigurante un aquila o un falco sulla mano. Questo sarà senz'altro
un dettaglio importante, ma non nel modo in cui si potrebbe pensare.
Bene, dato il quadro generale della situazione, si penserà
(come quando l'ignaro lettore legge la trama del racconto): beh, sembra una bella premessa per una
storia di fantasmi, come fa a sembrare un brutto libro? Sono d'accordissimo,
parlasse di sto benedetto spettro, con la maestria di King in questo genere di
cose, sono certa che sarebbe stato un romanzo dal quale non staccarsi un
attimo. Ma si dà il caso che l'adorabile fantasma di Linda Gray non solo passi
in secondo piano, ma direi piuttosto in terzo se non in quarto o in quinto.
Non per niente la vediamo (per così dire) non più di mezza
volta: quando Devin e gli amici che lavorano con lui, Tom e Erin, entreranno
quasi per scherzo nel Castello del Brivido nel loro giorno libero, e sarà
proprio Tom, quello che non credeva all'esistenza dello spettro, a vedere la
ragazza defunta. Fantasia delle fantasie, vede colui che non crede.
Dunque vi domanderete giustamente: ma se questo libro parla così poco del fantasma come dici, quale mai
sarà l'argomento principale? Il guaio è che questa è una domanda che mi
pongo anch'io.
Mi sono ritrovata a sfogliare le pagine continuando a
pensare: Avanti signor King, più fantasma
e meno chiacchiericcio inutile! Arriviamo al punto, su! Ma superata la metà
del testo, ho capito che le mie erano vane speranze. Ho letto altri libri di
King che iniziavano un po' moscetti per poi andare alla grande nel seguito, ma
questo non è stato certo il caso.
Comunque sia assistiamo all'incontro del caro Devin con la
bambina di cui gli parlava Rozzie (niente di importante ai fini della storia,
se non per marcare l'idea che Rozzie qualche volta ci prende, e per farci
capire meglio che Devin è il protagonista e quindi l'eroe eccetera eccetera), e
poi a quello del ragazzino con il cane.
Ora non so dire se mi sia stato più antipatico Devin o Mike
(il ragazzino, per l'appunto). Mi ha fatto sorridere un commento trovato sul
web, dove si sosterrebbe che è impossibile non provare simpatia per il
protagonista. Il che è strano, perché io ci sono riuscita benissimo. L'ho
trovato odioso fin dalla prima pagina: la vittimina che viene tradito dalla
fidanzata che è una brutta serpe (come tutte le ragazze, quando si comportano
come gli uomini), il ragazzo modesto barra eroico barra amato da tutti barra
bravo a fare qualunque cosa faccia per la prima volta. Insomma, un personaggio
così odioso (e l'egregio signor King mi perdoni l'irriverenza...ma scontato.
Molto, molto scontato) come più odioso non si può. E salva la bambina dal soffocamento
con l'hot dog, e salva Eddie Parks (un altro tizio che lavora a Joyland,
volutamente antipatico, irritante e stupido) da un attacco di cuore, e diventa
il più bravo di tutti a impersonare Howie, la mascotte del parco per cui i
bimbi vanno matti, e a Joyland è adorato da tutti. E che noia!! Più fantasma e meno chiacchiericcio inutile,
signor King!! Su!!
Infine il colpo di grazia: arriva Mike Ross. Il ragazzino
sulla sedia a rotelle affetto dalla sindrome di Duchenne che è tanto maturo,
tanto adorabile...e tanto sensitivo. Con lui ci sono il cane di cui parlava
Rozzie e la madre Annie. Questa prima si comporta in modo seccato nei confronti
del ragazzo che inizia allegramente a rompere le scatole, poi lo accetta e gli
si avvicina. Per giungere poi, più avanti, alla scontata conclusione della
faccenda. Scontata e anche disgustosa e irritante, se posso aggiungere.
Sta di fatto che Mike fa capire a Devin di essere in
possesso di questo potere speciale, e più volte gli suggerisce la frase non è bianco, che nemmeno lui sa a cosa
si riferisca di preciso, ma che a quanto pare ha a che fare con l'omicidio del
Castello del Brivido.
Comunque sia, arriva il momento di salutare allegramente il
lavoro estivo, ma Devin decide che sì, meglio restare a Joyland ancora un po' e
mollare l'università. In fondo non gli va giù che Tom abbia visto lo spettro e
lui no. Al che il lettore si domanda: Arriviamo
finalmente allo spettro, signor King? Finalmente ci siamo? Ci ha fatto
aspettare così a lungo, ma il bello sta per arrivare? E invece si tratta
come sempre di vane speranze.
Dunque Devin rimane al parco, ma Erin e Tom se ne vanno, e
il nostro protagonista noioso chiede a Erin di fare delle ricerche per lui a
proposito dell'omicio di Linda Gray. Quando, più tardi, durante l'autunno, la
ragazza tornerà a trovare l'amico, gli rivelerà quel che ha scoperto, ma oramai
mancheranno non più di un centinaio di pagine alla fine del romanzo, e c'è ben
poco da parlarne.
Anche perché, prima della conclusione dove si svela
finalmente sto benedetto assassino, c'è la visita a Joyland che Devin regala a
Mike per farlo contento, nonostante gli iniziali categorici rifiuti di Annie. E
qui proprio non ho capito, anche se magari è perché sono strana io. Ma se io
avessi dodici anni, fossi bloccata su una sedia a rotelle, e mi portassero a un
parco divertimenti per la prima volta nella mia vita a farmi fare le giostre
per i bambini piccoli perché, per via delle mie condizioni, non posso
pretendere di più, mi sentirei umiliata e preferirei stare a casa, altro che
felice come una Pasqua, come invece si dimostra Mike.
Mike e il suo cavolo di aquilone, che un giorno Devin gli ha
spiegato come far volare (c'erano dubbi
sul fatto che Devin ci sarebbe riuscito, dando così una gioia infinita al
bambino disabile? Ma figuriamoci, lui è l'eroe degli eroi).
E così arriviamo alla conclusione: dopo uno strano
avvenimento nei pressi del Castello del Brivido durante la visita a Joyland di
Mike, dopo aver rimuginato a lungo sulle informazioni ricevute da Erin, Devin
Jones si fa improvvisamente Sherlock Holmes e risolve il crimine (o meglio, i
crimini), proprio nel momento in cui il dolce assassino sceglie di
telefonargli...e di dargli appuntamento a Joyland.
Ancora una volta eviterò di raccontare il finale, ma non è
che ci voglia molto o sia particolarmente eclatante. Sappiamo già che il
protagonista non può certo essere ucciso, visto che sta scrivendo le sue
memorie.
Così resta solo una cosa (piuttosto ovvia) da domandarsi.
Niente in più da dire, questo libro non mi ha detto
assolutamente niente, anzi, l'ho trovato parecchio banale e noioso. Ho
continuato a leggerlo tanto perché 1. le cose incomplete mi danno sui nervi 2.
era pur sempre un romanzo di Stephen King, per cui era giusto concluderlo 3.
volevo sapere in ogni caso chi fosse l'assassino. Speravo almeno in un colpo di
genio nel finale, ma proprio... soprattutto per la storia del non è bianco. Ma per favore!!
L'unica cosa divertente, per me, è stata la Parlata di Joyland,
secondo la quale i bifolchi che frequentano il parco divertimenti sono i frollocconi, o dove i bagni sono
chiamati i cacatanto.
Mi sono tenuta l'espressione frollocconi, che penso userò
per un po'. Per il resto questo libro mi ha proprio delusa.
Spero di non essere sembrata esageratamente offensiva in
questo commento (d'altro canto ho letto una sola recensione quasi negativa per
questo romanzo, le altre erano tutte entusiastiche), ma forse il mio disappunto
in proposito è dovuto specificatamente al fatto che da questo autore mi
aspettavo parecchio di più, qualcosa nel suo stile che, in questo caso preciso,
sembra proprio essersi perso per strada.
Insomma, se anche i grandi autori e i grandi geni cominciano
a scrivere storielle noiose dove dobbiamo sorbirci il protagonista lagnoso ed
eroe della situazione, che cosa ci resta di bello da leggere? E' deprimente.
Altra faccenda particolarmente antipatica: che non esista
una suddivisione in capitoli possiamo anche lasciarlo correre, anche se è
fastidioso, ma che i paragrafi siano separati gli uni dagli altri da degli
improponibili cuoricini...quello no! Il Re dell'horror non può farmi una cosa
simile. Anche se la cosa mi ha dato un'ideuccia graziosa: in quel che scriverò
d'ora in poi (sempre che riesca a
scrivere qualcosa, non ci spero troppo ormai. NDR) saranno aboliti gli
asterischi per separare i paragrafi. Al loro posto... i teschietti con ossa scrociate!
Ovviamente l'idea è nata dalla frase mentale I cuoricini signor King? Ma non sarebbero
stati meglio degli adorabili teschietti? Beh, visto che lei non apprezza
l'idea, vorrà dire che li userò io.
Ma meglio non far troppo caso ai miei deliri verso l'autore.
Concluderei dicendo: una lettura deludente, consigliata a
chi non ha voglia di impressionarsi e non vuole impegnarsi con una storia
forte. Adatto a chi ha bisogno di evadere dalla realtà per mezzo di
protagonisti eroici e noiosi.
Chiedo seriamente scusa al signor King, ma mi dispiace,
questo libro non ha nulla di lui e del suo genio.
Ma sicuramente (come ho già potuto constatare) piacerà a
molti altri lettori.
Mi domando che cosa si siano fumati coloro che l'hanno
paragonato a quel capolavoro del Miglio
Verde. Siamo lontani anni luce, ragazzi.
Mettere sullo stesso piano John Coffey e Mike Ross proprio
non funziona.
Detto questo, a ognuno l'eventuale lettura e le eventuali
opinioni personali. Chissà, magari ho solo detto un mucchio di idiozie e non
capisco un tubo.
Voto finale: 4. E mi sento generosa.
***
*lady in blue*