Secondo libro letto nel 2014: Doctor Sleep di Stephen King, il seguito di Shining. Ricordo di averlo acquistato sperando in bene, dopo la catastrofica delusione di Joyland, e vi lascio subito al commento in proposito per scoprire se le mie siano state solo vane speranze o meno ;).
Oltretutto, chissà se a breve mi deciderò a prendere in mano il nuovo romanzo dell'autore che mi attende da Natale? Sarà il caso ...
DOCTOR SLEEP
Di Stephen King
Ebbene, signore e signori, pare che il signor King sia
rinsavito dopo la balorda botta in testa che l’aveva portato a scrivere
quell’obbrobrio di Joyland. Bene, tiriamo un sospiro di sollievo per aver
recuperato un ottimo autore, possiamo anche perdonargli un cattivo libro.
Ma dunque, veniamo a questo nuovo romanzo.
Doctor Sleep è il
seguito del celeberrimo Shining e no,
non assistiamo a nessuna resurrezione di Jack Torrance, ma andiamo a ritrovare
il figlio di quest’ultimo, Danny, da adulto.
Anche se non subito.
All’inizio di questa nuova storia è ancora un bambino e
alcuni fantasmi provenienti dall’Overlook Hotel tornano a presentarsi a lui
anche nella sua nuova vita, rendendo infinito l’incubo. Danny riceverà aiuto,
ancora una volta, dall’amico Dick, il vecchio cuoco dell’Overlook, che gli
fornirà una speciale difesa contro gli spettri. E questa difesa, alla fine
della storia, diverrà la sua … arma.
Ma se Danny è riuscito a liberarsi dei fantasmi
dell’Overlook, non è lo stesso per il suo potere, la luccicanza che, sebbene si
affievolisca con gli anni, non gli lascia tregua.
E penso che anche il trauma infantile causato dall’albergo e
dal dolce papino non siano da trascurare.
Per questo Danny, (ormai troppo grande per il suo diminutivo
d’infanzia, che infatti si tramuta nel più adulto Dan), segue amabilmente le
orme del padre e diventa un adorabile relitto umano reso una specie di orrida
sottiletta a causa dell’alcolismo.
Dopo aver perso numerosi lavori, essere anche finito in
galera, e aver vissuto a zonzo per gli Stati Uniti senza mai stabilirsi in un
posto preciso (nel frattempo la madre Wendy è morta), una mattina si sveglia a
casa di Deenie, una ragazza conosciuta in un bar la sera prima.
Quel che accade quella mattina a casa della ragazza, lascerà
Dan traumatizzato e totalmente schifato di se stesso. Ma alla fine lo fa
comunque, e fugge.
Dan si porterà dentro per tanti anni il peso di quello che
ha visto e quello che ha fatto a casa di quella ragazza, quando ha toccato il
fondo, ma non riuscirà a liberarsi molto presto di questo fantasma. Onestamente, senza raccontare in effetti che cosa avviene
a casa di Deenie, devo dire che si tratta senz’altro di una cosa orribile, ma
non riesco a trovare un motivo per biasimare Dan per quello che ha fatto.
Certo, fa indubbiamente schifo come uomo, è caduto veramente
in basso, ma questo riguarda il modo in cui si è ridotto, quello che fa a se
stesso.
Non è terribile quel che fa
a Deenie, a mio parere. È lei, piuttosto, a disgustarmi profondamente.
Per lo meno Dan si limita a distruggere se stesso, mentre
lei … no.
Ma leggere per scoprire.
Dan intraprende quindi un nuovo viaggio. L’ultimo, perché
finalmente si fermerà. Si stabilirà finalmente a Frazier, nel New Hampshire,
inizierà a lavorare dapprima alla micro
città (i giardini pubblici della cittadina) e, a fine stagione, diverrà una
specie di inserviente –tuttofare dell’ospizio.
Ma in realtà, alla casa di riposo, Dan diventa molto di più:
lui è Doctor Sleep, il Dottor Sonno, colui che aiuta i pazienti nel loro ultimo
viaggio, facendoli andare via in pace. Finalmente un buon utilizzo della
luccicanza.
A mostrargli gli uomini e le donne che hanno bisogno del suo
aiuto, è il gatto Azzie, personaggio secondario
ma attrattivo, come ogni buon gatto che si rispetti.
Ma Dan, appena arrivato a Frazier e trovato lavoro alla
micro città avrà un altro serio problema da affrontare: il poco simpatico
alcolismo. Grazie all’aiuto del nuovo amico Billy e del suo attuale capo, il
signor Kingsley, un ex alcolista (non è strano che un ex alcolista abbia un
cognome tanto simile a quello dell’autore? Mah … ), riuscirà ad affrontare il
problema e comincerà a frequentare gli incontri dell’ AA, gran buon programma
se si escludono tutte le boiate religiose che pare propini.
È qui che Dan conosce il dottor John Dalton, aiutandolo a
ritrovare una certa cosina perduta, facendogli capire, quindi, di essere in
possesso di una qualche strana facoltà.
E Dalton sarà una specie di collegamento tra Dan e un altro
importante personaggio della vicenda.
Ma andiamo con ordine.
Perché prima di “conoscere” quest’altro personaggio, ci
viene presentato il Vero Nodo, un club davvero stranuccio. Al primo momento
viene da dirsi “NOOOO! Il fantasy noooo!!”, ma alla fine tale paura è da
considerarsi abbastanza infondata. Certo, si tratta di una setta fantasiosa, ma
in definitiva non la definirei esattamente come una trovata da genere fantasy
o, per lo meno, la cosa è decisamente mitigata dal resto della storia.
Comunque, i simpaticoni di turno, dall’apparenza innocua e
con tutti i documenti in ordine, fanno parte di un gruppo che viaggia per
l’America su camper vecchi e scassati alla ricerca di vapore, come loro chiamano la luccicanza, la quale costituisce il
loro cibo/elisir per l’immortalità. E in generale, per lo meno la luccicanza
“potente” ce l’hanno i bambini e i ragazzini.
Come Bradley Trevor, il tredicenne che impareremo a
conoscere come il “ragazzo del baseball” rapito dalla setta per divorare il
vapore di cui è costituito. Solo che, perché questo sia più puro, si deve
seguire una certa … regola. È, infatti, proprio in concomitanza con la sua
uccisione che assistiamo al momento più forte del romanzo, per lo meno per me.
Ho trovato la scena piuttosto agghiacciante e impressionante.
Ma come Bradley Trevor, anzi, più del ragazzo del baseball,
c’è anche Abra Stone, la bimba, poi ragazzina, in possesso della luccicanza più
forte in assoluto.
Abra (che cacchio di
nome è? NDR) sarà in grado di mettersi in contatto con Dan fin da piccolissima,
inizialmente senza rendersene conto. E anche di prevedere il futuro o di
eseguire strani giochetti che spaventeranno i genitori.
Tra le sue previsioni, quando ha ancora pochi mesi, troviamo
anche l’attentato dell’undici settembre 2001 alle Torri Gemelle, mostrato ai
genitori in maniera velata nei loro sogni. Onestamente non so dire se questa
sia stata una scelta discutibile o meno, da parte dell’autore. È pur vero che
dovendo mettere in mezzo un anno come il 2001 e, al contempo, una bimba con poteri
così forti, l’accostamento tra le due cose risulta in un certo senso
indispensabile.
Ma chi lo sa, l’ardua sentenza ai posteri.
Abra, ancora piccola, capterà anche l’uccisione del ragazzo
del baseball, ma cercherà di dimenticarsene, fino a quando quella certa
casualità non glielo riporterà alla mente, un paio d’anni più tardi, quando
sarà un po’ più cresciuta.
Sarà in questo momento che contatterà Dan in maniera
finalmente consapevole.
C’è da notare un certo particolare: Abra avrà, anche se poco
presente, quel che i suoi genitori definiscono come l’amico immaginario. Stranamente, il suo nome è Tony.
Comunque sia, Abra non è la sola a sentire il Vero Nodo e l’uccisione di Bradley Trevor.
Infatti, anche Rose, soprannominata Rose Cilindro, il capo
della setta, percepirà la sua presenza mentre si inzuppa per bene le mani di
sangue.
E ovviamente, Abra, con il suo potere stratosferico, è da
considerarsi un boccone parecchio prelibato per il Vero Nodo. Ma anche una
salvezza, alla fine, visto che la setta si sta infettando a causa di … una
piccola rivincita inconsapevole da parte del ragazzo del baseball.
Devo aprire però una piccola parentesi a proposito di un
aspetto di questo club di psicopatici: la scelta dei nomi. No, perché tra Rose
Cilindro, Nonno Zecca, Papà Corvo, Sam Sozzone e Andi Serpente mi aspettavo
soltanto che spuntasse anche Papà Gambalunga.
Ma non sarà soltanto il Vero Nodo a mettersi alla ricerca di
Abra. Anche la ragazzina, dal canto suo, vorrà ingaggiare una lotta spietata
contro i simpaticoni, in particolare verso Rose, la sua vera rivale. Mi è
piaciuto il momento in cui entrano l’una nella mente dell’altra, l’ho trovato
suggestivo e davvero carico di “potere”.
Abra riceverà l’aiuto di Dan, incontrandolo finalmente di
persona, dell’amico di quest’ultimo Billy e da John Dalton, che in definitiva è
da sempre il suo pediatra. Collegamento indispensabile affinché Dan non sia
fatto a fettine dai genitori della ragazzina.
Da qui verrà ingaggiata la “lotta finale” del cosiddetto
bene contro il cosiddetto male, che finirà per consumarsi proprio dove un tempo
sorgeva l’Overlook. Ma il cosiddetto bene in fondo non lo è poi completamente,
visto il passato burrascoso di Dan e la luce spietata e vendicativa negli occhi
di Abra. E il cosiddetto male finisce per far quasi pena, perché i personaggi
che lo costituiscono sono veramente tristi. Anche se tristezza in senso
positivo la riesce a ispirare solo Andi Serpente che, a causa delle ripetute
violenze del padre durante l’infanzia, ha perso ogni sentimento e ogni umanità.
Del passato degli altri membri non sappiamo nulla, per cui
li troviamo soltanto tristemente squallidi.
Come sempre non si racconta il finale, ma devo fare i miei
più sentiti complimenti a Abra quando sceglie brillantemente di farsi rapire.
Perché capire la frase “resta a casa della tua amica” non sembrava tanto
difficile. Al lettore viene voglia di farle un applausone e di lasciare che si
arrangi.
Nel finale, poi, ritroviamo per qualche attimo un
personaggio che … non ci saremmo aspettati.
In definitiva direi un gran bel romanzo, magari non
eccezionale come altri (Il Miglio Verde o It per fare un paio di esempi), ma
come un degno libro di Stephen King e un degno seguito di Shining.
I personaggi sono stati caratterizzati bene, a partire da
Dan, assistendo alla sua crescita (o forse rinascita) fino a vederlo finalmente
liberarsi da tutti i suoi fantasmi, per arrivare a Abra, la ragazzina potente e
legata al bene eppure spesso irritante come ogni ragazzina che si rispetti,
fino a Rose Cilindro, la perfida stregaccia malefica che però prova paura e
sgomento di fronte a quel che non può controllare.
L’unica cosa che, forse, il Signor King si poteva evitare
era presentarci la buona Abra bionda e la cattiva Rose con i capelli neri.
Insomma, un concetto un po’ trito e ritrito oltre che scontato.
Ma tutto è meglio dei cuoricini come separatori dei
paragrafi.
Infine, sono contenta di aver ritrovato il vero Stephen King, che sa creare e analizzare ciò a
cui dà vita in modo spietato e crudo, eppure emozionante.
Mi piace anche come ancora si sente il legame di Dan al padre, come questo, trovandosi
alcolista come Jack, gli si senta in qualche modo vicino.
Anche se poi veniamo a conoscenza di un particolare che ci
farà amare Jack Torrance ancora di meno, anche se … c’è un anche se.
Direi basta, dato che non vorrei rivelare nulla di più sulla
storia in sé.
Ottima narrazione, ottimo intreccio e ottima suspense. In
certi punti rallenta un po’, appesantendosi un filo, ma mai in modo
significativo o esagerato.
Insomma, possiamo dire di esserci evitati il chiacchiericcio
inutile di cui era esclusivamente composto Joyland.
Dunque un bentornato nel
mondo degli scrittori capaci all’egregio Signor King. Se dovrà pubblicare
ancora (non è per dire, ma superare i sessanta libri forse è un po’ esagerato
per chiunque), speriamo rimanga su questa linea.
Voto finale: otto e via!
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*lady in blue*