world of darkness

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domenica 26 gennaio 2014

IT (Stephen King)

Ciao!!
Dai che forse riesco ad aggiornare in tempi quasi decenti...Non che le cose qui siano migliorate, ma dettagli.
Comunque non mi dispiacerebbe cercare di mantere un ritmo abbastanza buono con i post...così, tanto per non andare avanti per i prossimi tre millenni :)
Oggi posto il commento di un libro, così mi porto un po' avanti con questi...ancora una volta parlerò di un testo che ho letto verso l'inizio dell'anno scorso (sarà stato tra febbraio e marzo 2013).
Un libro di Stephen King, che possiamo tranquillamente classificare come dinosauro vista la sua mole: IT.
Devo dire un testo che mi è piaciuto molto, anche se alle volte, vedendo i caratteri tanto piccoli e le infinite pagine veniva quasi da piangere...un libro che dà l'idea di essere infinito, anche se poi, in realtà, non risulta quasi mai pesante. Un libro oscuro e, sotto certi aspetti, molto astratto, che sembra nato da un incubo.
Una trama superba e dei personaggi (quasi tutti) convincenti...insomma, una lettura decisamente piacevole, anche se non di certo leggera.

Ora vi lascio al commento del testo, scritto direttamente dopo la lettura. Spero risulti interessante :)



IT
Di Stephen King

Prima di decidermi a iniziare questo libro, sono sincera, ci ho messo un bel po’. Meglio leggere prima questo, prima quest’altro, IT è da prendere in mano solo quando non avrò più niente da leggere. D’altro canto parliamo di 1238 pagine: meglio andarci piano.
Ma poi è arrivato il momento di rimboccarsi le maniche mentali e di darci dentro. Ci è voluto un po’, ma alla fine l’agognata ultima pagina è stata raggiunta (a dispetto della mia sensazione che questo testo non finisse mai).
Con questo libro, pubblicato nel 1986 e che si svolge un po’ nel ’58 e un po’ nell’ ’85, l’autore si conferma (almeno ai miei occhi, perché lo si sapeva già) un grande maestro della narrazione, e un gran tessitore di trame horror.
Nonostante gli anni di svolgimento della storia siano il 1958 e il 1985, tutto comincia nel ’57, dopo l’alluvione. A Derry, nel Maine, un bambino in impermeabile giallo gioca a far correre sull’acqua piovana la sua barchetta di carta; gliel’ha costruita il fratello maggiore, che in quel momento è a casa con la febbre.
La barchetta, mentre se la viaggia, viene trascinata dall’acqua in uno dei condotti che conducono alle fogne. È lì che IT, in costume da clown con i pon pon arancioni per bottoni, appare a George, il bimbo in impermeabile giallo. George all’inizio non vuole parlare al clown, in quanto sconosciuto, ma questo fa le presentazioni (lui si chiama Pennywhise o anche Bob Gray) e quindi è tutto sistemato. Beh, almeno per il clown. Dopo avergli parlato di palloncini e di un luogo dove si vola, IT afferra George per il braccio, e glielo stacca allegramente.
George muore, forse per dissanguamento o forse per lo shock, sta di fatto che da quel momento in poi, a Derry, inizierà una serie di sparizioni e di strani omicidi che hanno come vittime bambini e ragazzi.
Ma, come si scoprirà, Derry è sempre stata teatro di fatti strani e mostruosi. Sempre; ciclicamente.
Il fratello di George, Bill Denbrough, ha undici anni e sarà uno dei protagonisti di questa storia, insieme ai suoi migliori amici.
Dopo l’incidente di George, si viene catapultati d’improvviso nel 1984, quando un omosessuale ha perso la vita dopo essere stato gettato nel fiume da alcuni ragazzi rompiballe, classici bulli che non hanno niente di meglio da fare che stressare il prossimo. Ma l’uomo non è morto per annegamento, non è vero? Sia alcuni dei ragazzi che l’hanno aggredito che l’accompagnatore della vittima hanno visto il clown che lo trascinava e gli dava una bella sgagnata (mi si perdoni il milanesismo) sotto l’ascella. Ma il compagno del gay viene convinto a non testimoniare, di modo da poter così schiaffare dentro i rompiscatole. Ma dopo ventisette anni (ventisette. Come sempre, più o meno), c’è qualcosa che di nuovo non va. Qualcosa sta tornando, perché anche le sparizioni e uccisioni mostruose di bambini e ragazzi ricominceranno dopo questo primo episodio. Lo sa Mike Hanlon, l’unico degli amici di Bill Denbrough del ’58 a essere rimasto a Derry, ed è per questo che, dopo vari tentennamenti, si decide a fare quelle sei telefonate.
Perché loro, da bambini, avevano giurato che se IT fosse tornato, sarebbero tornati anche loro per distruggerlo definitivamente.
1985: Mike Hanlon, da Derry, telefona ai suoi vecchi amici d’infanzia, con i quali ha costituito il club dei Perdenti, dice loro che IT è tornato, e chiede loro se ricordano la promessa, e se la manterranno. La promessa la ricordano, anche se vagamente (come vagamente ricordano Mike, ma solo dopo aver ricevuto la telefonata), ma del resto, di quell’estate del ’58 in cui combatterono IT, non ricordano assolutamente nulla, nemmeno IT stesso.
Forse è soltanto uno di loro a ricordare che cosa fosse veramente quel mostro: Stanley Uris, detto Stan, che, dopo aver ricevuto la telefonata di Mike, si taglia le vene nella vasca da bagno, tracciando la scritta IT sul muro con il proprio sangue. Ma andando avanti con la storia, conoscendo meglio i personaggi, non è difficile credere che fosse Stan il più propenso a ricordare IT, o almeno a ricordare abbastanza da aver troppa paura per affrontarlo. Detto Stan l’Uomo, lui è il più precisino, il più pulito, il più diligente. Ma è anche il più piccolo nella banda di bambini, e anche il più spaventato e il più restio ad accettare quanto sta accadendo.
Questa è comunque l’unica telefonata di Mike a concludersi con un suicidio; gli altri cinque, anche se terrorizzati da non ricordano bene che cosa, intendono mantenere la loro promessa.
Così conosciamo i Perdenti: oltre a Mike, che ancora vive a Derry e fa il bibliotecario, e a Stan, che invece era un imprenditore di successo, troviamo Ben Hascom, che è un famoso architetto, Eddie Kasprak, che possiede e gestisce un’importante società adibita al trasporto in limousine di personaggi famosi, Richie Tozier, famoso DJ, Beverly Marsh, famosa stilista e, ovviamente, Bill Denbrough, famoso scrittore. E subito la cosa salta all’occhio: o famoso o importante, comunque ognuno di loro ha avuto successo; tutti tranne Mike, l’unico a essere rimasto a Derry dopo quell’estate di ventisette anni prima.
Comunque non per tutti è semplice scrollarsi di dosso la vita quotidiana per tornarsene nel Maine per mantenere fede a una promessa che a stento ricordano a quasi trent’anni di distanza: Ben e Richie se la cavano senza troppi problemi, anche se il secondo si prende qualche mandata al diavolo, ma Eddie deve fare i conti con la moglie che tanto ricorda sua madre, e Beverly deve farli con il marito che tanto ricorda suo padre. E se il primo riesce ad andarsene soltanto lasciando la pazza che ha sposato in lacrime e reduce dalle scene tragiche infinite più incredibili del mondo, Beverly le prende di santa ragione. Tom, suo marito, non è un dolce individuo, e questa non è certo la prima volta che la picchia, anche se di lui sappiamo che sua madre si divertiva molto a sculacciarlo e che, il dolce uomo, ha capito in età adulta che è meglio essere lo sculacciatore che lo sculacciato. Ma poi anche Beverly le suona di santa ragione a Tom e, dopo essersene andata di casa, viene aiutata da un’amica a mettere tutto a posto per poter partire per il Maine.
Bill, dal canto suo, è sposato con Audra, un’attrice che deve interpretate proprio la rappresentazione cinematografica di un suo libro, e lui finisce per rivelarle dove sta andando prima di mettersi in viaggio. In quel momento, Bill, ricorda anche che suo fratello non è morto e basta nel lontano ’57, ma è stato assassinato. Sembra incredibile, ma non lo ricorda più, come non ricorda tutto il resto. E poi sulle sue mani riaffiorano quelle cicatrici, quelle che fino a quel momento erano scomparse, e che gli ricordano il momento del giuramento, quello in cui Stan aveva tagliato loro i palmi con un coccio di vetro e si erano tenuti per mano per sigillarlo con il sangue.
Ed ecco che torniamo indietro di nuovo, nel giugno del 1958, e andiamo a conoscere questi personaggi quand’erano bambini: hanno tutti undici anni, tranne Stan che è più piccolo, infatti ne ha nove o dieci. Ognuno di loro ne ha una, anche se, all’inizio, Mike non fa ancora parte del gruppo: Bill balbetta (infatti è detto anche Bill Tartaglia), e lo fa di più dalla morte del fratello George, Ben è grasso, Richie è una talpa con gli occhiali tenuti su alla bell’e meglio per via dei bulli che glieli fracassano sempre con amore, Eddie ha l’asma, Beverly ha il padre violento, Stan è ebreo (cosa che gli vale una certa esclusione) e Mike è di colore (e per questo è visto ancora più male).
Un primo incontro tra alcuni dei Perdenti avviene subito dopo l’ultimo giorno di scuola, quando Ben, dopo la sua apocalittica fuga dai bulli della scuola tra cui spicca Henry Bowers, incontra Bill e Eddie. Il luogo dove diventano amici è quello che segnerà il loro ritrovo per tutta l’estate: i Barren (letteralmente significa sterile, arido) che a dispetto del nome è una radura piuttosto rigogliosa di vegetazione, dove passa anche il fiume che si porta allegramente dietro una parte delle acque provenienti dalla fogne. Lì Bill e Eddie stavano tentando di costruire una diga, ma con scarso successo; Ben mostrerà loro come fare perché questa funzioni e ci riesce molto bene, sebbene poi questa creerà qualche disagio in città, ma niente di significativo. Questo atto di costruire insieme, comunque, metterà le fondamenta per la loro amicizia.
Ben presto al gruppo si uniscono anche Richie, detto Boccaccia per via del suo innato talento a non tenere mai la bocca chiusa, Beverly e Stan, che già conoscevano Bill e Eddie.
A chiudere il gruppo manca solo Mike, ma l’incontro con quest’ultimo avverrà soltanto in luglio.
I sei ragazzini, comunque, devono sempre tenere gli occhi aperti, sia dal presunto maniaco che se ne va in giro ad ammazzare bambini mutilandoli atrocemente, sia dai ragazzi più grandi, in particolare al già citato Henry, figlio di un uomo noto per essere squilibrato di brutto, e a sua volta sulla buona strada per abbandonare la sanità mentale. Anche Henry, come IT, sarà protagonista dell’estate dei bambini e incomberà come minaccia su di loro. Infine sarà proprio lui a spingerli al confronto finale con IT. Anche Henry però resterà vittima di IT, ma in modo diverso, perché non verrà ucciso da lui.
Ognuno di questi ragazzini, comunque, avrà il suo incontro con l’essere misterioso responsabile del massacro di bambini. Bill vivrà un’esperienza tutt’altro che allegra riguardando l’album di fotografie di suo fratello, Eddie lo vedrà sottoforma di lebbroso, Richie (con Bill) sottoforma di licantropo (anche se ha avuto prima un’altra esperienza da solo, che però classificherà sempre come qualcosa di immaginato), Beverly vedrà del sangue uscire dagli scarichi, Ben vedrà una mummia (dopo aver visto il clown), Stan lo percepirà nella forma di bambini morti annegati nella Cisterna della città e Mike lo incontrerà come gigantesco uccello. I modi in cui si salvano da questa presenza sono sempre singolari, ma in fondo significativi, come sono significative le maschere che IT indossa con ciascuno di loro: il mostro prende la forma delle loro paure, consce o inconsce, ed è tramite queste che agisce con tutti.
Ma forse c’è qualcosa di più che ha aiutato questi bambini a scampare a IT, qualcosa di preordinato e di già scritto. Qualcosa che vuole vederli uniti tutti e sette.
Tornando al 1985, assistiamo al ritorno dei bambini cresciuti a Derry, e sarà qui, rincontrandosi e stando insieme, che piano piano riusciranno a ricordare. Ma non tutto insieme; poco alla volta, perché quel tutto, arrivando in una sola volta, potrebbe farli impazzire. E non sarebbe un bene per il lettore, che fino all’ultimo resta con il fiato sospeso perché niente è mai completamente svelato.
Questa è, a mio parere, una particolarità molto importante di questo libro: l’alternarsi tra presente e passato si ripete a intervalli sempre più brevi, arrivano fino a quando, alla fine, i due momenti narrati vanno di pari passo. In questo modo niente è scontato, niente si conosce veramente fino a che non è il momento adatto. Il lettore apprende mentre i protagonisti ricordano e in questo modo la storia prende, avvolge, cattura e si “srotola” davanti agli occhi dando soltanto, ogni tanto, piccole anticipazioni che non permettono di afferrare al momento il vero senso di quanto è stato svelato.
Tornando alla trama, e lasciando per un momento indietro i nostri amici, scopriamo che l’adorabile Tom, marito di Beverly, si è fatto dire a suon di pugni e minacce dove è andata la moglie dall’amica che l’ha aiutata a scappare, e decide così di fare un bel viaggetto per … diciamo punirla. Anche Audra, la moglie di Bill, si mette in viaggio per Derry, decisa a stargli accanto, qualsiasi cosa sia andato ad affrontare. Ma c’è anche qualcun altro che, aiutato da qualcuno, si sta dirigendo incontro ai nostri eroi a Derry: Henry Bowers, ricoverato in manicomio dopo che è uscito completamente pazzo e ha confessato, nel ’58, di essere l’autore dei delitti avvenuti in città quell’anno. Herny è una bella spina nel fianco, è pazzo e durante quell’estate coltiva per bene l’intenzione di uccidere i Perdenti (e l’avrebbe fatto se fosse riuscito a prenderli) ma, ovviamente, non è veramente l’assassino dei bambini. Ma quell’ultimo viaggetto nelle fogne ventisette anni prima inseguendo i suoi nemici gli farà perdere quel poco di senno che gli era rimasto.
Nel frattempo gli adulti ricordano (eccetto Mike, che essendo rimasto a Derry, non ha mai dimenticato), e viene loro in mente come lo stesso Mike sia entrato a far parte del gruppo: ancora una volta c’è di mezzo Henry Bowers con la sua allegra combriccola di idioti, i quali prendono di mira il bambino di colore e lo costringono a una delle fughe più impensabili della sua vita. Ma quando Mike raggiunge, correndo a perdifiato, la discarica di Derry e incontra i Perdenti, (che si trovavano li per caso quel giorno … per caso?), danno vita alla cosiddetta apocalittica battaglia a sassate, grazie alla quale si liberano di Henry (che giura loro vendetta) e compari. Ed è in quel momento che avvertono il clic. Il gruppo è completo, finalmente ci sono tutti.
Anche Mike viene coinvolto nella “storia di IT” e, dopo aver raccontato anche la propria esperienza, l’ultimo arrivato mostra loro un album che appartiene al padre, dove sono raccolte varie immagini e fotografie di Derry, le quali risalgono anche a molto tempo prima. In tutte queste immagini c’è il clown, e poi, una di queste, fa qualcosa che era già avvenuto in precedenza, nella camera del fratello di Bill.
Tutti lo vedono. Compreso Stan, anche se lui non voleva vedere.
Ma alla fine, è Bill a coinvolgere tutti fino in fondo, fino alla decisione finale: è Bill a volere uccidere IT. Perché per lui è una faccenda personale: IT ha ucciso suo fratello e, soprattutto, gli ha tolto l’amore dei suoi genitori che, dalla morte di George, hanno creato un muro ghiacciato con lui, quasi fosse colpa sua. E Bill, in fondo, sentirà sempre di essere colpevole per la morte del fratellino: è stato lui a mandarlo fuori a giocare, lui gli aveva costruito la barchetta di carta.
E gli amici, un po’ per affetto, un po’ perché lo considerano inconsciamente il proprio capo, un po’ perché guidati da qualcos’altro che non è mai definito con certezza, ma del quale si avverte la presenza, decidono di seguirlo e di andare fino in fondo insieme a lui in questa folle impresa.
E avviene un primo scontro dei Perdenti con IT: nella casa di Neibolt Street, dove Eddie aveva visto il lebbroso e dopo Richie e Bill avevano visto il licantropo.
Qui il gruppo di ragazzini riesce a ricacciare IT indietro, ferendolo, capendo che il mostro ha paura di loro, e della possibilità che ci sia qualcun Altro a guidarli.
Ma lo scontro finale arriverà soltanto in un altro momento, quello in cui si scontreranno con la vera forma di IT, quella che nessuno di loro (da adulti) ancora ricorda e che si nasconde sotto la città. Una forma che in verità è ciò che più si avvicina alla realtà di IT, ciò che le loro menti possono accettare. Perché IT, in fondo, è indefinito, è “luce cieca”, è “pozzi neri”, è qualcosa di incomprensibile. E il clown è soltanto una delle sue tante maschere. E la stessa denominazione che si dà di questo essere, IT, è un’efficace riprova di quanto poco palpabile in realtà sia la sua forma.
E così si arriva all’ultimo atto: lo scontro finale, raccontato in alternanza tra presente e passato, in entrambi i casi attingendo al misterioso rito di Chüd, di cui Bill ha letto in un libro.
Nell’ ’85, però, un altro membro del club dei Perdenti mancherà all’appello per quest’ultimo scontro, ma non rivelerò di chi si tratta, né quale sia il motivo che lo obbligherà a mancare.
Ma se nel passato sarà stato unicamente Bill ad affrontare IT nel concreto, così non avverrà nel presente, perché anche gli altri faranno la loro parte, anche chi era più debole e, in un certo senso, impossibilitato a dare il meglio.
Il finale, ancora una volta, come nelle mie ultime recensioni, lo lascio da scoprire all’eventuale lettore di questa grande storia. Grande nel vero senso della parola: talvolta risulta veramente infinita.
Il libro è senz’altro eccezionale (anche se un particolare mi ha lasciato perplessa e un’altra, diciamo così, scelta dell’autore, avrei preferito che quest’ultimo si fosse evitato allegramente. Avrei volentieri accoppato sia lui che Bill in quel momento), anche se ogni tanto, a causa della sua mole da dinosauro, un po’ lento e pesante. Ma si è sempre trattato solo di alcuni passaggi e la storia non è mai risultata forzata o improponibile.
Ben caratterizzati i personaggi, anche se forse Bill è un po’ troppo idealizzato, un po’ troppo “l’eroe della situazione” e proprio per questo è quello che mi piace di meno. Molto interessante è invece Eddie con la sua asma e i suoi disturbi cronici, con sua madre che lo considera troppo delicato, troppo malato, troppo indifeso per fare qualunque cosa. E non ci si stupisce quando si apprende che, la sua inseparabile medicina per l’asma, non è che un placebo.
Interessante anche Beverly e il rapporto con suo padre, il quale è sempre preoccupato, MOLTO preoccupato dal comportamento della figlia. E infine suggestiva e inquietante la presenza di IT, che è molto più di un mostro che vive sotto alla cittadina di Derry. Lo si sente in ogni avvenimento, lo si avverte in ogni angolo di questo luogo immaginario. È sempre presente, è più di un ombra ed è veramente ovunque. Lascia sempre la sensazione di qualcosa di ossessivamente sinistro, anche quando il libro è posato sul comodino. L’immagine che più si avvicina, per me, alla descrizione di ciò che può essere IT per Derry, è quella di veleno nella circolazione del sangue. Ma poi, è ogni lettore che deve stabilire. Perché molto viene, sul finire, lasciato alla libera interpretazione dello stesso, come la vera provenienza di IT, la presenza di questo Altro che avrebbe guidato i ragazzi nella loro missione e anche una strana figura che inizialmente viene nominata senza che si possa comprendere di che cosa si tratti realmente, e che poi verrà incontrata da Bill sul finire, la prima volta, nella tana di IT.
Anche Tom e Audra incontreranno IT, ma a ognuno toccherà una sorte differente.
Questo testo dà comunque la possibilità di meditare, principalmente sulla differenza tra l’infanzia e l’età adulta e su quanto, in effetti, sia possibile dimenticare totalmente qualcosa, come succede in questa storia al club dei Perdenti. E alla fine dimenticheranno tutti, progressivamente, e questa volta anche Mike.
Il libro si suddivide in cinque parti (suddivise poi, a loro volta, nei vari capitoli) e ognuna di queste si conclude con un interludio, rappresentato da una sorta di diario scritto da Mike, dove questi racconta quel che accade a Derry e quel che avvenne in passato, andando anche ben oltre il ’58, riferendo di episodi atroci e sinistri, sempre collegati alla città e spesso collegati all’indifferenza collettiva.
In definitiva, un testo superbo e affatto semplice o scontato. Più volte, durante la lettura, ci si stupisce (o per lo meno si nota, perché anche se in minima parte, ho sperimentato qualcosa del genere) di quanto l’autore sia entrato a propria volta nella storia. I personaggi non sono semplici macchiette, hanno qualcosa di più. Sembra di intuire che, nella sua mente, siano stati in un certo qual senso realmente “vivi”, tale è l’approfondimento di ogni singolo aspetto.
Tutto è collegato, tutto è analizzato, niente, e dico NIENTE, è lasciato “inesplorato”. Si va a fondo nei personaggi in questo libro, in certi momenti quasi eccessivamente (non nel senso che sia fatto in modo sbagliato, ma nel senso che non potrebbe mai avvenire in tutti i libri, nemmeno dello stesso autore, perché sarebbe qualcosa di mastodontico), ma questo è senz’altro un testo unico, anche per lo stesso autore.
Quindi, libro altamente consigliato, anche se non adatto a tutti i momenti. Come detto inizialmente, bisogna andarci piano, e scegliere il periodo adatto per affrontare il dinosauro in questione.
Capiterà ogni tanto di guardare sconsolati le pagine restanti dicendosi “ma arriverò mai in fondo? Aiuto! È infinito!”, ma niente panico, è solo un’illusione.
Il commento negativo lo infliggo soltanto alla quarta di copertina che, come spesso accade, racconta boiate: chiunque denoti Derry come solare e ridente cittadina, e sostenga che un gruppo di ragazzini liberi IT esplorando per gioco le fogne, dubito abbia letto il libro.

Ancora una volta, anche di questo testo di Stephen King è stata realizzato un film, anzi, a quanto detto da Wikipedia una miniserie, datata 1990. Ho visto più volte questo sceneggiato televisivo e, sebbene presenti diverse differenze con il testo (lasciando però inalterata la trama di fondo, bella cosa) l’ho sempre trovato davvero molto ben riuscito, soprattutto per via dell’atmosfera inquietante che produce. Credo che in questo caso i cambiamenti rispetto al libro ci possano stare, d’altra parte è molto complesso far stare in un film, anche se di quasi tre ore, ben 1238 pagine.
La cosa differente più difficile da immaginare, per me che ho visto prima il film (e varie volte) prima di leggere il libro, si riferisce a Bill: la questione è quasi (anzi, parecchio) comica, perché nel testo lo scrittore è descritto come calvo, mentre nel film non solo ce lo ritroviamo con i capelli, ma persino con il codino! Cosa che me lo immaginavo sempre come nel film, fino a quando non veniva nuovamente menzionata la sua calvizie, allora i capelli sparivano di botto.
Comunque un ottimo film, di cui consiglio la visione, ma, come sempre (o quasi, visto che per ora per me c’è l’eccezione di Pet Sematary) non c’è confronto con il testo, nettamente superiore. 

Voto finale: direi un bel 8/9.

A chi potesse interessare, posto qui di seguito un piccolo stralcio del film, ovvero la scena dell'incontro di IT e George (detto anche Georgie), il fratello di Bill.

 

(Il link, nel caso il video sopra non si vedesse: https://www.youtube.com/watch?v=lAkb2WkENhU)

***

*lady in blue*

domenica 5 gennaio 2014

Anywhere + Lies (Origin)

Ciao!!
Innanzitutto buon inizio di 2014!! :)
Devo dire che la mia idea era quella di inserire questo post entro la fine del 2013, ma visto il delirio dell'ultimo periodo la cosa è saltata allegramente... In effetti sembra essere tutto sempre più "divertente", ma temo che ora certe belle cosine dovranno cambiare per forza, benché qualcuno non ne sarà felice, ma credo che questo aspetto non sia affatto un problema mio. Spero quindi di riuscire ad avere qualche attimo in più di tempo, a breve, sarebbe anche ora ...
Per il momento sembra quasi incredibile il pensiero di potermene stare a casa per ben due giorni consecutivi...e per ben due giorni in una settimana...come se dovesse accadere solo quando ci sono i giorni festivi...ma va beh, questa volta meglio approfittarne per aggiornare il blog..

In questo caso volevo proseguire con la presentazione di Origin degli Evanescence, visto che temo di aver iniziato a parlarne circa un anno fa, sarà ora di iniziare ad avviarsi verso la conclusione...ed è per questo motivo che ho deciso di postare due canzoni per volta, cosa che penso avverrà anche in seguito...
Devo dire, in tutta sincerità, che i brani che presento oggi sono quelli che mi piacciono di meno di tutto l'album, in particolar modo il secondo, ma andiamo con ordine...

Anywhere è l'ottava traccia di questo primo album/raccolta di demo e torniamo un po' sul genere Field of Innocence e, oserei dire, un po' sul vecchio genere degli EP...quindi troviamo una canzone un po' troppo lunghina, lenta e monotona, che di certo non riesce a entusiasmare...Il tema trattato è quello della fuga d'amore, cosa che definirei piuttosto adolescenziale, ma d'altro canto parliamo del periodo della giovinezza di Amy, quindi giudicherei la cosa comprensibile, benché l'idea non risulti delle più interessanti...anche se come argomento, devo dire, mi riporta alla mente un'idea in cui forse un tempo credevo...
Anywhere, cioè Ovunque, è il luogo che si vuole raggiungere con la persona amata...Un luogo lontano dalla consuetudine, lontano da tutto ciò che è conosciuto, per potersi dedicare solo l'uno all'altra...Un tema molto idealizzato, direi...non brutto, ma un po' scontato...

Comunque sia la si può ascoltare qui, con il solito testo riportato nel video. Se non sbaglio, la seconda voce (maschile) sarebbe quella di David Hodges. L'outro riprende un passaggio di un'altro brano, Where will you go?

(Il link, nel caso il video sopra non funzionasse: https://www.youtube.com/watch?v=uAMy5h-FRO4)

Il testo con traduzione:




ANYWHERE (OVUNQUE)

Dear my love (Caro amore mio)
Haven't you wanted to be with me (Non hai desiderato di stare con me?)
And dear my love
(E caro amore mio)
haven't you longed to be free (Non hai bramato di essere libero?)
I can't keep pretending
(Non posso continuare a fingere)
that I don't even know you (Di non conoscerti nemmeno)
And at sweet night, you are my own
(E nella dolce notte, sei mio)
Take my hand
(Prendi la mia mano)

We're leaving here tonight
(Stanotte lasceremo questo posto)
There's no need to tell anyone
(Non c’è bisogno di dirlo a nessuno)
They'd only hold us down
(Ci fermerebbero soltanto)
So by the morning’s light
(Così alla luce del mattino)
We'll be half way to anywhere
(Saremo a metà strada da qualunque luogo)
Where love is more than just your name
(Dove l’amore è qualcosa in più del tuo nome)

I have dreamt
(Ho sognato)
of a place for you and I (Di un posto per te e per me)
No one knows who we are there
(Lì nessuno saprà chi siamo)
All I want
(Tutto ciò che desidero)
Is to give my life only to you (E’ di donare la mia vita soltanto a te)
I've dreamt so long
(Ho sognato per troppo tempo)
I cannot dream anymore (Non posso più sognare)
Let's run away, I'll take you there
(Scappiamo, ti condurrò là)

We're leaving here tonight
(Stanotte lasceremo questo posto)
There's no need to tell anyone
(Non c’è bisogno di dirlo a nessuno)
They'd only hold us down
(Ci fermerebbero soltanto)
So by the morning’s light
(Così alla luce del mattino)
We'll be half way to anywhere
(Saremo a metà strada da qualunque luogo)
Where no one needs a reason
(Dove nessuno ha bisogno di una ragione)

Forget this life
(Dimentica questa vita)
Come with me
(Vieni con me)
Don't look back you're safe now
(Non guardare indietro, sei salvo adesso)
Unlock your heart
(Apri il tuo cuore)
Drop your guard
(Abbassa la guardia)
No one's left to stop you
(Non c’è più nessuno a fermarti)

Forget this life
(Dimentica questa vita)
Come with me
(Vieni con me)
Don't look back you're safe now
(Non guardare indietro, sei salvo adesso)
Unlock your heart
(Apri il tuo cuore)
Drop your guard
(Abbassa la guardia)
No one's left to stop you now
(Ora non c’è più nessuno a fermarti)

We're leaving here tonight
(Stanotte lasceremo questo posto)
There's no need to tell anyone
(Non c’è bisogno di dirlo a nessuno)
They'd only hold us down
(Ci fermerebbero soltanto)
So by the morning’s light
(Così alla luce del mattino)
We'll be half way to anywhere
(Saremo a metà strada da qualunque luogo)
Where love is more than just your name
(Dove l’amore è qualcosa in più del tuo nome)

***


E ora veniamo a Lies. Ok, questa è la traccia che io avrei volentieri eliminato dall'album. In una recensione a proposito avevo letto che questo sarebbe il brano migliore di Origin...ancora mi domando come sia possibile considerarlo tale. Ora mi va bene che i gusti siano gusti, ma che questa canzone sia bella ho i miei dubbi...soprattutto considerando la voce maschile, che non ricordo di chi sia, che più che cantare pare appartenga a uno che vomita...non mi sovviene al momento come si chiamo quello "stile" di "canto" ma proprio non lo reggo...anche se per fortuna si limita a una sola strofa...per il resto la canzone è un po' troppo parlata per i miei gusti...e la parte musicale lascia un po' troppo a desiderare...ci sono solo due parti che mi piacciono: l' "oooooohhh" con cui inizia e che si ripete qualche volta durante la canzone, e il pre-chorus "You'll never be strong enogh, you'll never be good enogh, you were never concieved in love, you will not rise above" che, per inciso, si ritroveranno poi anche in un'altra canzone (non ufficiale) che mi piace decisamente di più ... Non mi dispiace invece il testo, anche se trovo che il messaggio sia un po' confuso...mi affascina però l'immagine dell'albero sanguinante :D Il titolo, comunque, significa Bugie..


Solito video con il testo: 



(Il link, nel caso il video sopra non funzionasse: https://www.youtube.com/watch?v=kSZU-1eCEto)

Testo con traduzione:




LIES (BUGIE)

Bound at every limb by my shackles of fear (Legata a ogni ramo dai mei ceppi di paura)
Sealed with lies through so many tears (Sigillata con le bugie attraverso così tante lacrime)
Lost from within, pursuing the end (Persa dall’interno, perseguendo la fine)
I fight for the chance (Lotto a causa della possibilità)
To be lied to again (Di essere ingannata di nuovo)

You will never be strong enough (Non sarai mai forte abbastanza)
You will never be good enough (Non sarai mai buono abbastanza)
You were never conceived in love (Non sei mai stato concepito nell’amore)
You will not rise above (Non ti eleverai mai)

They'll never see (Loro non capiranno mai)
I'll never be (Che io non sarò mai)
I'll struggle on and on to feed this hunger (Lotterò ancora e ancora per alimentare questa brama)
Burning deep inside of me (Che brucia, posta in profondità dentro di me)

But through my tears (Ma attraverso le mie lacrime)
Breaks a blinding light (Si diffonde una luce accecante)
Birthing a dawn to this endless night (Dando vita a un’alba in questa notte senza fine)
Arms outstretched, awaiting me (Braccia distese, mi stanno aspettando)
An open embrace upon a bleeding tree (Un abbraccio aperto sopra un albero sanguinante)

Rest in me and I'll comfort you (Riposa in me e ti conforterò)
I have lived and I died for you (Ho vissuto e sono morta per te)
Abide in me and I vow to you (Conformati con me e te lo giuro)
I will never forsake you (Non ti abbandonerò mai)

They'll never see (Loro non capiranno mai)
I'll never be (Che io non sarò mai)
I'll struggle on and on to feed this hunger (Lotterò ancora e ancora per alimentare questa brama)
Burning deep inside of me (Che brucia, posta in profondità dentro di me)

They'll never see (Loro non capiranno mai)
I'll never be (Che io non sarò mai)
I'll struggle on and on to feed this hunger (Lotterò ancora e ancora per alimentare questa brama)
Burning deep inside of me (Che brucia, posta in profondità dentro di me)

Rest in me and I'll comfort you (Riposa in me e ti conforterò)
I have lived and I died for you (Ho vissuto e sono morta per te)
Abide in me and I vow to you (Conformati con me e te lo giuro)
I will never forsake you (Non ti abbandonerò mai)

They'll never see (Loro non capiranno mai)
I'll never be (Che io non sarò mai)
I'll struggle on and on to feed this hunger (Lotterò ancora e ancora per alimentare questa brama)
Burning deep inside of me (Che brucia, posta in profondità dentro di me)

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E ora penso di aver finalmente finito di rompere :) La prossima puntata in proposito presenterà la conclusione di Origin con le ultime due tracce...e finalmente arriveremo anche a quella che, di quest'album, preferisco in assoluto :D

Di nuovo buon 2014!!

*lady in blue*