Tre giorni non sono molti da passare in una città come questa, ma in questo lasso di tempo si ha comunque la possibilità di conoscere, esplorare...e innamorarsene :D
Una città che ha davvero tutto: dal mare ai grandi spazi moderni, fino a raggiungere le stradine strette a anguste del quartiere gotico, dove sembra di intravedere, anche nell'infinita massa di turisti, quel luogo di ombre e ceneri di cui si può leggere nei libri di Zafòn.
Non si possono sprecare infinite parole per descrivere questo posto dove tutto sembra andare con più calma e più libertà, soltanto che spero di poterci tornare presto, perché è davvero una città unica. Una città per tutti i gusti e per tutti gli stati d'animo :D
E chissà mai che ora, dopo questo (breve) viaggetto, non mi decida finalmente a riprendere quella storia ambientata proprio (per la maggior parte) a Barcellona. Forse c'è qualche speranza...mai crederci troppo, ma non si sa mai :)
Devo dire che, comunque, è davvero una città che ispira, sotto tutti gli aspetti.
Un difetto: per l'appunto, i troppi turisti del mese di agosto.
Spero di poterci tornare in un momento un po' meno affollato, per gustarmi un po' di più questi suoi spazi grandi e piccoli che si adattano perfettamente agli umori del momento.
Nient'altro da dire, se non che ho adorato Barcellona, e spero che questo ricordo mi accompagni e mi rassereni quando, per una ragione o per l'altra, mi sentirò una specie di sottiletta fusa.
D'altro canto...oggi si riprende a lavorare, e le 48 ore a settimana mi attendono a braccia aperte, che gioia!!
Dovrei cercare di rivangare un'immagine come questa:
Plaça de Sant Felip Neri la sera, in un raro momento senza turisti rompipalle.
D'altra parte non vedevo l'ora di visitare questa piazza in particolare: Gli Evanescence nel 2003 ci hanno girato il video di My Immortal :D:D Beh, in generale nel Barrio Gotico, ma come riconoscere tutte le stradine labirintiche? Di questo luogo sono sicura :)
Amo questa città, spero di tornarci presto!! :D
E spero che non passi troppo tempo prima di poter spendere due paroline riguardo a qualche altro viaggio...anche se per ora, con questo lavoro, ho da dubitare che succederà presto.
Attendiamo....
*lady in blue*
world of darkness
lunedì 26 agosto 2013
domenica 11 agosto 2013
La figlia del boia (Oliver Pötzsch)
Rieccomi!!
Finalmente in vacanza!! Per due settimane sarà sempre domenica, speriamo passino con calma :D Una bella pausa mi ci vuole proprio...Anche perché come può venir voglia di tornare al lavoro, quando per il doppio delle ore richieste dal contratto ti aggiungono circa 40€ totali allo stipendio? Che miseria!!
Ma per ora...più che tenersi quel che passa il convento...
Va beh, basta, mi son rotta di parlare del lavoro....sono o no in vacanza?? :D:D
Bene, oggi posto FINALMENTE il commento del primo libro letto nel 2013...quasi a metà agosto...forse era ora...
Un regalo di compleanno (richiesto) che ha dovuto attendere un paio di mesi per "colpa" dei racconti del grottesco che non volevano saperne di finire...o forse ero io che ci ho messo ottant'anni a finirli di leggere?? No, certo che no :D Beh, certo che sì...
La figlia del boia, invece, è un romanzo che è scivolato via liscio liscio in pochi giorni...E' un libro che avrei quasi quasi voglia di rileggere, ma magari lasciamo passare un altro po'...è meglio che mi dedichi prima ad altro...
Comunque si tratta di un romanzo che mi è piaciuto moltissimo: sia per la trama, sia per la risoluzione dell'enigma, e sia (e soprattutto) per come è trattato il concetto di stupidità umana. Un libro che non è assolutamente adatto ai caproni, che può sembrare deludente, se non si sa vedere lontano...perché la maggior parte delle volte, è la semplicità che rende le soluzioni reali...E io, personalmente, mi sono stufata degli avvenimenti eclatanti ma privi di significato.
E mi sono altrettanto stufata degli eroi ...
Di Oliver Pötzsch
Già dal principio questo
titolo mi è parso molto interessante. La trama della quarta di copertina poi ha
denotato fin da subito che questo era il libro per me.
La Stechlin infatti rimarrà incosciente sicuramente per uno o due
giorni. Non è molto, ma è del tempo da non perdere.
Finalmente in vacanza!! Per due settimane sarà sempre domenica, speriamo passino con calma :D Una bella pausa mi ci vuole proprio...Anche perché come può venir voglia di tornare al lavoro, quando per il doppio delle ore richieste dal contratto ti aggiungono circa 40€ totali allo stipendio? Che miseria!!
Ma per ora...più che tenersi quel che passa il convento...
Va beh, basta, mi son rotta di parlare del lavoro....sono o no in vacanza?? :D:D
Bene, oggi posto FINALMENTE il commento del primo libro letto nel 2013...quasi a metà agosto...forse era ora...
Un regalo di compleanno (richiesto) che ha dovuto attendere un paio di mesi per "colpa" dei racconti del grottesco che non volevano saperne di finire...o forse ero io che ci ho messo ottant'anni a finirli di leggere?? No, certo che no :D Beh, certo che sì...
La figlia del boia, invece, è un romanzo che è scivolato via liscio liscio in pochi giorni...E' un libro che avrei quasi quasi voglia di rileggere, ma magari lasciamo passare un altro po'...è meglio che mi dedichi prima ad altro...
Comunque si tratta di un romanzo che mi è piaciuto moltissimo: sia per la trama, sia per la risoluzione dell'enigma, e sia (e soprattutto) per come è trattato il concetto di stupidità umana. Un libro che non è assolutamente adatto ai caproni, che può sembrare deludente, se non si sa vedere lontano...perché la maggior parte delle volte, è la semplicità che rende le soluzioni reali...E io, personalmente, mi sono stufata degli avvenimenti eclatanti ma privi di significato.
E mi sono altrettanto stufata degli eroi ...
LA FIGLIA
DEL BOIA
Di Oliver Pötzsch
Si tratta di un giallo
storico; la storia si svolge nel 1659, tra il 24 aprile e il primo maggio (e la
notte precedente a questo giorno è detta Notte
di Valpurga, etichettata come la notte delle streghe), nella piccola
cittadina di Schongau, in Baviera. Ed ecco un altro aspetto fantastico: un
libro che si svolge in Germania. Non per altro, ma per lo meno sono in grado di
leggere a prima vista i nomi dei luoghi e dei personaggi :D
Protagonista di questa storia
e Jakob Kuisl, il boia di Schongau, che insieme alla figlia Magdalena e al
figlio del medico di paese, Simon Fronwieser, è l’unico a essere convinto
dell’innocenza di Martha Stechlin, la levatrice, accusata di stregoneria.
La poveretta è stata
rinchiusa in carcere dopo che è stato rinvenuto il cadavere di Peter Grimmer,
un ragazzino di undici anni orfano di madre, sul cui corpo senza vita era
presente il simbolo di Venere, considerato anche come il “segno delle streghe”.
Peter passava molto tempo
dalla levatrice che l’aveva fatto nascere, probabilmente per compensare la
figura della madre, perita proprio mettendolo al mondo, e con lui altri quattro
bambini, questi tutti orfani, affidati a famiglie di Schongau.
Il padre di Peter decide…
esatto, decide … fin da subito che Martha è colpevole dell’assassinio di suo
figlio; d’altro canto la odiava per non essere riuscita a salvare la moglie
durante il parto, e poi quel segno … si sa, la levatrice usa erbe varie,
conosce segreti medici e sulla natura. Ci mancava soltanto che desse da
mangiare ai gatti neri e sarebbe stata polverizzata già da un pezzo.
L’ignoranza … che brutta
bestia.
Sta di fatto che la povera
Martha finisce in gabbia, accusata di essere una strega e di aver ucciso il
bambino con i suoi malefici, lasciandogli appunto quel segno, ma il boia di
Schongau non crede alla sua colpevolezza, e deve salvarla da se stesso.
Questo prima che giunga in
paese il delegato del principe, il quale potrebbe facilmente far scoppiare una
caccia alle streghe di proporzioni colossali, come quella avvenuta nel 1589
(avvenuta realmente) dove di donne ridotte in cenere ce ne furono parecchie, e
senza distinzione di rango o ricchezza.
Questo è proprio ciò che
vuole evitare Johann Lechner, il cancelliere di Schongau, il quale, benché
sostenga di fronte al boia (apertamente) di non credere alla colpevolezza di
Martha, è pronto a sacrificarla senza indugi per il bene della città.
Per questo motivo vuole
accelerare le cose.
Nel frattempo viene trovato,
dai genitori adottivi, il corpo di un altro dei bambini che frequentavano la
casa della Stechlin, l’orfano Anton Kratz, con la gola recisa. E il simbolo di
Venere sulla spalla.
A questo punto Martha è
innocente dato che al momento dell’omicidio si trovava in carcere? Ma certo che
no, signori, è stata lei, perché è una strega e con i suoi poteri ha richiamato
il diavolo per far fuori il bambino. Ragazzi, che fantasia!
E mentre il magazzino di
merci appena fuori dalle mura della città viene incendiato, richiamando tutti i
paesani preoccupati per le proprie casse presenti all’interno, sparisce la
piccola Clara Schreevogl, anche lei orfana, adottata dagli Schreevogl e
stranamente amata da questi. C’è chi l’ha vista mentre veniva portata via da un
misterioso uomo con una mano di ossa, che tutti chiamano fin da subito il diavolo. E la madre adottiva confessa
a quel punto di aver notato il simbolo delle streghe sulla spalla della bambina
mentre la lavava. Anche lei frequentava la casa della levatrice.
A questo punto non ci sono più
dubbi, anche se questo non vale per Jakob Schreevogl, padre adottivo di Clara,
il quale fa anche parte del consiglio cittadino: Martha è sicuramente
colpevole, deve essere bruciata al più presto prima che il diavolo prenda
possesso della città. Aspetta, sicuramente ha anche incendiato il magazzino. E
non solo, ma anche il lazzaretto che stanno costruendo (e nei riguardi del
quale in molti non erano d’accordo, in quanto certo avrebbe ostacolato i
commerci, perché nessuno sarebbe passato più molto volentieri in un paese che
ospitava i lebbrosi) e che viene distrutto, è magicamente opera della strega.
Dunque urge che questa
confessi.
Sarebbe sparita anche Sophie,
la ragazzina dai capelli rossi, anch’essa orfana e frequentatrice della casa di
Martha, ma non se ne cura nessuno, dato che i genitori adottivi non l’amavano
affatto. Pensano soltanto che, dovesse tornare, sarebbe il caso di bruciare
anche lei. Tanto aveva contatti con la strega, aveva i capelli rossi. Più
strega di così.
Anche Johannes Strasser,
l’ultimo orfano, è scomparso; di lui però verrà ritrovato il cadavere. E anche
sulla sua spalla è presente il segno.
A questo punto, il
cancelliere Lechner decide che non è il caso di richiedere e aspettare l’arrivo
dell’autorizzazione da Monaco, necessaria in questi casi, e vuole subito
partire con l’interrogatorio alla strega, per togliersi di mezzo la faccenda.
Interrogatorio, leggasi
tortura.
Ma Jakob Kuisl deve prendere
tempo. Anche lui, come la levatrice, è un esperto erborista, che decisamente ne
sa molto di più rispetto ai ciarlatani medici del periodo.
Prima di iniziare la tortura,
fa bere a Martha un liquido da una fialetta, che le impedirà di sentire il
dolore, fino a giungere a farla svenire, rimandando così il tutto.
Nel frattempo scopriamo che
Clara e Sophie sono scappate al “diavolo” che le cerca, e che si trovano nel
loro nascondiglio segreto, che ancora non è dato sapere dove si trovi, e che il
suddetto diavolo, con la sua mano
fatta di ossa, è a capo di una banda di mercenari ingaggiata da un uomo del
posto, qualcuno di influente di cui non si conosce il nome, stia cercando sia
le bambine che qualcos’altro.
E c’è anche qualcun altro,
due individui, un vecchio e un giovane, che cercano qualcosa e che hanno a che
fare con i mercenari. Sono coloro che li hanno mandati.
Magdalena, la figlia del
boia, e Simon Fronwieser, il figlio del medico (i quali se la intendono a
meraviglia), si interessano sempre di più a questa faccenda, fino a farsi
coinvolgere del tutto in essa, e aiuteranno Jakob Kuisl nel tentativo di
venirne a capo.
Magdalena è intelligente,
grazie al padre ha appreso molte cose.
Anche Simon lo è (uno dei
pochi a Schongau) e preferisce i libri di medicina del boia a ciò che ha
studiato all’università e che suo padre pratica. Nel mezzo del giallo c’è anche
l’amore tra Magdalena e Simon, anche se solo per piccoli gesti e per l’intesa
reciproca, ma potersi unire per i due sarà parecchio difficile: la figlia del
boia è anche detta “la figlia insanguinata”. Il carnefice porta male, secondo
la tradizione popolare (peccato che però a tutti piaccia vedere le esecuzioni,
NDR), e le famiglie di boia possono soltanto imparentarsi tra loro.
A Schongau già tutti parlano
e vociferano su di loro.
Non posso rivelare la
soluzione all’enigma di questo libro. Non posso proprio, perché è
maledettamente geniale e maledettamente realistico, e non potrei mai togliere
il gusto della lettura a chi decidesse di farci un pensierino in proposito.
Ho letto su un qualche sito
che questo finale (ovviamente ho letto soltanto l’opinione, senza soffermarmi
su come effettivamente si conclude il testo) veniva considerato “scontato”. Io
ero a tre quarti di libro, e non mi pareva proprio che potesse esserlo.
Arrivata a svelare l’arcano, ho capito perché è stato definito così: non perché
lo sia, ma perché sicuramente delude chi si aspetta l’eclatante scoperta degna
di chi vuole soltanto attirare l’attenzione.
Era tutto così … semplice.
E pensare che il boia è poi
stato costretto a effettuare la tortura, questa volta senza anestetici, su
Martha.
Non dovrebbe deludere la
soluzione, piuttosto dovrebbe far riflettere sulla stupidità umana, sul male
che la superstizione ha fatto al mondo.
Io, sicuramente, lasciando la
trama esattamente identica, avrei cambiato il finale, più che altro per
enfatizzare il concetto che ho riportato da poco, ma l’autore è l’autore, ed è
lui che giustamente deve decidere il proposito.
Comunque è incredibile la
presentazione del contesto storico, dell’ambiente e della superstizione che
regnava in quell’epoca.
La trama è una delle più
avvincenti che abbia letto da sempre; è impossibile staccarsi da questo libro:
quattrocentoventi pagine andate lisce lisce in cinque giorni, e sarebbe stato
anche di meno, se avessi sempre potuto leggere quanto volevo.
Un testo che lascia con il
fiato sospeso, che sul più bello scivola al punto di vista di un altro
personaggio, oppure la situazione si capovolge proprio quando la verità è stata
scoperta. Perché è Magdalena a scoprirla per prima, ma il lettore non la apprende
con lei, e il diavolo interviene,
rapendola, e mandando tutto all’aria. Il diavolo,
che ha già conosciuto Jakob Kuisl.
La narrazione è lineare,
intensa e suggestiva. Ci si stacca dalle pagine solo per pura stanchezza, solo
perché si teme di non comprendere abbastanza bene dopo essersi concentrati
tanto, e si pensa che non sia giusto.
E ogni cosa, mano a mano che
si procede verso la fine, trova il suo senso e il suo posto preciso all’interno
della storia. Ogni tassello va al suo posto con una naturalezza spettacolare e
disarmante, fino a giungere ad una conclusione tanto semplice da dare i
brividi. Tutto quanto è collegato: la morte dei bambini, il segno che avevano
addosso, l’incendio al magazzino, la distruzione del lazzaretto, i mercenari e
gli uomini di cui non si conosce il nome.
Ma c’è una persona che non ha
niente a che vedere con tutto ciò e che non rientra tra questi collegamenti:
ovviamente, si tratta di Martha Stechlin.
Questo è un libro da
divorare.
Tutti i personaggi sono
caratterizzati molto bene, ognuno con uno spessore unico e veritiero.
Prendiamo ad esempio lo
stesso boia: il prologo ce lo mostra ragazzino, quando era l’aiutante del
padre, carnefice anch’egli (il mestiere si tramandava di padre in figlio), e
che, dopo un’esecuzione non certo “pacifica”, appena prima di svenire dice a se
stesso che non seguirà mai le orme del padre.
E invece lo fa, anche se
prima è andato in guerra ed è stato un mercenario.
Il boia è un uomo emarginato,
costretto a vivere fuori dalle mura della città, perché la gente ipocrita lo
teme, recita il padrenostro quando lo incontra, eppure urla di bruciare la
strega.
Il boia è un uomo colto,
intelligente, a differenza della massa di caproni da cui è circondato, un uomo
che non può essere definito un eroe (come si potrebbe, data la sua
professione?), ma che sa pensare. Cosa non certo ben vista in quel periodo.
A dire la verità
esisterebbero tre seguiti di questo romanzo, benché questo sia autoconclusivo,
quindi non necessariamente legato agli altri, ma si dà il caso che, per il
momento, esistano soltanto in lingua tedesca. Quando mai verranno tradotti,
penso che li prenderò. Soprattutto se sono scritti con lo stile del primo.
E ora due paroline riguardo
all’autore: la scelta del boia come protagonista della sua opera non è casuale
per Oliver Pötzsch. Dei suoi antenati, diversi intrapresero questo mestiere. È
storicamente accertata la figura storica di Jakob Kuisl e anche di Magdalena,
sebbene l’autore sostenga in piena onestà che dubita che il suo avo avrebbe mai
fatto di tutto per scoprire la verità su una povera levatrice accusata di
stregoneria tanto perché era la prima cosa che agli ignoranti veniva in mente.
Ma gli piaceva l’idea. E non
si parla mai male della famiglia, sostiene con un po’ d’umorismo nella sua
postfazione.
Dopo questa lettura, per me,
quest’uomo è un genio.
La sua è una storia che non
lascia respirare.
E già adoro quando si parla
di streghe. Perché la strega è colei (o colui) che è diversa dagli altri, è
quella che ragiona con la sua testa e che per questo viene emarginata e mal
considerata. La strega è chiunque si distingua dalla massa.
E non serve magia per farlo,
solo un cervello che funzioni come si deve.
Amo essere una strega.
E credo che in fondo, in
questo libro, Martha Stechlin non fosse l’unica a esserlo. Lo era Magdalena,
Jakob Schreevogl e anche Simon Fronwieser.
E, naturalmente, lo era anche
il boia.
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*lady in blue*
**
*lady in blue*
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