world of darkness

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sabato 15 giugno 2013

Maria Antonietta (Carolly Erickson)

Originariamente postato sul vecchio blog il 7 febbraio 2013

Ciao a tutti!!
Lo so, l’ultima volta che ho postato il commento di un libro ho detto che nella prossima puntata, ovvero questa, avrei postato la recensione relativa a La lunga marcia di Stephen King, cosa che invece non avverrà, e lo stesso vale per tutti i libri che hanno seguito questo, fino a quello che precede quello che tratterò oggi. Il motivo è questo: i libri che ho letto nel 2012 sono stati in tutto 23 (si vede che è stato un anno in cui non ho avuto niente da fare?!?! :D  Beh, alcuni erano corti) e, per la maggior parte di questi, non ho preparato il commento fin da subito, quindi appena archiviata la lettura. Sono stati tre i volumi che ho recensito passati mesi dall’averli conclusi, e non è stata affatto una cosa semplice, anzi, direi che è decisamente poco fattibile e un po’ insensata, anche.
Ho constatato che i libri vanno commentati “a caldo”, a pochi giorni dalla conclusione degli stessi; è molto più piacevole da fare e inoltre si riesce a rendere migliore il lavoro. Per questo ho cominciato a preparare le recensioni ai testi al massimo a una settimana dall’aver salutato l’ultima pagina, tenendoli poi da parte per il momento della pubblicazione sul blog.
Un’altra motivazione alla mia scelta è che, postando anche racconti e canzoni tradotte, se avessi avuto da inserire sul blog le recensioni a più di 20 libri letti l’anno scorso temo che avrei finito con tutto verso l’anno 3000, e la questione non era incoraggiante.
Tanto per la cronaca, riporto l’elenco dei libri che ho letto l’anno scorso, fino a quello che ha preceduto questa biografia della mia Regina. Di quelli che seguono posterò la recesione, dato che l’ho già preparata.

LIBRI LETTI NEL 2012 (fino a Maria Antonietta di Carolly Erickson)
  • Misery (Stephen King)
  • Il miglio verde (Stephen King)
  • Shining (Stephen King)
  • La lunga marcia (Stephen King)
  • La zona morta (Stephen King)
  • Notte buia, niente stelle (Stephen King)
  • Amleto (William Shakespeare)
  • E l’uomo incontrò il cane (Konrad Lorenz)
  • Siddartha (Hermann Hesse)
  • La tregua (Primo Levi)
  • La chimera (Sebastiano Vassalli)
  • Mangiatori di morte (Michael Crichton)
  • L’avaro (Molière)
  • Gli indagatori dell’incubo (Autori vari)
  • Pet Sematary (Stephen King)
  • Il gomitolo d’oro (Rosanna Maggio)
  • La metà oscura (Stephen King)
  • La tempesta del secolo (Stephen King)
  • Stephen King goes to the movies (Stephen King)
E ora veniamo invece al commento di Maria Antonietta di Carolly Erickson, preparato subito dopo la lettura dello stesso, qualche mese fa.


MARIA ANTONIETTA

di Carolly Erickson




In libreria leggo il nome di questa autrice: Carolly Erickson. Che strano, mi dico, mi pareva che una con questo nome avesse scritto quella cavolata di “diario segreto della Regina”, come se qualcuno potesse mettersi veramente nei suoi panni. Ma penso subito che di certo mi sbaglio, che una persona che scrive biografie non può certamente abbassarsi a produrre una così squallida trovata commerciale. Probabilmente sono due nomi simili, suppongo.
Così decido di acquistare la biografia.
Ma non mi sbagliavo affatto: l’autrice è davvero la stessa del “diario segreto di Maria Antonietta”; la cosa un po’ mi delude e scoraggia, ma scelgo comunque di provare a leggerlo.
Prima di arrivare alla settantesima pagina, però, interrompo la lettura: ecco qua, penso irritata, già una bella cretinata grande come una casa, non vale la pena proseguire.
L’autrice sostiene infatti che l’allora delfino, futuro Luigi XVI, era affetto da fimosi, e ormai lo sanno anche i muri che si tratta di una diceria, ormai del tutto superata.
Lascio passare un bel po’ di tempo senza più toccare questo libro, arrivo anche al momento di cambiare casa e penso quasi di disfarmene, ma poi sto a guardare per un po’ la copertina e mi rendo conto che potrei sentirmi male al solo pensiero.
Io non mi faccio certo problemi a eliminare i libracci, ma buttar via uno scritto che ha in copertina un ritratto della mia Regina è qualcosa che non posso proprio prendere in considerazione; anche se probabilmente lo farei con quel “diario segreto di Maria Antonietta”, che disgraziatamente non è nemmeno l’unico, ma il più recente di questo genere non riporta nemmeno un’immagine raffigurante la Regina…. E meno male.
Ah sì, piccola parentesi: quest’ultimo, una cavolata intitolata qualcosa come “il diario proibito di Maria Antonietta” (sì, una fantasia senza limiti), l’ho visto più volte in libreria… e una volta, ben attenta a non essere vista da nessuno, l’ho preso e girato al contrario.
Penso stesse meglio così. Anche se sicuramente sarebbe stato ancora meglio ridotto in cenere o a brandelli molto piccoli.
Ma torniamo alla biografia; bene, come ho detto non mi sono sentita comunque di eliminarla, anche se avevo scelto di non proseguire la lettura. Mi ero detta che l’avrei tenuto da parte, poi avrei deciso che farne.
E poi, improvvisamente, nel mese di ottobre (ovviamente!!) ho detto, tagliamo la testa al toro (oddio… questo modo di dire sì che ci sta male, proprio in questo contesto) e leggiamola una buona volta. Ho pensato che magari, quand’era stata scritta, non era ancora venuta fuori la storia che la fimosi del delfino era una grossa bufala.
Provo, mi dico, e vediamo com’è.
Così l’ho letta: ok, è di qualità mooolto moooolto inferiore rispetto alla biografia scritta da Antonia Fraser, però tutto sommato mi è piaciuta.
Maria Antonietta, o semplicemente Antonietta, come viene sempre nominata in questo libro, è presentata bene, in modo conforme a quella che fu e al suo carattere.
Non si vogliono certo giustificare i suoi errori, piuttosto spiegare da dov’è nato tutto.
Ho notato un certo … astio? Bah, più o meno, dell’autrice nei confronti di Luigi, che è quasi sempre considerato (soprattutto inizialmente) un selvaggio, un buono a nulla, un deficiente.
Tanto che viene sempre puntualizzato ed enfatizzato che in fin dei conti era la Regina a provare a mettere le mani nelle questioni del regno, che invece avrebbe dovuto amministrare il sovrano; cosa per cui Maria Antonietta non era assolutamente portata.
Ma a quanto pare il povero Luigi (sì, povero … perché alla fin fine a me fa pena) non sapeva far altro che andare a piangere dalla moglie.
Lo si vede come un inetto sicuramente, incline solamente ad andare a caccia e a costruire serrature.
Io, personalmente, lo giudico soprattutto troppo buono (più della stessa Regina, senza dubbio): mai una volta che abbia cercato di fare il proprio comodo per mezzo di spargimenti di sangue.
Ma questa è una biografia su Maria Antonietta, giusto? Allora torniamo in carreggiata.
Di lei è presentato bene nel dettaglio soprattutto ciò che riguarda gli albori della sua vita: la nascita a Vienna, la sua educazione lasciata allo sbaraglio, la simpatia immensa di sua madre, per poi arrivare al fidanzamento con Luigi Augusto, il trasferimento in Francia, il matrimonio e compagnia.
Una cosina che può alle volte risultare un po’ antipatica è che spesso questo libro si lancia e si perde in discorsi sicuramente importanti, ma che hanno a che fare più con altri personaggi che con la Regina, e questo ogni tanto, se ci si vuole documentare principalmente su Maria Antonietta, può far calare un po’ l’attenzione durante la lettura.
Per il resto … niente da dire storicamente parlando, non ho riscontrato errori vari, per lo meno secondo ciò che già conosco, a parte per alcune cosine che nominerò in seguito.
Molto ben presentato anche il primo periodo rivoluzionario, anche se io mi perdo totalmente quando si comincia a parlare di politica e ministri vari ed eventuali.
No no, politica ed economia proprio non fanno al caso mio.
Un pochino più affrettata invece proprio la parte che mi interessa di più, ovvero quella della prigionia e del processo (a momenti manco viene detto che la Regina è stata separata bruscamente dal figlio Luigi Carlo, se non proprio brevemente, a processo già iniziato, quando si fa riferimento all’accusa fenomenale del formidabile Hébert, dove il suddetto bambino viene nominato per forza); non sono neanche presentate tutte le opere buone o umili perpetrate dalla Regina nel corso degli anni (per esempio non è menzionato il lavaggio dei piedi ai poveri che invece era citato dalla Fraser), mentre è presa in considerazione l’adozione da parte della Regina di un bambino di colore proveniente dall’Africa, di cui non si parla molto spesso.
Ecco, su questo punto vorrei spendere due paroline: il fatto di farsi portare bambini neri o indiani era una sorta di usanza dell’epoca, anche la Du Barry poteva vantare il possedimento di un “giocattolo esotico”; qual è la sostanziale differenza tra coloro che lo facevano per moda e la Regina? Semplice: i primi impiegavano i bambini africani o indiani come paggi, servi, in pratica quasi dei cagnolini che li seguissero e di cui fare bella mostra.
Maria Antonietta lo adottò nel senso proprio del termine; insomma, come lo si potrebbe intendere ora: in effetti, su certe cose, la sua modernità fu tutt’altro che indifferente. Diede un’istruzione al bambino e lo considerò al pari dei suoi figli. Fu affidato alle cure di un istitutore quando scoppiò la rivoluzione, e Maria Antonietta continuò a pagargli una pensione fino a che ne ebbe possibilità.
E questo Jean-Amilcar, come fu battezzato, non fu certo l’unico bambino adottato dalla Regina, ma in questo libro non si menzionano gli altri.
E’ il processo, soprattutto, l’aspetto che è trattato il più velocemente possibile: se ne parla in poche pagine, esponendo rapidamente i capi d’accusa e una celere rappresentazione di come la Regina reagì a queste ultime.
Un po’ un peccato, no? Questa è forse la parte che meriterebbe di essere approfondita di più.
Tutto sommato però non posso dire che come biografia non mi sia piaciuta, anche se sicuramente anche la maternità sarebbe stata da approfondire maggiormente.
Mi ha lasciata un po’ perplessa il fatto di nominare Luigi Giuseppe sempre e solo come “il delfino”: nemmeno al momento della sua nascita viene riferito quali nomi siano stati imposti al bambino.
Qualche altra pecca o errore? A parte la già citata affermazione sulla fimosi del futuro Luigi XVI, ho notato la descrizione del rapporto tra la Regina e la figlia Maria Teresa, durante l’infanzia di quest’ultima (l’autrice sostiene che la bambina fosse molto attaccata alla madre…. Non credo proprio), il fatto che l’anello che la Regina fece pervenire al conte Fersen recante la scritta in italiano “tutto a te mi guida” si sia magicamente tramutato in un sigillo e, per ultimo (almeno per ciò che ricordo), il fatto che le cospicue emorragie della Regina, durante l’ultimo periodo della sua vita in prigionia, fossero causate da problemi mestruali peggiorati a causa di ciò che aveva passato negli ultimi anni, quando a me risultava che, molto più probabilmente, queste fossero il risultato di un possibile cancro all’utero.
Un’altra cosa un po’ antipatica è la quasi totale sicurezza con cui l’autrice sostiene che tra la Regina e Fersen ci fosse stata anche unione fisica.
Insomma, perché fare congetture decidendo anche sulla loro veridicità? Se non si sa, non si sa.
C’è una cosa, invece, che ho appreso proprio leggendo questa biografia, non so dire poi se corrisponda a verità oppure no, ma effettivamente è difficile in questi casi. Comunque si riferisce all’esecuzione di Luigi: finché si parla del fatto che praticamente sia stato lanciato sotto la ghigliottina per impedirgli di finire di parlare (“muoio innocente di tutti i crimini di cui sono stato accusato! Perdono coloro che hanno provocato la mia morte, e prego Iddio affinché il san…”), ne ero al corrente, ma non avevo idea che fosse stato sistemato male, ovvero con il collo in posizione errata, sotto l’adorabile aggeggino stacca-teste, tanto da fargli maciullare il collo.
Sempre più simpatici questi rivoluzionari!!
Che poi, quel che adoro, è la loro concezione di libertà; eh sì, perché è un gran bell’ideale, ma se per caso ti rifiuti di indossare il cappello rosso sei fortunato se rimani vivo, e tante altre belle cosine.
Tornando finalmente alla Regina: stando a questa biografia (ma non solo … siamo onesti, ormai è palese) qualsiasi cosa facesse non andava bene, in ogni caso. Se posso dire la mia, temo che non siano stati veramente i suoi errori a condurla al patibolo, bensì la comodità collettiva di considerarla un mostro. Poi diciamocelo, ai parigini si era incantato il disco: questo è un amante della Regina. Quest’altro è un altro amante della Regina. Tutti sono amanti della Regina.
Persino il cardinale De Rohan.
E questo già dice tutto.
Mi pare fosse stato scritto sul libro della Fraser, che Maria Antonietta era stata accusata, dai suoi graziosi sudditi, di avere rapporti saffici anche con il suo cane.
Quindi siamo seri: che abbia commesso i suoi errori è innegabile, ma quando si decide che una persona deve essere etichettata come orrendo individuo, c’è poco da fare.
Chi vorrebbe dirmi che meritava quel che ha subito, che ha condotto il suo popolo alla fame, è proprio sicuro che chi ha regnato prima di lei abbia fatto molto meglio? Non è certamente stata l’unica a spendere a corte, né nel periodo in cui fu Regina, né rispetto a chi salì sul trono prima di lei, e la sostanziale differenza sta nel fatto che altri lo fecero solo per avidità, lei per solitudine.
Concordo sul fatto che avrebbe dovuto essere meno ingenua, sicuramente non avrebbe dovuto fidarsi di coloro che si dicevano “suoi amici”, ma che volevano soltanto ottenere favori da lei, come si fa sempre con quelle persone facili da abbindolare, e a cui è ancor più facile addossare tutte le colpe.
Caratterialmente, la Regina, in questa biografia, viene presentata inizialmente come una bambina remissiva e un po’ timida, poi come un’adolescente spensierata anche se sempre terrorizzata dalla madre (non penso che Maria Teresa d’Austria ispirasse un gran sentimento d’agio), poi una donna sì incline alle frivolezze (anche se, l’ho sempre creduto, soprattutto fu per non pensare alle angosce causate dalla vita di corte), ma anche decisamente forte e risoluta, che doveva anche fare le veci dell’uomo in quanto il consorte era un gran disastro e non era in grado di imporsi.
Non le mancarono certamente i momenti di debolezza, individuabili maggiormente nel periodo che la vide impossibilitata ad avere figli (la sua più grande disperazione, sia per questioni legate allo Stato, sia per un fatto più personale, in quanto la maternità era forse la sua più grande vocazione), e in quelli dove infuriò la rivoluzione.
Stando al testo, pianse spesso negli ultimi anni della sua vita, soffrì d’insonnia, fu perennemente angosciata e invecchiò precocemente.
Ma nessuno potrà mai negare il coraggio con cui affrontò il patibolo.
Queste sono le ultime righe della suddetta biografia:

Videro infine la carretta avvicinarsi, fermarsi, e ne videro scendere la vittima, una vecchia in abito bianco sul cui volto rugoso era dipinta un’espressione amara. Antonietta salì rapidamente i gradini e, senza fermarsi per tentare di parlare, si mise nelle mani di Sanson e degli assistenti di costui. Nella fretta, l’ex Regina pestò un piede allo stesso Sanson.
<<Pardon, Monsieur. Non l’ho fatto apposta.>>
I carnefici la legarono all’ordigno e misero in posizione il collare intorno al suo collo. I tamburi rullarono, la mannaia si abbatté verso il basso. Un soldato prese la testa dai capelli bianchi, grondante di sangue, e la tenne alta perché tutti potessero vederla. Gli applausi echeggiarono in tutta la piazza.
Nel cimitero della Madeleine, i becchini, mandando maledizioni al freddo, scavarono la fossa che doveva accogliere i miseri resti di un’altra prigioniera, mentre un aspro vento autunnale soffiava intorno alle lapidi e piegava i rami degli alberi, rimasti ormai senza foglie.

E piccola aggiunta personale: speriamo che il freddo abbia fatto staccare le dita dei becchini, del boia Sanson, e di tutti gli altri.

Penso che a breve rileggerò la biografia della Regina di Antonia Fraser.

*lady in blue*

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